L'ingegnere tedesco era in Italia da mezzo secolo: pesarese d'adozione, aveva fatto grande la Morbidelli e cresciuto una generazione di tecnici e piloti come Mario Lega
Motociclismo in lutto per la scomparsa di Jorg Moller, l¡¯ingegnere tedesco da cinquant¡¯anni trapiantato in Italia, progettista negli anni ¡¯70-80 di motori da corsa 2 tempi che hanno fatto la storia in particolare con i marchi Kreidler, Morbidelli, Minarelli, Parisienne. Moller aveva ottant¡¯anni ed era pesarese d¡¯adozione, chiamato ai primi anni ¡®70 nella citt¨¤ di Rossini dall¡¯industriale Giancarlo Morbidelli per progettare i suoi bolidi e dirigere il reparto corse. Morbidelli veniva dalla gavetta e si era fatto da solo conquistando in poco tempo i mercati internazionali con le sue macchine per la lavorazione del legno puntando a fare altrettanto nel motociclismo ed emulando cos¨¬ la Moto Benelli.
l'arrivo di moller
¡ª ?Fra le tante qualit¨¤ umane e professionali, Morbidelli aveva anche quella di saper scegliere i propri collaboratori sia per la sua principale fabbrica di oltre 400 dipendenti, sia per il suo piccolo reparto corse formato da tre meccanici, giovani di gran valore. Dopo i primi assaggi con un Benelli 48 rivisitato, nel 1969 ecco il debutto ¡°in grande¡± nella classe 50 con motori monocilindrici 2 tempi seguito nei tre anni successivi nella classe 125 con i bicilindrici 2 tempi. Mezzi gi¨¤ competitivi in Italia ma non pienamente all¡¯altezza delle ambizioni di Morbidelli che d¨¤ la svolta alla sua attivit¨¤ racing ingaggiando e portando a Pesaro a fine ¡®73 Jorg Moller, il giovane ingegnere tedesco particolarmente noto per il lavoro al reparto corse Kreidler con l¡¯ultimo capolavoro del 1972, il 50cc da 18,5 Cv a 17.000 giri. Moller ¨¨ tecnicamente un number one e ha l¡¯indole del capo che detta la linea e vuole che venga applicata senza titubanze e senza interferenze. L¡¯ingegnere tedesco ¨¨ noto nell¡¯ambiente, oltre che per il suo non facile carattere, per la sua indiscussa genialit¨¤. Una coabitazione difficile, quella fra due personalit¨¤ cos¨¬ forti, ma Moller si conquista la fiducia di Morbidelli progettando veri capolavori di meccanica e gestendo lo staff nel reparto corse e sui campi di gara in modo magistrale.
i piloti di moller
¡ª ?Gli inizi non sono facili perch¨¦ stavolta la passione per i motori di patron Morbidelli deve misurarsi con la genialit¨¤ tecnica e con l¡¯indole del capo del suo ingegnere. Morbidelli bada al sodo e lascia carta bianca a Moller che in poco tempo mette in pista i nuovi bolidi aprendo un nuovo capitolo della Casa pesarese e segnando la storia del motociclismo italiano e mondiale. Nel corso di dieci stagioni di corse i bolidi bianco-azzurri hanno vinto 4 titoli mondiali (con Paolo Pileri, Pier Paolo Bianchi, Mario Lega) passando dalla 50 alla 125 poi alla 250 e 350, infine la 500. A fine 1977, dopo l¡¯en plain dei due titoli iridati in 125 con Bianchi e in 250 con Lega, gi¨¤ c¡¯era altra carne al fuoco con nuovi progetti e nuove moto. Moller cominciava per¨° a sentire dentro di s¨¦ la spinta del cambiamento e neppure un assegno in bianco di Morbidelli lo convinse a restare. Passato alla Mineralli, tra il 1978 e il 1981 Moller realizza altre 125 inarrivabili, conquistando tra il 1978 e il 1981 con Angel Nieto altri quattro mondiali marche e due titoli piloti. Il periodo del binomio Morbidelli-Moller segna un¡¯epopea anche per la formazione della squadra-corse e per il modo di intendere e gestire le corse e per il rapporto con gli stessi piloti, con ruoli ben distinti per tutti e dove solo uno ¡°comanda¡±. Tanti i piloti, oltre ai tre citati, impegnati con i bolidi pesaresi, fra questi lo stesso Giacomo Agostini, Angel Nieto, Dieter Braun, Graziano Rossi pap¨¤ di Valentino. Piloti che devono molto a Moller, come ingegnere e come persona.
