Il 25 aprile 2001 Michele Alboreto moriva durante un test privato al Lausitzring. Ha sfiorato il Mondiale di F1 1985 e trionfato alla 24 Ore di Le Mans 1997. Ma al grande talento in pista univa straordinarie e rare doti umane
Venti anni fa, il 25 aprile 2001, ci lasciava Michele Alboreto. Sembra impossibile che un protagonista della selvaggia Formula 1 degli anni Ottanta, quella con monoposto da 1000 Cv, i piedi del pilota a pochi centimetri dall¡¯alettone anteriore e circuiti spaventosi, abbia perso la vita durante un banale test privato su di una pista nuovissima, il Lausitzring, al volante di una vettura, l¡¯Audi R8, senza dubbio pi¨´ sicura di tutte quelle che aveva fino ad allora guidato. Cosa accadde di preciso non ¨¨ chiaro, un po¡¯ come nel 1955 ad Alberto Ascari, scomparso a Monza in circostanze simili, senza testimoni. Sicuramente si tratt¨° di un cedimento, probabilmente del pneumatico o di una sospensione posteriore, che fece decollare l¡¯Audi in piena velocit¨¤ e atterrare capovolta. Michele aveva 44 anni, dal 1994 non correva pi¨´ in Formula 1.
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la parabola di alboreto
¡ª ?Senza nulla levare agli onesti anni in Larrousse, Footwork, Scuderia Italia e Minardi, qualcosa si era spezzato uscendo dalla Ferrari nel 1988. Forse, anche un paio di stagioni prima. Dopo essere stato il primo pilota italiano a guidare la rossa dal 1973, ereditando il mitico ¡°27¡± di Gilles Villeneuve e sfiorando pi¨´ di quanto racconti la classifica il titolo mondiale 1985, in una Ferrari che sfuggiva ormai di mano all¡¯anziano Commendatore, Michele era cambiato. Quella straordinaria ambizione che aveva spinto il ragazzo di Milano, senza l¡¯appoggio di una famiglia facoltosa alle spalle, fino a conquistare il volante pi¨´ ambito del mondo si era allentata, complice un carattere buono, sensibile, gentile e, di conseguenza, maggiormente vulnerabile alle delusioni e alla mancanza di riconoscenza. Il blando finale di carriera in Formula 1 non deve fare dimenticare che Alboreto ¨¨ stato nella prima met¨¤ degli anni Ottanta un pilota straordinario, velocissimo e intelligente, che somigliava a gente come Alain Prost o Niki Lauda.
un perito in... Formula 1
¡ª ?Diplomato perito meccanico, Alboreto non arrivava dal kart, ma dalla Formula Monza, dove era riuscito a debuttare grazie all¡¯aiuto di tanti amici che avevano visto in lui la stoffa del fuoriclasse. Non aveva mai deluso i suoi sostenitori, aggiudicandosi nel 1980 il titolo europeo di Formula 3 e poi regalando alla Minardi la prima e unica vittoria in Formula 2 contro i fortissimi team inglesi. Entr¨° in Formula 1 nel 1981 con la Tyrrell, squadra famosa per scoprire talenti. Nonostante una monoposto ormai lontanissima dai fasti passati, il milanese infil¨° una serie di ottimi risultati, sfruttando ogni goccia dell¡¯obsoleto Ford Cosworth contro i turbo Ferrari, Renault, Bmw fino a vincere il GP di chiusura a Las Vegas. L¡¯anno seguente la Tyrrell era ancora meno competitiva, ma lui riusc¨¬ a portarla in vetta a Detroit, altro circuito cittadino.
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alboreto in ferrari
¡ª ?Il meritato passaggio in Ferrari rappresent¨° una notizia bomba: un pilota italiano tornava a guidare il Cavallino, di fianco al confermato Arnoux e al posto di Tambay. Dopo la febbre Gilles, si accese la febbre Alboreto. Se allora fossero esistiti gli hashtag, il cognome del pilota milanese sarebbe schizzato in testa: tra gli appassionati non si parlava d¡¯altro e l¡¯attesa era grande. Il primo anno Michele conquist¨° pole e vittoria a Zolder, risultato dal forte significato simbolico essendo il circuito dove era morto Villeneuve, ma la stagione si risolse in una guerra privata tra Lauda e Prost con le imbattibili McLaren-Porsche. Il 1985 doveva essere l¡¯anno giusto: Postlethwaite aveva tirato fuori una gran macchina, il motore era evoluto, la Michelin si era ritirata, e Michele guid¨° in maniera strepitosa: vittoria in Canada (ancora, a casa di Villeneuve) e Germania con altri 6 podi, tanto da arrivare alla vigilia di Monza, cinque gare alla fine, praticamente a pari classifica con Prost. A questo punto, Ferrari mise in scena uno dei pi¨´ clamorosi suicidi della storia sportiva: convinto che il fornitore tedesco di turbine KKK favorisse la Porsche, decise, nel momento clou della lotta per il titolo, di passare alle americane Garrett. Risultato, cinque ritiri nelle ultime cinque gare. Una catastrofe. Michele aveva la stima incondizionata di Enzo Ferrari che lo definiva ¡°un giovane che guida tanto bene, con pochi errori. ? veloce, di bello stile: doti che mi rammentano Wolfgang von Trips, al quale Alboreto somiglia anche nel tratto educato e serio. Ho sostenuto che ¨¨ fra i sei migliori della Formula 1 e che con una macchina competitiva non sprecher¨¤ certamente l¡¯occasione di diventare campione¡±.
dalla ferrari a le mans
¡ª ?Ma il Commendatore aveva ormai 88 anni e le lotte intestine imperversavano, incidendo pesantemente sui risultati: McLaren, Williams e anche Lotus si portarono anni luce avanti a una Ferrari che arrancava. Nel 1987, con la benedizione di Vittorio Ghidella, gran capo Fiat, arrivarono a Maranello il geniale tecnico Barnard dalla McLaren e, dalla Benetton, Gerhard Berger, verso cui si spost¨° l¡¯attenzione della squadra. Michele divent¨° simbolo della vecchia Ferrari, amico di personaggi fuori moda, percep¨¬ che non ci sarebbe stato pi¨´ posto per lui. I titoli di coda a Monza 1988, un mese dopo la morte di Enzo Ferrari: Senna, in testa, viene eliminato da un doppiato, Berger conduce, Alboreto potrebbe attaccarlo avendo pi¨´ benzina e chiudere l¡¯esperienza in rosso vincendo nel suo circuito, ma le posizioni vengono congelate dai box. Michele ¨¨ gi¨¤ in parola con la fortissima Williams, si sono stretti la mano con il patron Frank, ma alla fine il contratto lo firma invece Riccardo Patrese. Da l¨¬ in avanti qualche buon risultato e molte delusioni, specie con la disastrosa Footwork Porsche. Le soddisfazioni ritornano dalle ruote coperte, in particolare aggiudicandosi nel 1997 la 24 Ore di Le Mans. Senza dubbio riscoprendo le gare endurance, dove aveva gi¨¤ ottenuto all¡¯esordio belle vittorie con la Lancia Montecarlo e LC, Alboreto aveva ritrovato piacere di guida e serenit¨¤.
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