la testimonianza
L'incidente di Monza 1973. La figlia di Pasolini: "Pap¨¤ divertente". La moglie di Saarinen: "Noi telepatici"
Nessuno ha avuto bisogno di aspettare nemmeno poche ore, per rendersi conto di cosa fosse davvero successo quel giorno. Figuriamoci questo mezzo secolo che ¨¨ volato via. Scriveva in prima pagina La Gazzetta l¡¯indomani: ¡°Al Curvone di Monza si ¨¨ chiusa un¡¯era del Motociclismo¡±. In quelle stesse ore del 20 maggio 1973, cinquant¡¯anni fa esatti, il Milan arrivava all¡¯ultima di campionato al Bentegodi in testa con un punto sulla Juve. E ne prese 5, fin¨¬ 5-3, mentre i bianconeri vinsero 2-1 all¡¯Olimpico con la Roma. ¡°Fatal Verona¡±, si dice ancor oggi, ma ¨¨ una definizione elaborata dopo. Una ricostruzione a posteriori, come quasi sempre. A Monza no, al GP delle Nazioni e in tutto il mondo fu subito chiaro che le corse delle moto non sarebbero mai pi¨´ state le stesse. Non solo perch¨¦ non era sopportabile l¡¯idea di due bravissimi piloti morti in pista, nemmeno allora, in anni in cui il termine ¡°fatale¡± nel motociclismo aveva accezione molto pi¨´ tragica che non nel calcio. Ma anche, soprattutto, la sensazione di cesura ¨¨ stata evidente per chi erano quei due: Renzo Pasolini e Jarno Saarinen, due eroi adorati. In modi diversi rappresentavano il nuovo che sgasava, sgomitava, piegava in curva come non s¡¯era mai visto. Erano un motociclismo che prometteva sorrisi, acrobazie, spettacolo. E che mantenne poco pi¨´ di nulla, perch¨¦ fin¨¬ tutto quel giorno. Troppo presto, eppure non abbastanza da diluire il rimpianto. N¨¦ il ricordo.
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