Il 25 aprile 2001 scomparve Michele Alboreto, uno degli ultimi grandi piloti italiani della Formula Uno e l¡¯ultimo italiano ad avere vinto un Gran Premio al volante della Ferrari. Un pilota che nonostante la sfortuna, ha saputo conquistarsi l¡¯affetto di tanti appassionati del motorsport, entrando nell¡¯ ¡°Olimpo¡± della specialit¨¤
? rimasto nel cuore di tutti gli appassionati, un gentiluomo che ha donato la sua vita al motorsport tragicamente scomparso il 25 aprile del 2001. Nato a Milano nel 1956, Michele debutta nelle corse nel 1976 dopo essersi diplomato come perito industriale. Categoria d¡¯esordio ¨¨ la Formula Monza, con una vettura autocostruita affidata in gestione alla storica Scuderia Salvati. Dopo due anni arriva l¡¯approdo in Formula Italia e con il team di Mario Simone Vullo arriva subito un quarto posto finale con una vittoria. Breve ¨¨ il passo per il debutto in Formula 3: nel 1979 viene ingaggiato dalla Euroracing di Giampaolo Pavanello, a fianco di Piercarlo Ghinzani. Il duo si dimostra imbattibile nelle gare della F3 italiana con Ghinzani campione ed Alboreto secondo. Nel frattempo Michele gareggia anche nel campionato Europeo e nel 1980 conquista il titolo continentale. Risultati che gli fruttano sia l¡¯ingaggio da parte di Giancarlo Minardi per la Formula 2 del 1981 sia il debutto nel Mondiale Endurance, allora molto in voga, come pilota ufficiale della squadra Lancia diretta da Cesare Fiorio.
L¡¯ESALTANTE STINT SU LANCIA
¡ª ?- Gi¨¤ nel 1980, al volante di una Lancia Beta Montecarlo, Michele arriva secondo alla 1000 km di Brands Hatch al fianco di Eddie Cheever, per poi bissare al Mugello e a Watkins Glen. Nel 1981 arrivano i primi successi: con Riccardo Patrese vince al Glen e chiude ottavo la 24 Ore di Le Mans, mentre il terzo posto al Mugello viene azzerato dalla squalifica per un intervento tecnico non regolare da parte dello staff Lancia. Nel 1982, al volante della LC1, Alboreto sfiora il titolo mondiale vincendo a Silverstone, Nurburgring Nordscheife e al Mugello, ma nel finale di campionato alcuni errori infrangono il suo sogno. Il pilota nella stagione 1982 paga la scarsa competitivit¨¤ della LC2 e dopo un campionato deludente matura la decisione di passare a tempo pieno in Formula 1.
I PRIMI ANNI IN F1 SU TYRRELL
¡ª ?Gi¨¤ dal 1981, e grazie alla intercessione del Conte Gughi Zanon, Alboreto era stato integrato come pilota del Team Tyrrell, scuderia inglese gi¨¤ in declino dopo i fasti degli anni Settanta. Il primo anno si concluse senza conquistare punti, ma in varie occasioni, come al GP di San Marino, Alboreto dimostr¨° buone capacit¨¤ di pilotaggio che gli fruttarono la conferma per il 1982. Gi¨¤ in Brasile arriv¨° un bel quarto posto, sia pure ¡°a tavolino¡± per le squalifiche di Keke Rosberg e Nelson Piquet. Il piazzamento fu poi bissato a Long Beach ¡°sul campo¡±, e fu poi ulteriormente migliorato con il terzo posto del a Imola, passato alla storia per il duello fratricida tra le Ferrari di Pironi e Villeneuve. Una corsa ¡°monca¡± della quasi totalit¨¤ dei team inglesi dovuta alle tensioni tra Fisa e Foca, con Tyrrell "obbligata" a partecipare a causa dei tanti sponsor italiani del team: tuttavia, va dato ad Alboreto il merito di avere saputo gestire bene la vettura in una corsa particolarmente selettiva date le sole cinque auto al traguardo. A met¨¤ stagione arrivarono un ulteriore sesto posto in Francia e un quarto in Germania, corsa che mise fine alla carriera di Didier Pironi poche settimane dopo la tragedia di Villeneuve a Zolder. A fine stagione, la prima grande soddisfazione di Alboreto con la vittoria al GP di Las Vegas e la certezza dell¡¯ottavo posto nella classifica finale di campionato. Nel 1983 la Tyrrell pot¨¦ contare sull¡¯apporto dello sponsor Benetton ma scont¨° la poca affidabilit¨¤ del propulsore Cosworth. Alboreto comunque non volle demordere e fu premiato da un brillante successo a Detroit, che gli frutt¨° un ingaggio da parte della Ferrari a partire dalla stagione 1984.
