Nba, Clippers storici: 50 successi e mai così vincenti. Ma il futuro resta un'incognita

Blake Griffin, leader dei Clippers, contro Beasley durante la sfida contro Phoenix. Reuters

Battendo Phoenix nella notte scorsa, per la prima volta i Clippers (guarda il roster) hanno raggiunto 50 vittorie in stagione, come mai era successo nei 43 anni di storia della franchigia. E come mai era successo, vinceranno il titolo della Pacific Division, davanti alla sorpresa Golden State e soprattutto agli holliwoodiani Lakers, del cui flop hanno approfittato per strappare la supremazia cittadina dopo che la storia li aveva legittimamente cristallizzati come i cugini sfigati dei lustrini gialloviola. Storico. Eppure resta il retrogusto amaro del fatto che tutto potrebbe non durare, finendo al primo turno playoff o magari in estate, il tarlo di chi pensa di aver fatto tanto ma non abbastanza per godersi il momento senza doversi preoccupare del futuro.

RISCHIO ELIMINAZIONE — Innanzi tutto la lotta playoff. Con sei partite da giocare, i Clippers (50-26) hanno una partita e mezzo di ritardo da Nuggets e Grizzlies (51-24), che significa quinto record a Ovest invece che il terzo o il quarto. Ovvero affrontare il primo turno playoff senza il fattore campo e rischiare di uscire subito. Non aumenta la fiducia aver battuto nell'ultimo mese solo Nets e Knicks tra le big, perdendo con tutte le altre: Thunder, Nuggets, Grizzlies, Spurs, Rockets, Pacers. Può ancora sperare nel terzo posto, perché la classifica cumulata delle prossime avversarie dice che ha il calendario più abbordabile non solo tra le tre contendenti ma dell'intera conference: domenica c'è il “derby” coi Lakers, poi l'unica altra sfida contro squadre da playoff rimasta è lo scontro diretto del 13 aprile a Memphis a cui affida le ultime speranze di finire davanti ai Grizzlies.

IL CALO — E' un dato di fatto la flessione dopo l'inizio da 32 successi in 41 gare, compresa la serie da 17 vittorie di fila. Da allora, fino al successo su Phoenix, i Clippers avevano perso metà delle 34 partite giocate, troppe. I guai sono iniziati con la botta al ginocchio subìta da Chris Paul il 12 gennaio contro Redick, che gli ha fatto saltare 9 gare di fila, e 12 su 14. Rotto il giocattolo, hanno cominciato a venir meno anche certezze altrove: dopo l'All Star Game i californiani sono la squadra col peggior coefficiente difensivo tra quelle con un record vincente. Ancora quarti per minor numero di punti subìti (94.8) e primi per palle perse forzate (15.7), solo Charlotte e Phoenix - ultime a Est e Ovest - fanno peggio del 37.7% concesso da tre punti dai Clippers, un dato che nasce dai limiti nella difesa sul pick-and-roll contro cui è troppo facile trovare l'uomo libero.

IDENTITà DIFENSIVA — “Dedichiamo a questo gran parte del lavoro in palestra: dipende dalla nostra strategia, cambiamo i princìpi difensivi ogni singola partita, dipende dalla nostra strategia difensiva”. L'accusa è arrivata nelle scorse settimane da Blake Griffin e chiama in causa direttamente coach Vinny Del Negro, già play di Treviso e Fortitudo. Di per sé mirare il piano partita è tutt'altro che un limite, anzi una virtù. Diventa un problema - di attitudine di squadra o di confusione del tecnico - se Griffin ne fa una colpa a Del Negro. E peraltro in Nba è opinione comune che invece le buone squadre difensive, certo con aggiustamenti mirati, debbano avere un'identità definita, come ce l'hanno su determinate situazioni i Thunder e gli Heat aggressivi su lato forte e palleggiatore, o i Bulls che difendono l'area per lasciare tiri da fuori. Ai Clippers zona e cambi sistematici sono abbastanza casuali.

CONVIVENZA FRUTTUOSA — Un “players coach” come Del Negro fin qui è stato la persona giusta per accettare una squadra in cui Paul è più che la “semplice” stella, non solo uno dei giocatori più condizionanti (in positivo) sul campo, ma che orienta anche le scelte tecniche e di costruzione del roster (vedi l'arrivo del “protetto” Willie Green), consapevole di avere il coltello dalla parte del manico. Il coltello è il contratto in scadenza questa estate: se non vede nei Clippers prospettive da titolo, Paul può fare le valigie facendo ripiombare la franchigia indietro di anni luce, nel baratro di sempre.

VINNY SULLA GRATICOLA — Capace di portare la squadra fin qui, Del Negro (anche lui in scadenza) può non essere il tecnico giusto per il prossimo passo. Ma allo stesso tempo è un'incognita il dubbio se Paul accetterebbe o meno di fare un passo indietro e lavorare per un coach con una personalità più assertiva. “Il mio futuro? Sarà grande, quale non importa - ha risposto il coach -. Penso che sono fortunato a essere qui, quindi non ci penso. Mi piace la pressione. Certo che possiamo migliorare, ma parliamone a fine stagione”. Solo un grande finale di stagione dirimerebbe la questione, con la conferma di Del Negro e la convinzione che sia la strada da continuare a percorrere.