Moggi: "Era una sentenza già scritta"
Lepore: "No. Dimostrata serietà indagini"
Milano, 9 novembre 2011
L'ex d.g. bianconero a Sky: "Spero in una giustizia vera e aspetto di leggere le motivazioni, perché non riesco a capire. La posizione della Juventus? Fa sembrare che io abbia giocato da solo, ma non è così". Il procuratore di Napoli: "Non abbiamo indagato a senso unico e i fatti ci danno ragione". Moratti: "No comment"
"Siamo al primo round, era una sentenza già scritta. Ieri sera non avevo voglia di parlare, poi mi sono rivisto meglio le cose e sicuramente andremo all'appello, sperando in una giustizia che non c'è, una giustizia vera, altrimenti nella giustizia divina... Soprattutto per quelli che hanno fatto del male a tante persone". Lo ha detto Luciano Moggi, in collegamento con Sky Sport 24.
- Luciano Moggi , 74 anni. LaPresse
sulla juve — "La Juve? Non c'erano partite 'Moggi contro il Milan' o contro l'Atalanta. Giocava la Juve - ha aggiunto l'ex d.g. bianconero, il giorno dopo la sentenza penale di Calciopoli che lo ha condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi -. Quindi non capisco neppure il comunicato della Juventus, ma adesso è inutile che mi metta a fare questi discorsi non conoscendo come stanno le cose. Leggendolo, sembra che io abbia giocato io da solo e non era così. È la vita, tocca cercare di leggere e capire tutto quanto. Fermo restando che poi mi difenderò, su questo non c'è dubbio. Umanamente mi sento bene, ho combattuto per me e per tutti quelli che sono stati distrutti da questo processo. Con tranquillità, dopo che fui interrogato la prima volta, ho capito che non c'era niente di sostanziale. Devo continuare a combattere, se Dio mi darà la forza".
delusione — "Farò il possibile per dimostrare il contrario di quello che hanno scritto - ribadisce Moggi -. Non ho mai controllato nessuno. Penso al dramma che ha passato il giornalista Ignazio Scardina senza aver fatto niente. Ci sono tantissime persone come lui, per effetto di un processo che non ha ragione d'essere. La Juve era forte, andava in campo la Juventus e non Moggi. Sono deluso da tutto, la sentenza sportiva non ha tenuto conto di quello che era successo, un processo con 20 telefonate, senza tenere conto che il processo ha messo in evidenza altre cose. Della giustizia ordinaria sono deluso, pensavo che fosse uguale per tutti e soprattutto che non fosse già una sentenza scritta. Non si è tenuto conto di tre anni di dibattimento. Inutili le nostre fatiche, dico che è il primo round, in appello vedremo cosa succederà. Per me chiaro che adesso mi adopererò in tutto e per tutto perchè l'appello abbia un esito diverso. Sono fiducioso".
le schede — "La Juve ha perso due scudetti e deve riaverli, li ha vinti sul campo - insiste l'ex dirigente bianconero -, il discorso che non capisco nel comunicato della Juve è sulla estraneità della società ai fatti. Non ho capito. Ero il d.g. della Juve. Non era 'Moggi contro l'Udinese', ma la Juve contro l'Udinese. L'estraneità ai fatti non so cosa significhi. La Juve vinceva da sola, non aveva bisogno di aiuti. Si parlava di spionaggio industriale ancor prima che lo scandalo venisse fuori al processo Telecom. Sapevo che ci spiavano e dovevo in qualche modo, per salvaguardare la Juve, tengo a precisarlo - ha detto Moggi -, avere comportamenti diversi. Erano state prese schede straniere non per fare cose che non dovevano essere fatte, ma per coprire il mercato e i fatti commerciali. Quelli che erano spiati constantemente. La Juve aveva comprato queste schede proprio per evitare spionaggi industriali".
sentenza già scritta — "So soltanto che contro il Chievo o l'Udinese non giocava Moggi ma la Juventus, io ero il direttore generale della Juventus e le schede le comprava la Juventus e non io - chiude Moggi -. Poi alcune schede sono state eliminate e Angelo Fabiani è stato assolto. È stata una sentenza già scritta, hanno fatto il loro ingresso i testimoni dell'accusa e noi abbiamo rinunciato ai nostri perchè ci avevano difeso già loro. Trattandosi di una sentenza già scritta era inutile spendere e sforzarsi per portare prove. Siamo al primo round, ci sarà l'appello e io sicuramente non perdo coraggio perché sono sicuro di non aver fatto niente".
- Il procuratore della repubblica di Napoli, Giandomenico Lepore. Ansa
la risposta di lepore — Puntuale arriva la risposta a Moggi dal palazzo di giustizia napoletano. "La Procura di Napoli non crea falsi problemi o questioni, quello che è stato ipotizzato si è rivelato tutto vero". Così il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, commenta a Radio Radio la sentenza penale di primo grado. "Non è vero che le indagini sono state svolte in una sola direzione. Gli elementi sono stati valutati ma non potevamo creare dei reati per fare contenta uno o l'altra squadra. Uno dei classici sistemi difensivi per scagionarsi è accusare altre persone. E mai come questa volta non è stata una sentenza già scritta: tra noi ed i collegi ci sono state delle incomprensioni, tant'è vero che siamo stati costretti a due istanze di ricusazione per ristabilire la regolarità del processo. La sentenza è giunta nonostante le indagini siano state pregiudicate da fughe di notizie. Un settimanale (L'Espresso, ndr) pubblicò tutte le intercettazioni e quindi non si poterono fare altre indagini".
moratti — Tirata in ballo dalle dichiarazioni di Moggi a commento della sentenza, l'Inter mantiene la sua linea. "No comment" sono state le uniche parole del presidente nerazzurro Massimo Moratti all'uscita dagli uffici della Saras a Milano .
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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