QUATTRO ANNI INTENSI A MARANELLO
¡ª ?Gi¨¤ nella prima gara stagionale in Brasile Alboreto conquista la prima fila e, nonostante il repentino ritiro per guasto, parve subito un serio candidato al titolo mondiale. Dopo un GP del Sudafrica incolore, in Belgio arriv¨° la prima vittoria al volante della rossa. Una vittoria che si riveler¨¤ isolata, data la crescente competitivit¨¤ dello squadrone McLaren-Tag Porsche e i problemi di gomme. A fine stagione arrivarono comunque due secondi posti a Monza ed al Nurburgring e un quarto all¡¯Estoril. Nel 1985 le cose andarono decisamente meglio con la nuova 156-85, auto particolarmente performante e in grado di tenere testa ai bolidi di Woking. In Brasile fu subito secondo posto, condizionato da una collisione con la Williams-Honda di Nigel Mansell; all¡¯Estoril la corsa fu caratterizzata da un diluvio infernale e Ayrton Senna non ebbe rivali con la Lotus, ma Alboreto fu ancora secondo e divent¨° leader del campionato, il primo italiano a riuscirvi dal 1958. Segu¨¬ poi un ritiro a Imola ma anche un altro secondo posto a Montecarlo, con la vittoria sfumata per un testacoda sull¡¯olio. Dopodich¨¦ la beffa di Spa-Francorchamps, con la corsa rinviata dopo le prove di qualificazione dominate da Michele a causa della eccessiva usura dell¡¯asfalto. Una arrabbiatura che Alboreto seppe trasformare in energia vincente, poich¨¦ a Montreal vinse e torn¨° in testa al mondiale, posizione consolidata con un terzo posto sull¡¯adorato tracciato di Detroit. Il milanese fu ancora secondo a Silverstone e vinse all¡¯Hockenheim con una rimonta stupenda dall¡¯ottavo posto, ma poi i motori iniziarono a cedere in maniera inquietante, nonostante lo stile di guida di Alboreto fosse sempre rispettoso della meccanica. Negli ultimi cinque Gran Premi Michele riport¨° ben cinque ritiri, quasi tutti per surriscaldamento o noie alle turbine e Alain Prost, con una rapida rincorsa, torn¨° in testa al campionato chiudendo i giochi gi¨¤ al GP di Europa di Brands Hatch, con due gare d¡¯anticipo sulla fine della stagione.
i duelli
¡ª ?Nel 1986 la crescente competitivit¨¤ delle Williams Honda di Nigel Mansell e Nelson Piquet estromise le Ferrari dalla lotta per il titolo. Come se non bastasse anche la nuova F1-86 lament¨° costanti problemi di affidabilit¨¤. Tristemente celebri i quattro motori rotti nelle prove del Venerd¨¬ a Montreal, dove riport¨° anche un infortunio in gara per non colpire il compagno di squadra Stefan Johansson. Unica soddisfazione il secondo posto a Zeltweg, cui segu¨¬ un quinto posto all¡¯Estoril. Troppo poco per raddrizzare una stagione che culmin¨° in uno scialbo nono posto. Nel 1987 Alboreto fin¨¬ per soffrire la ¡°concorrenza interna¡± del nuovo arrivato Gerhard Berger, ma arrivarono ancora soddisfazioni come il terzo posto di Imola dopo un lungo duello con la Lotus di Ayrton Senna. A Spa Francorchamps Alboreto avrebbe potuto conquistare un bel secondo posto, ma il motore lo trad¨¬ sul pi¨´ bello. Pi¨´ fortunato fu il GP di Montecarlo: uscito indenne da un pauroso incidente in qualifica, quando la sua monoposto si fracass¨° dopo una collisione con la Zakspeed di Christian Danner, si classific¨° ottimo terzo. Pi¨´ amaro fu il prosieguo della stagione, con molti ritiri. Solo a fine 1987 la Ferrari sembr¨° recuperare competitivit¨¤: Berger conquist¨° la vittoria in Giappone e in Australia, gara che vide Alboreto conquistare un bel secondo posto approfittando anche della estromissione di Senna. Il 1988 fu l¡¯ultima stagione di Alboreto in Ferrari. Le rosse di Maranello furono costantemente sopraffatte dalle mostruose McLaren Mp4/4 Honda, e dissidi interni portarono Michele a trattare con Frank Williams per la stagione 1989. L¡¯unica soddisfazione di quella stagione venne a Monza, nel primo Gran Premio d¡¯Italia senza Enzo Ferrari, scomparso nell¡¯agosto precedente. Dopo il ritiro di Prost per guasto tecnico, Berger ed Alboreto iniziarono a spingere per mettere sotto pressione Senna. Nel finale di gara il brasiliano fu eliminato alla Prima Variante da una maldestra manovra del francese Jean Louis Schlesser, ingaggiato in fretta e furia dalla Williams per sostituire Mansell, e questo apr¨¬ la strada per una commovente doppietta che Berger ed Alboreto, piazzatisi in quest'ordine, dedicarono tutta al ¡°Drake¡±. Una splendida prestazione corale che per¨° non valse a Michele la conferma per il 1989.
