Francesco Totti, 35 anni, una carriera tutta nella Roma. Forte

Messaggio natalizio doveroso per un capitano, un po' inaspettato da Francesco Totti, che ha ritrovato la parola in modo direttamente proporzionale ai risultati positivi della sua Roma e che soprattutto ha approfittato di un intervistatore d'eccezione, il suo ex compagno di squadra, Christian Panucci per Sky, per raccontarsi prima di Natale. Un Totti che si guarda indietro, senza toccare l'argomento Luis Enrique e la situazione in questa stagione, con la partenza al rallentatore e la serie di risultati positivi che stanno rilanciando le ambizioni dei giallorossi. Totti ha confessato l'importanza, nella sua vita di calciatore oltre che di uomo, della sua famiglia: "Mio padre e mia madre sono state le persone più importanti per me, nell'insegnamento, nell'educazione, nel farmi capire il senso del rispetto e, soprattutto, per quello che ho fatto fino a oggi. Se non avessi avuto loro, non sarei qui a parlare oggi. Avere una famiglia che ti segue e ti sostiene sempre vuol dire avere la possibilità di arrivare fino in fondo. Al riguardo mia moglie Ilary è importante perchè mi trasmette serenità, è una persona tranquilla, gioiosa, mi ha aiutato nei momenti difficili che ho attraversato. E' una persona intelligente e una mamma perfetta, una persona davvero speciale, sempre solare, e poi mi ha dato due figli, due gioielli... E' una persona indiscutibile".

grazie mazzone — Non solo pallone, dunque, per Totti, che racconta: "Da piccolo ero un "paravento" come mio figlio Christian. Nel senso che, come lui, mi divertivo, ero un giocherellone, rompevo le scatole a tutti. In certe situazioni, mi rivedo in lui e questo mi fa piacere, era la cosa che sognavo. Non pensavo che avrei avuto una carriera così prestigiosa. Ma, dal mio esordio, ho pensato che il calcio fosse il mio lavoro principale. Più che un lavoro, una passione che ho sempre avuto fin da piccolo. Ho sempre cercato di dare il massimo e sono arrivato fino a questo punto. Io paragonato a Rivera? Una cosa che mi inorgoglisce. Mazzone? Una persona che tuttora ringrazio: per me è stato come un secondo padre. Ho avuto la fortuna di averlo negli anni più importanti di un giocatore, tra i 16 e i 19 anni. Mi ha gestito nel migliore dei modi, anche perché in una città importante come Roma non è facile gestire un giovane, soprattutto romano, che la gente voleva che giocasse. Invece lui mi teneva un pò distante da tutto".

Totti con il suo attuale allenatore Luis Enrique. Ansa

tifosi vi voglio bene — Totti ha ripercorso tutta la sua carriera, a partire dal suo primo gol realizzato in serie A, al Foggia, il 4 settembre 1994. "Un altro sogno che ho realizzato è stato diventare capitano della Roma, con Zeman, col quale sono diventato rigorista. A proposito, sul rigore sbagliato con la Juventus e il mio sfogo dopo le critiche, vorrei spiegare che so quanto mi amino i tifosi giallorossi e la cosa è reciproca. Però, mi è dispiaciuto il modo in cui si sono esposti in certi momenti, soprattutto davanti ai miei figli. Finché la critica è costruttiva, accetto tutto a testa alta, ma se mi offendono davanti ai miei figli non ci sto. Non volevo offendere i tifosi, ma mi sono sentito tradito quando ho dato il mille per mille per questa maglia e ci ho messo la faccia".

Totti ha segnato in carriera 207 gol. Forte

paradiso scudetto — Per Totti l'anno magico è stato il 2001: "Sì, perché ho capito cosa significhi vincere uno scudetto a Roma, con Capello ho sempre avuto un buonissimo rapporto. Quando è andato via c'è stato un piccolo screzio, ma è finita là, anche perchè è uno degli allenatori che ho sempre stimato. L'ambiente Roma è sempre difficile, c'è qualche rammarico per non aver vinto abbastanza allora. Purtroppo abbiamo sbagliato le partite più importanti, due o tre di quelle decisive, ed è cambiato tutto. Poi con Spalletti ho cambiato ruolo: a Genova, contro la Sampdoria, mancavano quattro attaccanti e mi disse: "Te la senti di giocare da prima punta?". Mi son detto "Proviamoci, i piedi sono quelli". Invece da quella domenica ho segnato e non mi ha più tolto da lì. In quel momento ho capito che quello era il ruolo che preferivo. Con Spalletti siamo volati anche in Europa. E' difficile vincere la Champions, non impossibile. Il l 7-1 di Manchester? Speravo che la partita finisse il prima possibile, un incubo. Facevano bene a entrare da tutte le parti, perché quando una squadra ha la possibilità di asfaltare l'altra è giusto che lo faccia".

paura mondiale — Prima di Germania 2006 l'infortunio, che Totti ricorda così: "Ho subito capito che era grave: tenevo la caviglia, ma era come se non ce l'avessi. Durante l'intervento ho pensato a tutto. Avevo paura, pensavo al Mondiale e poi, con la forza e la determinazione che ho sempre avuto, sono riuscito a uscirne fuori. E sono cresciuto, perché ho capito alcuni aspetti di me stesso. Ho capito che potevo tirarmi su anche da solo. In quel periodo, in Italia, l'Inter era la squadra più forte: la più forte di tutti i tempi, era devastante. Speravamo di vincere lo scudetto, purtroppo non ci siamo riusciti". Auguri, capitano.