lo stile di moller
¡ª ?Dopo i primi mondiali vinti nella 125, le moto-replica delle Morbidelli progettate da Moller sono acquistate ovunque nel mondo dai corridori privati riempiendo per oltre un triennio tutte le gare e vincendo tutto. Moller sapeva davvero il fatto suo: formatosi alla scuola di Walter Kaaden l¡¯ingegnere-padre del due tempi da competizione ex Dkw ed ex collaboratore di Wemer Von Braun nel centro missilistico di Peenemunde sul baltico dove si progettavano i prototipi dei missili balistici V1 e V2, instancabile nel disegnare e ridisegnare un suo pezzo nel far girare sul banco prova fino alla rottura un suo nuovo motore perch¨¦, diceva: ¡°Voglio vedere chi molla per primo, io o lui¡±. Cos¨¬ nelle sue operazioni da chirurgo, in particolare concentrandosi sulla ¡°termica¡±, Moller aveva attorno a lui, anche nelle lunghe notti invernali o nelle ultime ore concitate prima di una corsa, il suo ¡°patron¡± Giancarlo, pronunciato in modo gutturale, senza la ¡°enne¡± e con la ¡°O¡± finale accentuata, e i suoi meccanici, sempre pronti a eseguire quel che Jorge voleva. Nessuno usciva da quell¡¯angusta saletta 4x3 del banco prova se prima l¡¯ingegnere non disegnava con un gessetto bianco sul muro il suo: ¡°Ok¡±. Visto in questa sua dimensione all¡¯interno del suo regno, ma anche visto da lontano nel paddock di un circuito del mondiale procedere con la sua andatura un po¡¯ claudicante causa un incidente in moto da ragazzo, Jorge pareva una persona ¡°chiusa¡±, per alcuni, addirittura ¡°altezzosa¡±. Ma non era cos¨¬. ¡°E¡¯ che quando cammino penso a quel che resta da fare sul motore ¨C diceva ¨C e non mi accorgo di chi mi passa accanto¡±. Poi, invece, si infilava nella roulotte di chi lo invitava per un caff¨¨ o per un bicchierino del ¡°suo¡± e chiedeva anche all¡¯ultimo dei piloti, come andava la sua moto dando consigli e ¡ pezzi preziosi, addirittura informandosi sulla famiglia, ricordando tutti e tutto grazie a una memoria ¡°mondiale¡±.
Dopo l¡¯esperienza alla Morbidelli, con lo stesso impegno, anche se non sempre con gli stessi risultati, Moller ha girato come ¡°capo¡± per altri reparti corse, Minarelli in primis, e, mettendosi poi ¡°in proprio¡± ha messo le mani su motori da corsa di ogni tipo, non solo nel motociclismo, come ad esempio nel kart. Moller faceva parte della ristretta elite di progettisti-artisti del due tempi da competizione fra cui Jan Thiel e Jan Mijwaart che amavano il ¡°piccolo¡±, sia come motori e come moto e come Case e reparti corse. ¡°Facile, vincere con i colossi industriali¡±, diceva Moller a chi gli chiedeva perch¨¦ non avesse mai detto s¨¬ alle proposte delle grandi Case. Dove andava, Jorg lasciava il segno e non era una questione di ¡°stazza¡± fisica e non riguardava solo il suo ¡°sapere¡± tecnico. Dietro la sua apparente dura scorza di persona diretta che non le mandava a dire si nascondeva un animo gentile, pronto a dare a chiunque la chiedesse la sua stretta di mano forte e diretta, guardando sempre diritto negli occhi. ¡°Eravamo quattro gatti ma graffiavamo come tigri intimorendo gli avversari, come leoni¡± amava ricordare cos¨¬ Jorg il suo periodo d¡¯oro alla Morbidelli. Che la terra ti sia lieve, Jorg! Condoglianze alla famiglia.
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