Le parole sul 15 volte campione del mondo: "Se Ago avesse la spavalderia di Gary Hocking sarebbe persino esagerato"
Su Giacomo Agostini, cui va anche il merito di avere realizzato uno splendido museo personale con le sue moto e i suoi trofei inaugurato pochi giorni fa a Bergamo, si ¨¨ detto tutto e anche di pi¨´ non escludendo enfatizzazioni e glorificazioni rifiutate per primo dal fuoriclasse di Lovere, oggi 77enne "sempreverde". Di lui, tanti hanno detto e scritto, per lo pi¨´ per sentito dire, non avendolo mai visto correre ai tempi di quel motociclismo de: "I giorni del coraggio" che spesso si trasformavano nei ¡°giorni del dolore e del lutto¡± causa i tanti incidenti, anche mortali, sulle piste prive di sicurezza. Non torniamo a ripercorre le tappe della luminosa carriera di Agostini culminata, come noto, nei 15 titoli mondiali, record tutt'ora imbattuto. Qui ricordiamo le valutazioni inedite ("registrate" da chi scrive queste note a distanza di ¡ 46 anni l'una dall'altra) sul campione bergamasco espresse da due straordinari personaggi fra loro assai diversi ma entrambi protagonisti di quella indimenticabile epopea: Domenico Agusta e Arturo Magni.
"Agostini mix fra Surtees e Hailwood"
¡ª ?Nel corso delle prove ufficiali del GP delle Nazioni di Monza di sabato 14 settembre 1968 caratterizzate dal rocambolesco passaggio nelle 500 di Mike Hailwood dalla MV (dove c¡¯era Agostini) alla Benelli (dove c¡¯era Pasolini), il Conte Domenico Agusta, per nulla alterato dalla "bomba" scoppiata nel suo box, diceva all¡¯altrettanto ineffabile Comm. Alfonso Morini, l¨¬ a due passi col cronometro in mano: "Lei che lo ha scoperto, sa quanto vale Agostini: in pista ¨¨ un mix fra Surtees e Hailwood, se avesse la spavalderia di Gary Hocking sarebbe persino esagerato". Non ero il solo, in quel caldo pomeriggio monzese, ad aver ascoltato quelle parole dal valore di una consacrazione, scandite dal patron della Casa di Cascina Costa, cui tutti anche quel giorno rendevano omaggio stando muti a rispettosa distanza.
Magni dixit
¡ª ?Veniamo al secondo personaggio, Magni. La Mv Agusta, per quasi 30 anni ai massimi livelli (dal 1949 al 1977) in tutte le cilindrate ¨¨ stata spesso invincibile con i suoi oltre 20 piloti ufficiali. Per 25 anni, il "capo" di quel mitico reparto corse varesino, emblema insieme a quello della modenese Ferrari del Motorsport italiano nel mondo, ¨¨ stato Arturo Magni. Tecnico sopraffino di straordinario intuito e persona squisita di rara umanit¨¤ e saggezza, Magni - di cui il 2 dicembre ricorre il quarto anniversario della scomparsa - era sui circuiti la longa manus degli anni d¡¯oro di Domenico Agusta quando il "Signor Conte" troneggiava nei box, rispettato e anche temuto, con l¡¯immancabile Borsalino e l¡¯impeccabile trench inglese.
Magni, n¨¦ ingegnere n¨¦ meccanico, era l¡¯unico senza tuta blu, l¡¯unico con un grembiule verde: mai un gesto o una parola fuori posto, tutti i piloti pendevano, pi¨´ che dalle sue labbra, dal suo sguardo. Di quei miei primi anni sui circuiti, da ragazzo, mi resta impresso tutt¡¯ora, dopo oltre mezzo secolo, il modo di come operava Magni: un direttore d¡¯orchestra (il conte scambiava poche parole solo con lui che a sua volta le interpretava e le trasferiva allo staff e ai piloti vicini) senza bisogno dello spartito, capace di imprimere la sinfonia del lavoro a tutti gli orchestrali, con pochi cenni verso i suoi collaboratori, quasi esclusivamente con l¡¯esempio, al box nelle piste di tutto il mondo come nel chiuso del reparto corse varesino.
Il taccuino di Magni
¡ª ?In quegli anni, la ¡°telemetria¡± era costituita da un taccuino rettangolare a quadretti dove Arturo segnava tutto, credo persino il respiro e il battito del cuore dei suoi piloti. Erano i tempi quando esternava solo il "padrone" e chiunque dicesse "a" sul pilota o sulla moto, riceva il ¡°benservito, sic et simpliciter. Senza eccezione alcuna. Mai una parola di Magni sui piloti della MV. Il 13 novembre 2004, in una cena a Pesaro in occasione di un grande evento, finalmente l¡¯eccezione. In un t¨ºte-¨¤-t¨ºte esclusivo con il sottoscritto protrattasi fin quasi all¡¯alba, Arturo Magni non lesin¨° apprezzamenti e critiche su quasi tutti i piloti ufficiali che avevano corso con le MV Agusta. Arturo stil¨° su un tovagliolo bianco che conservo come reliquia una sua "pagella" sui piloti della MV facendomi giurare che mai l¡¯avrei resa pubblica. Cos¨¬ fu. Svelo solo un "segreto": Magni aveva grande rispetto di tutti quei "suoi" piloti. Incalzato da me su chi fosse stato il "migliore", sottovoce, dopo un grande sospiro, sentenzi¨°: Agostini.
? RIPRODUZIONE RISERVATA