Oscar Gatto, 26 anni, dopo la vittoria nella tappa di Tropea del Giro 2011. Bettini

Corridori d’inverno. La stagione in cui lavorare anche per modificare le proprie caratteristiche. E’ il caso di Oscar Gatto, della Farnese Vini-Selle Italia, che da velocista si sta trasformando in uno specialista da finali a sorpresa.

Gatto, ma che cos’avete, lei e il suo d.s. Luca Scinto, da dirvi sempre durante le corse?
"In certe corse mi annoio, allora vado da Scinto, si sparano tre battute, rido, mi diverto e torno in gruppo. Lo faccio per me, ma anche per lui, perché so che pure in ammiraglia, spesso, il tempo non passa mai".

Tutto qui?
"E’ anche una necessità. In tante corse, vietate le radioline, è fondamentale parlare con il direttore sportivo, e chiedere, e confrontarsi. Non lo faccio perché mi sento insicuro, ma perché mi voglio sentire ancora più sicuro".

Lo avete fatto anche nella tappa di Tropea, al Giro 2011: primo Gatto, secondo Contador.
"Tre volte. Conoscevamo l’arrivo: insidioso. Ero indeciso se provarci. E poi c’era anche Giovanni Visconti. A un certo punto sono andato da Scinto e gli ho detto: scatto. E per la prima volta lui, sempre favorevole agli attacchi, mi ha detto di no. Ho insistito. Allora lui mi ha detto 'fa' quello che vuoi' e, seccato, ha tirato giù il finestrino. E’ andata bene: sono scattato e ho vinto".

Era un arrivo strano.
"Sono un corridore da arrivi strani. Rettilineo, vialone e stradone non sono più il mio ideale. Curve e rampette sì. Lì mi sento come a casa mia. Ed era così anche quando ero dilettante".

Finora è stato un corridore da alti e bassi.
"Penso che ne avrò meno. Meno bassi, e più alti. In questi anni sono cresciuto, migliorato. Prima del Mondiale ero in formissima: il ruolo di riserva l’ho accettato senza discutere, ma forse qualcosa mi si è spezzato dentro. Avrei dovuto tenere duro fino al Lombardia. Anche perché Visconti aveva promesso che, in caso di vittoria, avrebbe regalato un orologio a ciascuno di noi".

Un bel gesto.
"Il giorno in cui vincerò io una classica, di orologi ne regalerò due a ciascun compagno".

Classiche: il suo obiettivo?
"Prima o poi, almeno una, una qualsiasi".

Novità nella preparazione?
"D’accordo con Scinto, zero pesi, più nuoto, più mountain bike, e più presto in bici cominciando con uscite tranquille. E attenzione al bere e al mangiare: è il mio forte, cioè il mio debole".

Sarà uno di quei corridori che, smesso di correre, andrà in cucina?
"Mi piace accogliere e ospitare. E mi piace cucinare. Carne e pesce. Ma è ancora presto per mollare il manubrio per i fornelli".

Non è più tanto presto per parlare del 2012.
"Donoratico, Calabria, Laigueglia, poi Het Volk. Sarò nel gruppo di Pippo Pozzato, fra calendario italiano e belga. Il Nord mi piace. Anche se promette freddo e pioggia, vento e ventagli".

Da capitan Visconti a capitan Pozzato?
"Non è uno shock. Giovanni e Pippo sono corridori con caratteristiche diverse, ma hanno lo stesso carisma e la stessa mentalità. Vincenti".