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L¡¯ULTIMO STINT IN FORMULA UNO
¡ª ?Ritornato nei ranghi della Tyrrell, Alboreto non riusc¨¬ purtroppo a ripetere i fasti delle prime stagioni col team del ¡°Boscaiolo¡±, a causa delle precarie condizioni economiche del team e di attriti col compagno di team Jonathan Palmer. Per problemi di sponsor Michele fu appiedato a met¨¤ stagione e sostituito da Jean Alesi; il milanese complet¨° il campionato senza acuti al volante di una Lola-Larrousse. Nel 1990 Jackie Oliver diede fiducia al pilota milanese affiancandolo ad Alex Caffi al volante delle Arrows-Ford. Mentre Caffi riusc¨¬ ad ottenere qualche buona performance isolata, Alboreto soffr¨¬ la scarsa competitivit¨¤ delle vetture inglesi terminando il 1990 senza cogliere punti.
anni difficili
¡ª ?Peggio ancora and¨° nel 1991, stagione partita sotto ben altri auspici visto il take-over societario della Arrows da parte dell¡¯imprenditore nipponico Ohashi, che comport¨° il cambio di nome in Footwork, e l¡¯adozione dei propulsori Porsche. Questi ultimi si rivelarono assolutamente non competitivi, al punto da essere sostituiti dai Ford Cosworth dopo poche gare. Lo stesso telaio FA12 rivel¨° gravi carenze aerodinamiche e anche a livello di sicurezza. Durante dei test ad Imola prima del GP di San Marino, Alboreto si schiant¨° al Tamburello disintegrando la sua vettura e rischiando di saltare la corsa. Dimostrando professionalit¨¤ e coraggio, prese comunque parte alle prove ma fall¨¬ nettamente la qualificazione. Un vero peccato: la notevole ¡°attrition¡± che caratterizz¨° la corsa imolese quell¡¯anno avrebbe consentito al milanese di conquistare qualche punto. Molto meglio and¨° nel 1992 con i nuovi motori Mugen-Honda. Alboreto centr¨° la zona punti in tre GP consecutivi -Brasile,Spagna e San Marino - e stazion¨° poi per diverse gare a ridosso della Top Six. Ultimo piazzamento a punti fu un sesto posto all¡¯Estoril, quindi arriv¨° la ufficializzazione dell¡¯ingaggio da parte di Scuderia Italia per il 1993. La stagione fu una delle pi¨´ disastrose per Alboreto. Le monoposto Lola, scelte dal team di Lucchini per rimpiazzare i telai Dallara, si rivelarono assolutamente non competitive ed Alboreto riusc¨¬ a conseguire solo due undicesimi posti quale miglior risultato. La squadra salt¨° direttamente le trasferte in Giappone ed Australia per poi fondersi con la Minardi per sopravvivere. Alboreto rientr¨° nei piani del nuovo ¡°conglomerato¡± ma l¡¯inizio della stagione 1994 fu disastroso con tre ritiri consecutivi. Nel terribile GP di San Marino, inoltre, Alboreto fu suo malgrado coinvolto nell¡¯ultimo grave incidente della corsa. Dopo un pit-stop di emergenza, a pochi giri dalla fine, la ruota posteriore destra si stacc¨°, forse per un mozzo difettoso o forse per un problema alla pistola del cambio gomme: tre meccanici Ferrari, uno Lotus ed uno Benetton rimasero al suolo, riportando solo contusioni ed escoriazioni. Alboreto, pur sconvolto, decise di continuare la stagione e fu uno dei fautori della ricostituzione della GP Drivers¡¯Association, lo storico sindacato dei piloti della Formula Uno. Nel GP di Monaco, il primo dell¡¯era post-Senna, Michele esorcizz¨° i fantasmi di Imola con un bel sesto posto, l¡¯ultimo piazzamento in F1. Dopodich¨¦ per alcuni mesi fu in prima linea con la Gpda nell¡¯opera di ¡°messa in sicurezza¡± di alcuni circuiti. Ai suoi sforzi si deve il mantenimento del GP d¡¯Italia a Monza, che ad un certo punto sembrava destinato alla cancellazione o allo spostamento al Mugello. A fine 1994, dopo un culmine di stagione privo di acuti, Alboreto mise fine alla sua lunghissima carriera in Formula 1.
