Nba, Adelman verso le 1000 vittorie. Può entrare nei magnifici 8

Rick Adelman è nato il 16 giugno 1946. Usa Today

Il percorso di Rick Adelman verso le 1000 partite vinte da coach non è iniziato quando è stato mandato come traghettatore sulla panchina dei Portland Trail Blazers nel 1989. E' cominciato a Denver, una notte nevosa di circa 30 anni fa, a poche ore di distanza dalla sconfitta dei Blazers contro i Nuggets. Adelman era uno dei vice di Jack Ramsay, estremamente deluso dopo aver visto la squadra perdere in quel modo. "Ricordo ancora quella sera in cui ho camminato con Jack Ramsay per circa 8 chilometri col freddo e la neve - dice Adelman - Lui voleva solo camminare, non ho mai visto una persona così giù di morale. Il giorno dopo si è presentato in aeroporto come se nulla fosse successo, dava grandi pacche sulle spalle dei suoi giocatori e gli parlava in modo positivo. E pensare che la sera prima era davvero a terra". Da quel giorno Adelman si abituò ad accompagnare Ramsay nelle sue passeggiate post-sconfitta. I due non conversavano molto, ma questo non dovrebbe sorprendere coloro che conoscono Adelman abbastanza bene. "A volte dopo le partite volevo andare a passeggiare da solo - dice Ramsay in un'intervista telefonica con The Associated Press - Poi Rick ha cominciato ad unirsi a me. Non parlavamo molto. Era un modo per sfogarsi e per avere il morale più alto il giorno successivo. Questo è importante per un coach".

il creativo — Ed è stata in una di quelle passeggiate che Adelman ha capito come elaborare le sconfitte che inevitabilmente arrivano in Nba, come gestire la delusione e come pensare subito alla partita successiva, tutte cose che potrebbero essere alla base del suo successo e longevità come coach, oltre ai suoi famigerati schemi offensivi. I suoi modi pacati e il rifiuto di mettersi sotto i riflettori gli hanno permesso di superare i due decenni da coach senza troppi clamori, e adesso, con 999 vittorie all'attivo, il coach dei Minnesota Timberwolves è a un passo dall'entrare in un club davvero esclusivo che lo renderà oggetto di tante attenzioni da cui è riuscito fino a oggi a sottrarsi. Venerdì sera i Timberwolves ospiteranno Torono e il coach potrebbe essere l'ottavo di sempre a raggiungere il traguardo delle 1.000 vittorie. "L'ho detto molte volte, penso che sia il coach più sottovalutato del campionato. Guardate i ragazzi che ha allenato in passato e che ora sono in altre squadre, fanno ancora quelle cose in attacco che lui gli ha insegnato - dice Gregg Popovich, coach dei San Antonio Spurs - E' davvero creativo sotto questo punto di vista. E' una di quelle persone che non cerca le telecamere perché non gli interessano affatto. Lui vuole soltanto fare il proprio lavoro e poi tornare a casa, e ci riesce benissimo".

marchio di fabbrica — Una vittoria inserirebbe Adelman nella lista con Don Nelson, Lenny Wilkens, Pat Riley, Jerry Sloan, Phil Jackson, Larry Brown e George Karl di quei coach che hanno avuto la forza, la resistenza e gli attributi per arrivare al top. E' considerato uno dei maestri della tattica di questo sport, un coach che potrebbe affrontare qualsiasi quintetto col suo e vincere per poi scambiare le squadre e vincere lo stesso. "E' uno dei migliori coach di tuti i tempi - dice Tom Thibodeau -. Aver fatto tutto quel che ha fatto per tutto questo tempo la dice lunga su di lui. Ed ha anche girato tante squadre. I suoi giocatori danno sempre tutto e giocano tutti insieme per i compagni. E' proprio il suo marchio di fabbrica".

"come al campetto" — Quando Adelman decise di chiudere la propria carriera da giocatore nel 1975, diventare coach in Nba era l'ultimo dei suoi pensieri; lui infatti voleva allenare le squadre dei liceali, ma non aveva l'esperienza di insegnamento necessaria per il posto. Adelman si ritrovò quindi al Chemeketa Community College di Salem, Oregon. Ramsay lo assunse come vice nel 1983 e rimase in squadra nello staff di Mike Schuler a seguito dell'esonero di Ramsay tre anni dopo. Adelman portò i Blazers per due volte alle finali Nba in 5 anni e mezzo, a cui seguirono due anni difficili a Golden State, prima di trasformare Sacramento in una delle squadre più belle da vedere verso la fine del secolo scorso. A Houston, il coach riuscì a gestire gli infortuni di stelle del calibro di Tracy McGrady e Yao Ming, portando i Rockets per due volte ai playoff in quattro stagioni - vincendo 22 partite di fila nel 2008 - prima di approdare a Minnesota nel 2011. "Non so come esprimere quanto sia felice di avere questo coach - dice Ricky Rubio - Dà l'impressione di sapere tutto. Con lui mi sento a mio agio, è un qualcosa che non riesco a spiegare. Quando si è nella sua squadra, lui ti dà degli ottimi consigli, è come andare ogni giorno a scuola di basket. Inoltre ci lascia liberi di giocare, e questo per me è ottimo - dice Rubio - Mi sento come se andassi a giocare al campetto con gli amici, mentre invece stiamo giocando partite di Nba. Mi diverto molto". In una settimana dominata dalle polemiche sul video di Mike Rice, ex coach dei Rutgers, e del suo atteggiamento violento con i propri giocatori, l'atteggiamento in tono minore di Adelman è ancora più encomiabile. Il coach alza la voce molto raramente e preferisce rimanere in secondo piano lasciando tutte le attenzioni ai propri giocatori. In un'era in cui i coach sono spesso le prime donne dei palazzetti, le uniche volte in cui Adelman cattura l'attenzione è quando invece di indossare il solito completo nero sfoggia una camicia nera a righe. "Non so cosa sia il coach di un giocatore, ma so che questo è un campionato dei giocatori ed è bene capirlo - dice Adelman -. Il nostro lavoro è quello di mettere i giocatori in grado di rispondere in maniera positiva, mettere in grado loro e la squadra di avere successo, e loro risponderanno". Ci sono state stagioni difficili nel suo percorso, ma quando si siede sulla panchina da 22 anni, a chi non capitano? Tuttavia, nessun campionato è stato duro come questo: una squadra da playoff schiacciata dal peso di una litania infinita di infortuni, con Adelman stesso che ha dovuto saltare 11 partite per stare vicino alla moglie ricoverata per crisi epilettiche. Le condizioni della donna, fortunatamente migliorate col tempo, avevano fatto pensare ad Adelman di chiudere la propria carriera a fine stagione. Adesso il coach ha dichiarato che non è il momento di parlare del futuro, quest'anno la squadra non andrà ai playoff e ci si avvicina verso la seconda stagione consecutiva con un saldo negativo. Tuttavia, ha dichiarato di non poter negare di volere la vittoria numero 1.000 e i suoi giocatori sembrano volerla addirittura più di lui. "Si merita questo traguardo, specialmente quest'anno - dice Rubio -. E' rimasto al fianco della squadra e ha tutto il mio rispetto. Vogliamo chiudere in bellezza e dargli la bella notizia".