Superbike
Venti anni fa il primo mondiale di Troy Bayliss, il carrozziere diventato leggenda
Amato come pochi, forse pi¨´ di tutti, almeno quando si parla di Superbike. Anche al di l¨¤ dei colori e delle divise. Troy Bayliss ha lasciato un segno indelebile nel mondo delle derivate di serie, conquistando non solo i fan della casa a cui ha legato indissolubilmente il suo nome ¨C la Ducati, ?a va sans dire ¨C ma anche molti tifosi che militano, o militavano, ben al di fuori dellĄŻesercito rosso. Diventato nel corso degli anni simbolo in carne e ossa della Superbike Ą°vecchia manieraĄą, lĄŻaustraliano tir¨° la prima stoccata al cuore degli appassionati con il sorpasso impossibile di Monza 2000, quando con una frenata furibonda alla prima variante si guadagn¨° i galloni da ufficiale per tutto lĄŻanno successivo. E fu proprio nel 2001, alla stagione dĄŻesordio nelle vesti di titolare, che lĄŻavventura di Troy a Borgo Panigale fu benedetta dal primo raggio iridato, una vittoria mondiale che fece tirare un sospiro di sollievo ai ducatisti ¨C rimasti orfani del fenomeno Fogarty ¨C e apr¨Ź una nuova era per lĄŻintera Sbk. Succedeva ad Assen, lĄŻUniversit¨¤ della moto, esattamente il 9 settembre di ventĄŻanni fa.
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EROE DEI DUE MONDI
ĄŞ ?Siamo tutti figli di Troy. Quella del celeberrimo striscione, sventolato in diretta tv molti anni e molte vittorie dopo, ¨¨ unĄŻimmagine che si presta alla perfezione per riassumere in quattro parole lĄŻaffetto che il pubblico della Superbike ha sviluppato nei confronti di uno dei suoi campioni pi¨´ rappresentativi. Un fuoriclasse che, oltre ad aver fatto emozionare con i suoi numeri in sella alle bicilindriche bolognesi, ¨¨ riuscito in qualche modo a vendicare lĄŻonore dei piloti delle derivate di serie con quella splendida vittoria di Valencia, in MotoGP, che nel 2006 chiuse la bocca a tutti coloro che tacciavano la Sbk di essere la serie B del motociclismo. Un veni, vidi, vici dal sapore a dir poco romantico che fece guadagnare a Bayliss, allora quasi 38enne, anche le simpatie di chi sino ad allora non aveva mai seguito le sue gesta, e persino qualche paragone con la leggendaria impresa di Mike Hailwood al TT 1978.
IL PRIMO MONDIALE
ĄŞ ?Furono sei le vittorie che nel 2001 consentirono a Troy di mettere le mani sul primo titolo. Lo stesso numero di centri fatti registrare in quell'anno dallĄŻamericano Ben Bostrom, suo compagno di marca, che pag¨° per¨° lo scotto di una minore costanza. Prima dellĄŻOlanda, dove Bayliss mise a segno la doppietta che gli consegn¨° matematicamente il mondiale, lĄŻaustraliano era salito sul gradino pi¨´ alto del podio anche nelle due manche di Monza, al Lausitzring e in Gara-1 a Misano, confermando ai vertici Ducati che gli ottimi risultati del 2000 non erano stati un fuoco di paglia. Niente male per uno che alle corse cĄŻera arrivato tardi, passando dal fare il carrozziere (mestiere al quale si era dedicato prima dellĄŻesordio nel professionismo) a diventare una delle pi¨´ brillanti stelle del Motorsport su due ruote.
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LA RIVALIT? CON EDWARDS
ĄŞ ?Gli avversari del 2001? Oltre a Bostrom i pi¨´ acerrimi sfidanti di quello che si ¨¨ gi¨¤ guadagnato la qualifica di erede di Fogarty sono Corser, Hodgson, Xaus, Chili e soprattutto Colin Edwards, che sotto molti profili rappresenta un poĄŻ la nemesi dellĄŻaustraliano. Ma ¨¨ proprio con Texas Tornado, alfiere di casa Honda in sella alla rivoluzionaria Vtr, che nasce una splendida amicizia-rivalit¨¤, giunta al suo apice in quel duello allĄŻultimo sangue che si consuma nel 2002 tra i saliscendi di Imola. Un corpo a corpo proseguito anche nel paddock, ma stavolta con un abbraccio che va oltre le classifiche, oltre le tabelle dei tempi, oltre gli albi dĄŻoro. LĄŻabbraccio tra due giganti, consapevoli di aver scritto ¨C assieme, a quattro mani ¨C una delle pagine pi¨´ belle di questo sport.
TRIPLETTA
ĄŞ ?Ma ¨¨ solo lĄŻinizio del mito Bayliss. Nel 2006, dopo la parentesi non del tutto fortunata in MotoGP , arriva anche il secondo titolo: il Re ¨¨ tornato, e con una gara-premio di fine stagione si toglie anche un fastidioso sassolino dalla scarpa nellĄŻultimo round del Motomondiale. Persino nel 2007, su una 999 che per quanto vittoriosa ha ormai evidentemente fatto il suo tempo, lĄŻaustraliano dagli occhi di ghiaccio difende il suo scettro con le unghie e con i denti, vendendo cara la pelle con ben sette successi di manche. Uno in meno del Campione del Mondo James Toseland, di 11 anni pi¨´ giovane di Troy. Ma nel frattempo Ducati ha messo in campo la 1098, lĄŻarma che consentir¨¤ a Bayliss di coronare a quasi quarantĄŻanni il sogno di ogni Campione: chiudere con una vittoria. E vittoria sia, con il terzo titolo del 2008 e una doppietta schiacciante su un circuito nuovo, Portimao, che vede il numero 21 danzare al ritmo del suo ultimo assolo.
NONNO TROY
ĄŞ ?Il lupo perde il pelo ma non il vizio. A quanto pare nemmeno il canguro, visto che nonostante le apparenti promesse alla moglie (ammesso che Kim ci credesse davveroĄ) Troy si guarda bene dal mettere tuta e casco sotto naftalina. Un poĄŻ di dirt track a qualche evento locale e qualche collaudo con Ducati alimentano una fiamma che non si ¨¨ mai spenta: arrivano cos¨Ź, prima la wild card iridata nel 2015 (sulla Ducati Panigale ufficiale, al posto dellĄŻinfortunato Davide Giugliano), poi la pi¨´ recente partecipazione al Campionato Australiano Superbike, dove a quasi dieci anni dal suo ritiro mondiale il Ą°nonnoĄą si toglie anche la soddisfazione di qualche vittoria. Nel frattempo, appena qualche mese fa, Troy nonno lo ¨¨ diventato per davvero . E se per ogni figlio, come sosteneva Enzo Ferrari, un pilota perde un secondo al giro, per far smettere Bayliss cĄŻ¨¨ voluto addirittura un nipoteĄ
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