LA SECONDA VITA AGONISTICA DI MICHELE
¡ª ?Nel 1995 Alboreto inizi¨° ad impegnarsi su pi¨´ fronti agonistici, dimostrando una ritrovata competitivit¨¤. Prese parte al Dtm con una Alfa Romeo, soffrendo l¡¯elevatissimo livello tecnico delle 155 senza per¨° mai demordere; torn¨° poi alle gare Endurance, suo antico amore, dopo avere accettato le offerte del team Scandia per correre nella Imsa. Alla 24 Ore di Daytona e alla 12 Ore di Sebring riusc¨¬ ad ottenere la pole, mancando il successo solo per sfortuna. La sua partnership con Scandia gli permise di ritagliarsi un ultimo ¡°stint¡± nelle gare Open Wheels nel 1996, correndo con una Lola-Ford Cosworth nella neonata serie Indy Racing League. Gi¨¤ nel primo round di Orlando Alboreto dimostr¨° di essere ancora competitivo e ottenne un bel quarto posto. Ad Indianapolis rimase a lungo ai livelli di Buddy Lazier e di Tony Stewart, ma scont¨° la scarsa affidabilit¨¤ dei propulsori - spina del fianco delle prime stagioni Irl - dovendo ritirarsi a met¨¤ gara. Dopo avere rinunciato a gareggiare nella Irl 1997 con le nuove vetture a motore aspirato, Alboreto decise di concentrarsi sulla conquista di una delle gare pi¨´ belle della storia del Motorsport: la 24 Ore di Le Mans. Al volante della potentissima Twr Porsche Wsc 95, il meneghino ricompose l'antica partnership con Stefan Johansson e assieme a Tom Kristensen intasc¨° una vittoria memorabile. Promosso pilota ufficiale Porsche, Alboreto nel 1998 ottenne un bel secondo posto alla Petit Le Mans di Road Atlanta. L¡¯anno successivo il Team Joest pass¨° dalle vetture Porsche alle Audi, inaugurando un lunghissimo periodo di successi. Al volante delle R8 Alboreto sfior¨° il podio a Le Mans nel 1999, per poi giungere terzo nel 2000, anno in cui fece sua la vittoria a Road Atlanta. Il tutto alternando una promettente carriera al di fuori del cockpit, come speaker della F1 per alcune radio private, corrispondente per varie testate giornalistiche e vice presidente della Csai, il nome di allora della Aci Sport.
LA TRAGICA FINE
¡ª ?La stagione 2001 sembr¨° partire sotto i migliori auspici con la vittoria alla 12 Ore di Sebring, ultima grande gara Endurance a finire nel carniere di Alboreto, ma il destino decise di porre fine ai suoi giorni in maniera crudele. Il 25 Aprile, sul circuito del Lausitzring - un tracciato che pochi mesi dopo avrebbe visto anche il terribile incidente di Alex Zanardi - Alboreto era intento a collaudare una Audi R8 Sport quando percorrendo un rettilineo una foratura allo pneumatico posteriore sinistro fece uscire di strada la sport, che in seguito si rovesci¨°. Nonostante l¡¯immediato intervento dei soccorritori, per Alboreto non ci fu nulla da fare. Gi¨¤ nel 1993 il pilota italiano era uscito indenne da un pauroso incidente stradale sulla A4, ma stavolta la fortuna non aiut¨° l'ex-Ferrarista. Tre giorni dopo, una folla di 1.500 persone gli tribut¨° l¡¯ultimo omaggio e tra loro ci furono molti ex-piloti e amici. Si chiudeva l¡¯epopea terrena di Alboreto, ma il suo ricordo non sarebbe mai sbiadito nella mente dei tantissimi amici e fans che aveva saputo conquistare in una carriera quasi trentennale sempre vissuta al massimo.
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