Il Tour degli italiani
I Campi Elisi di Bennati

Sabato 3 luglio, da Rotterdam, in Olanda, scatta il Tour de France numero 97. Sarà il Tour di Contador e Armstrong, dei fratelli Schleck, di Cancellara e Cavendish. Sarà il Tour del Tourmalet e di Morzine, della foresta di Arenberg e dei Campi Elisi. E — speriamo — sarà anche il Tour degli italiani. Oggi ne parliamo con Daniele Bennati

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Daniele Bennati sul podio della Tirreno-Adriatico 2010. Ansa

MILANO, 16 giugno 2010 - Sabato 3 luglio, da Rotterdam, in Olanda, scatta il Tour de France numero 97. Sarà il Tour di Contador e Armstrong, dei fratelli Schleck, di Cancellara e Cavendish. Sarà il Tour del Tourmalet e di Morzine, della foresta di Arenberg e dei Campi Elisi. E — speriamo — sarà anche il Tour degli italiani. Oggi ne parliamo con Daniele Bennati.

Bennati, correrà il Tour?
"In questo momento è più no che sì".

Perché?
"All’inizio della stagione si era deciso, d’accordo con i tecnici della Liquigas-Doimo, che avrei corso Giro e Vuelta. Poi non ho potuto correre il Giro per un problema al tendine d’Achille. E a quel punto, invece del Giro, avrei dovuto fare il Tour".

Invece?
"Le squadre devono dare una pre-lista di iscritti alle grandi corse a tappe. E la squadra mi aveva preiscritto al Giro e alla Vuelta, non al Tour".

E allora?
"Ne ho parlato con il team manager Roberto Amadio già al Giro, nella tappa di Montalcino, quando sono andato a salutare i compagni. E Amadio mi ha assicurato che farà tutto il possibile per potermi inserire nella formazione che farà il Tour, quella con Ivan Basso e Roman Kreuziger che punteranno alla classifica. Ma se non riuscissi a correrlo, sarebbe una beffa, una barzelletta che non fa ridere".

Perciò?
"Mi rimarrebbe la Vuelta, fondamentale per preparare il Mondiale nel migliore dei modi. Ma il Tour è il Tour, una vetrina, un palcoscenico, uno stadio fantastico".

Il regolamento dice che è indispensabile la preiscrizione.
"Però sono tante le squadre che hanno chiesto di fare qualche cambiamento. E il Tour potrebbe accettare. Anche perché si tratterebbe di elevare il livello dei corridori".

Daniele, un passo indietro. Questo 2010?
"Quasi una fotocopia del 2009. Era cominciato bene. Stavo bene, correvo, ho conquistato alcune vittorie, ho preso altri piazzamenti, ma questo ci sta: nelle volate la concorrenza è altissima".

"Nel 2007 a Parigi ho conquistato la più bella vittoria della mia carriera. Quest'anno non sono nella lista dei preiscritti, ma dopo aver saltato il Giro per infortunio spero di poter correre"

Poi?
"Fino alla Milano-Sanremo, che per me rappresentava il campionato del Mondo di primavera. C’ero, fino in fondo, ma mi è mancato qualcosa. E non sono stato il solo a cui, al duecentonovantottesimo chilometro, è mancato qualcosa. E comunque ha vinto Oscar Freire, che se non è il signor Sanremo, poco ci manca".

Le classiche?
"Il problema fisico è nato lì. Ho provato a recuperare per il Giro, invece mi sono dovuto fermare. Un mese senza toccare la bici. Poi con Paolo Slongo, il preparatore della squadra, abbiamo stilato un programma di avvicinamento al Tour che prevedeva il Giro del Delfinato".

Dove si è ritirato.
"Il Delfinato è un anticipo delle tappe alpine del Tour de France. Poco adatto a me. Ma ci tenevo a farlo per fare fatica. E’ già stato un successo arrivare alla penultima tappa. E se quella tappa non si fosse disputata in un circuito, non mi sarei neppure fermato".

Adesso?
"Ho continuato ad allenarmi a casa, poi vado al Giro di Slovenia. Quattro tappe: le prime due aperte a tutto, la terza con arrivo in salita, la quarta per velocisti. Già lì voglio provare a vincere".

Lei ha già corso tre Tour.
"Il primo nel 2006. Qualche piazzamento, un secondo posto dietro a McEwen, poi nella tappa del Galibier sono caduto nella discesa dal Telegraphe. E pensare che stavo lottando per la maglia verde della classifica a punti. Il dottor Porte diagnosticò: femore rotto. Invece, per fortuna, solo uno strappo muscolare. Il secondo nel 2007: nonostante una caduta che mi ha incrinato una costola, ho conquistato una vittoria con fuga da lontano, e una seconda vittoria, forse la più bella della mia carriera, a Parigi. Nel 2009 ho tribolato per andarci, anche lì per colpa di una caduta e di una costola incrinata, e ho sempre sofferto".

E se riuscisse a correrlo quest’anno?
"Correrei per vincere tappe e maglia verde. E invece sono ancora qui a indovinare il mio destino".