Nba, i quattro talenti da seguire alle Final Four Ncaa

E’ Aprile, ma resta un ultimo weekend di March Madness. Ad Atlanta è infatti tempo di Final Four, nel classico stadio di football strapieno e un po’ sovradimensionato: Michigan-Syracuse da una parte, Louisville-Wichita State dall’altra, con gli ultimi che sono tutto tranne che un intruso. Gli Shockers sono infatti paragonabili a Butler e VCU, semifinaliste nel 2011: università da anni vicine all’eccellenza, e finalmente capaci di trovare il corridoio giusto per fare strada nel torneo. Per il resto, sarà una Final Four in pieno stile college, senza nomi sensazionali, e con quattro squadre costruite attorno a un sistema solido, più che alle individualità. Ma con 4 talenti da seguire con un futuro scritto in Nba.

Trey Burke, play di Michigan eletto miglior giocatore dell'anno. Reuters

trey burke (michigan) — Il primo, secondo, e pure terzo motivo per cui Michigan è arrivata alla Final Four. E la riprova che il college è ancora un ambito dove, nelle condizioni giuste, si può davvero crescere. Perchè proprio questo Burke, eletto migliori giocatore del 2012-13, ha fatto nei suoi due anni con coach Beilein, anche se quello per cui verrà ricordato sarà il tiro pazzesco con cui ha forzato il supplementare della partita contro Kansas, staccando di fatto il biglietto per la Final Four. Nella metà campo offensiva, Burke è un creatore, sia per sè che per gli altri. La specialità della casa è il tiro da tre dal palleggio, creando separazione dal difensore. Quando penetra preferisce invece scaricare che concludere. Con 6.7 assist a partita è stato l’11° miglior passatore della regular season, ma quello che lo rende speciale sono le sole 2.2 perse, che gli permettono di essere il leader di Division I nel apporto assist/perse con un superbo 3.31. Le perplessità maggiori riguardano ovviamente il fisico – è piccolo, e ha doti atletiche nella media. Ma la combinazione di talento offensivo e rapidità di lettura ed esecuzione sono sufficienti a proiettarlo tra le prime dieci scelte (per quanto le proiezioni, specie prima della lottery, siano sempre poco affidabili).

Michael Carter-Williams, play di 197 centimetri classe 1991. Reuters

michael carter-williams (syracuse) — Storia per certi versi simile a quella di Burke, anche se tra i due ci sono...20 centimetri di differenza. Ma Carter-Williams resta un altro grande creatore dal palleggio, esploso al secondo anno dopo una stagione da freshman promettente ma con impiego limitato. Molto più incline alla penetrazione di Burke, grazie anche alla differenza struttura fisica che gli permette di chiudere in traffico con molti meno problemi. Non ha però nemmeno lontanamente le stesse doti di tiratore (30% da tre in stagione). Ottimo passatore (7.4 assist di media), è a suo agio soprattutto nelle situazioni di transizione, dove può sfruttare l’atletismo. Ma anche nel gestire l’attacco a difesa schierata ha mostrato progressi, pur restando un cavallo da corsa. Difensivamente spiccano i quasi 3 recuperi a partita, che però sono parzialmente il frutto della zona 2-3 molto aggressiva che gioca Syracuse. Per questo valutare le sue doti difensive resta difficile, come lo è per tutti gli allievi di Syracuse che entrano nel draft. Per lui si prevede una scelta tra le prime quindici.

Gorgui Dieng, centro di 208 cm classe 1990. Reuters

gorgui dieng (louisville) — Altro giocatore che è diventato tale al college, mostrando una crescita costante nei suoi tre anni con Rick Pitino. Difficile diventi un centro dominante, vista anche l’abbondanza di atleti con le sue caratteristiche in Nba, ma potrebbe diventare una “steal of the draft” in stile Taj Gibson. Uno di quelli che rendono parecchio, soprattutto in relazione alle aspettative iniziali. La sua dote migliore è la difesa in aiuto, sia quando si tratta di stoppare (2.5 di media, ma erano oltre 3 nell’anno da sophomore) che quando si tratta di mettere il corpo. Solido rimbalzista, ottimo atleta sia in termini di elevazione che di corsa, e in definitiva a suo agio in un sistema difensivo molto esigente come quello di Pitino. In attacco non ha istinti particolari, a parte la schiacciata. Eppure ha mostrato progressi, soprattutto nel tiro dalla media. Che resta piuttosto meccanico, come i movimenti in post, ma non per questo di nulla efficacia. L’ottimo rendimento al torneo Ncaa ne ha fatto alzare le quotazioni, e se decide di dichiararsi ora una chiamata al primo giro sembra alla portata.

Russ Smith, play di 183cm classe 1990. Reuters

russ smith (louisville) — Personaggio di riferimento, nel bene e nel male, per qualsiasi appassionato. Esiste persino un aggettivo, Russdiculous, che la stampa americana ha coniato per descrivere le sue gesta. L’espressione è coniata sull’aggettivo ridiculous, che in inglese significa più “incredibile, pazzesco”. E incredibile è la parola giusta per descrivere Smith, capace di fare a pezzi la difesa di Duke nella finale del Regional, o di farti perdere una partita tirando a casaccio da 9 metri con il punteggio pari e 20 secondi per costruire l’azione (successo davvero, il 10 febbraio contro Notre Dame). In sostanza: ha talento da vendere, ma spesso dà l’impressione, per scelte e atteggiamento, di essere in una partita al campetto. E’ micidiale nel penetrare e cogliere in controtempo il difensore con un tiro in corsa poco ortodosso. A questo unisce un primo passo fulmineo e una grande capacità di sgusciare in mezzo agli aiuti, portando a casa falli (tira oltre 7 liberi di media). Tiratore discontinuo e dalla meccanica rivedibile, ma pericoloso. Oltre al fisico, il problema più grande sono chiaramente le sue doti di lettura, che lo portano spesso a selezioni di tiro assurde. Difensore sottovalutato, nonostante la stazza ridotta. Se si dichiara adesso, viene proiettato a cavallo di primo e secondo giro.