Pekovic, il più duro dell'Nba
Tanti muscoli per Minnesota

Nikola Pekovic, 26 anni, 13,9 punti e 7,4 rimbalzi nel 11-12. US Presswire

Nessuno ha mai accusato il colosso dei Timberwolves, Nikola Pekovic, di essere troppo leggero: e anche se il gigante montenegrino fosse troppo grasso, sarebbe difficile trovare qualcuno che abbia il coraggio di dirglielo. Dopo essere esploso al suo secondo anno in Nba, Pekovic è apparso molto dimagrito e con un fisico più scolpito nel primo giorno di training camp dei Timberwolves: il giocatore, alto 211 cm, ha perso solo tre chili, ma è riuscito a diminuire il grasso corporeo grazie alle modifiche che ha apportato alla sua dieta e alle sue abitudini di allenamento. Quindi dov’è andato a finire tutto il suo peso? "Nei muscoli", ha risposto Pekovic scrollando le spalle: è un’affermazione che metterà sicuramente paura ai centri Nba, che nella scorsa stagione si sono resi conto rapidamente che Nikola è difficilissimo da spostare, quasi come l’enorme tatuaggio sulla sua spalla sinistra raffigurante un guerriero medievale che sovrasta una pila di teschi.

esplosione — Le cifre messe insieme da Pekovic lo scorso anno sono imponenti: nella sua prima stagione nella lega, Nikola non era riuscito a fare la differenza, a causa dei continui problemi di falli e di un difficile adattamento allo stile di gioco Nba, più duro di quello a cui era abituato in Europa. Ma nella scorsa stagione Pekovic si è imposto come uno dei migliori centri Nba, chiudendo con una media di 13.9 punti e 7.4 rimbalzi a partita: il giocatore ha offerto il suo miglior rendimento in una striscia di 21 partite compresa tra febbraio e metà marzo, quando in dieci occasioni ha segnato almeno 20 punti mettendo in mostra dei rapidi movimenti in post basso. Mentre Pekovic disintegrava gli avversari e insaccava tiri liberi con Minnesota, Jeremy Lin e i New York Knicks accendevano l’entusiasmo di Broadway guadagnandosi il centro della scena: una produzione che non è sicuramente passata inosservata a Minneapolis, dove Pekovic è diventato un elemento fondamentale nella rinascita dei Twolves. "Nikola è importantissimo, non c’è dubbio – ha dichiarato coach Rick Adelman -. Lo scorso anno, nel mese in cui abbiamo disputato delle grandissime prestazioni, il rendimento di Pekovic è stato a mio parere superiore a quello di Lin a New York, anche se poi Jeremy si è preso tutti gli elogi. Nikola è stato fantastico". Nella scorsa stagione Pekovic ha disputato 47 delle 66 partite in programma: alla fine di marzo il centro è stato costretto a restare fermo per due settimane a causa di problemi alla caviglia destra, poi ha giocato fino al termine della stagione nonostante il dolore.

in cerca di conferme — Adelman è curioso di capire se Pekovic sarà in grado di sopportare una stagione da 82 partite che si preannuncia durissima: se ci riuscisse, Minnesota potrebbe diventare competitiva anche nela difficile Western Conference. La stella Kevin Love, Il gregario Lou Amundson e il lottatore Greg Stiemsma sono gli altri lunghi oltre a Pekovic: adesso che i Los Angeles Lakers hanno preso Dwight Howard, ci sarà ancora più bisogno di centimetri e di forza fisica, caratteristiche che certo non mancano a Nikola. "Pek è il giocatore più forte fisicamente nella Nba - ha spiegato J.J. Barea, guardia dei Twolves -. Potreste chiederlo a Dwight". O a Andrew Bynum, che nella scorsa stagione indossava la maglia dei Lakers e certo non si è divertito ad andare a sbattere contro il muro Pekovic: "Per fortuna Nikola è uscito", dichiarò Bynum dopo la vittoria di Los Angeles in quella partita.

adattamento lento — Per Pekovic è stata soprattutto una questione di opportunità e di benessere: la sua prima stagione negli Stati Uniti è stata sicuramente frustrante per il giocatore, che doveva abituarsi a una nuova città, a nuove regole e nuovi compagni di squadra. Nikola ha giocato solo 13.6 minuti a partita e ha faticato molto ad adattarsi ai nuovi schemi offensivi: per fortuna nel roster dei Twolves c’era il serbo Darko Milicic, che ha aiutato Pekovic in questa fase di transizione presentandogli alcuni connazionali residenti a Minneapolis e consigliandogli alcuni ristoranti dove trovare i piatti a cui era più abituato. Probabilmente è stato il contributo più decisivo offerto da Milicic nei suoi 2 anni e mezzo con i Wolves: in quel periodo Darko ha indispettito gli allenatori a causa delle sue pessime abitudini lavorative, mentre i suoi compagni di squadra sono rimasti infastiditi dal suo carattere particolarmente acido e per questo molti di loro hanno accolto con soddisfazione la decisione di Glen Taylor, proprietario del club, di liberarsi di lui esercitando la amnesty clause. Pekovic si è trovato in mezzo alla situazione e, nonostante il dispiacere per la partenza dell’amico, ha capito che questa era la soluzione migliore per tutti: "Milicic è un mio caro amico e mi manca - ha spiegato il giocatore -. Avevamo legato moltissimo e la sua presenza aveva reso tutto più facile, ma Darko ha avuto qualche problema con il resto della squadra. Per quanto mi riguarda, ho cercato soltanto di essere un buon compagno di squadra". Adesso Pekovic è rimasto solo, ma si sente molto più a suo agio con i suoi compagni rispetto a quando è arrivato ai Wolves: "Sono tutti delle bravissime persone. In particolare (Andrei) Kirilenko e Brandon (Roy) hanno portato sicuramente più esperienza, e la differenza si nota anche nel modo di stare in campo della squadra".