Miami vince la supersfida con i Lakers nel segno di LeBron James, che regala una gara da sogno nonostante l’influenza. Dallas si impone in casa di Utah e ritrova il successo dopo due k.o. Sesta sconfitta consecutiva per gli Hornets di Belinelli.

Vita dura anche per Kobe Bryant contro LeBron James. Afp

Miami Heat-Los Angeles Lakers 98-87
Superiorità netta. Miami (10 vinte e 4 perse) mostra i muscoli, strapazza i Lakers (10-6) molto più di quanto non dicano gli 11 punti finali di scarto e si prende la seconda vittoria di fila grazie alla gara monstre di LeBron James, che vince per distacco la sfida tra superstar con Kobe Bryant. “E’ fantastico essere sul suo stesso parquet - dice il numero 6 degli Heat del gialloviola -. Lo idolatravo quando ero al liceo ed è uno dei più forti in giro. Ma per noi è stata una vittoria importante contro una grande squadra”. Orfano di Wade (caviglia sinistra k.o.) e nonostante l’influenza, LeBron è l’anima di Miami, che tiene gli avversari al 42% dal campo e viaggia dal secondo quarto in poi con oltre 10 punti di vantaggio. I Lakers naufragano perché l’unica arma offensiva sono i lunghi (41 punti dal duo Gasol-Bynum), cronica zona debole di Miami (il ritorno dello smagrito Curry, che non giocava da oltre due anni, potrebbe aiutare), e manca una difesa contro le triple degli Heat (8 nel primo tempo). E poi Kobe spara a salve per buona parte della gara, ritrovando la via del canestro solo nell’ultimo quarto (14 punti) dopo aver passato i tre precedenti a tirare 3/12 dal campo. E dire che in avvio i gialloviola avevano provato a scappare con 8 punti dello scatenato Gasol, prima che Miami prendesse in mano la situazione con un 10-0. Lo spagnolo è l’unico Laker efficace (il resto della squadra tira 3/22 dal campo nel primo periodo) e grazie a lui gli ospiti sono sotto solo 25-20 alla prima sirena. Ma nel secondo parziale sprofondano, perché James orchestra alla perfezione i compagni (6 assist al riposo) e nel canestro dei Lakers piovono triple (8/13 al riposo per Miami) che spianano la strada al 52-37 Heat dell’intervallo, con Los Angeles ferma al 31% dal campo. Gli ospiti aggiustano la mira dopo il riposo (9/16 al tiro nel terzo periodo), ma LeBron prende per mano Miami (9 punti nel parziale) portandola fino al 77-56 della sirena. Il match sembra in archivio, ma nel finale Kobe si riaccende e porta LA a -10 (94-84). Ma da giocare restano solo 2’ e la difesa di Miami non sbanda.
Miami: James 31 (9/24 da due, 2/3 da tre, 5/7 tiri liberi), Bosh 15, Battier 11. Rimbalzi: James 8, Bosh 8, Haslem 8. Assist: James 8
LA Lakers: Gasol 26 (10/15, 1/4, 3/3 tl), Bryant 24, Bynum 15. Rimbalzi: Bynum 12. Assist: Bryant 7.

Delonte West (a destra) prova a superare il play di Utah Devin Harris. Ap

Utah Jazz-Dallas Mavericks 91-94
L’esperienza vince sulla gioventù. Dallas (9-7), la squadra più vecchia della lega, espugna Salt Lake City e interrompe la striscia di due sconfitte consecutive sempre all’ultimo tiro nella gara conclusiva di un back-to-back-to-back. I campioni però devono lottare fino alla fine per riuscirci, traditi da Nowitzki (5/12) e dalle troppe palle perse (12 nella ripresa), ma tenuti a galla dagli eroi inattesi Shawn Marion e Roddy Beaubois, entrambi al massimo stagionale. “La nostra crescita è un processo - ha detto Marion dei progressi di Dallas, che ha iniziato la stagione con 3 k.o. di fila -. Procediamo a piccoli passi, ma stiamo crescendo”. Utah (9-5), squadra giovane e dal futuro interessante, fa capire perché è una dei team più caldi della lega (ha vinto 8 gare su 10 nel 2012) rimontando da -13 nel terzo quarto e lottando fino alla fine, aggrappata ai canestri dei suoi lunghi ma tradita dal play titolare Devin Harris, inguardabile contro la sua ex squadra con appena 1 punto, 2 assist e 0/7 al tiro. I Jazz partono meglio e vanno sul 6-2, ma Dallas prende il controllo delle operazioni con un 11-0. I Mavs sono letali al tiro, Utah fatica, ha punti solo da Jefferson, Millsap e Miles ma riesce a chiudere il periodo sotto 25-22 pur tirando col 33%. Gli ospiti allungano fino a +13 (56-43) grazie allo scatenato Marion (11 nel secondo parziale) a 1’42” dal riposo, ma una tripla a fil di sirena di Bell spedisce Utah negli spogliatoi sotto 59-50. Dallas vola sul 65-54 in avvio di ripresa, poi la luce dei campioni si spegne: 7 palle perse e il 31% dal campo aprono la strada alla rimonta dei Jazz, che sorpassano anche sul 71-69 prima di farsi riprendere sul 71 pari da due liberi per tecnici di Nowitzki. I punti di Beaubois (10 nei 12’ conclusivi) non bastano a Dallas per fuggire, visto che Utah agguanta la parità sull’87 a 2’48” dalla sirena. Ma i Jazz si fermano sul più bello, lasciano scappare Dallas sul 94-88 e quando Miles centra la tripla che riaprirebbe la gara alla sirena manca poco più di un secondo: troppo poco.
Utah: Jefferson 22 (8/18, 6/8 tl), Miles 17, Millsap 16. Rimbalzi: Millsap 13. Assist: Watson 7.
Dallas: Marion 22 (10/16, 0/1, 2/4 tl), Beaubois 17, Nowitzki 12. Rimbalzi: Marion 7. Assist: Kidd 11.

Marco Belinelli: 15 punti 4 rimbalzi. Ap

Houston-New Orleans 90-88 (di Simone Sandri)
Sesta sconfitta consecutiva per gli Hornets di Marco Belinelli che riprendono per i capelli un match che sembrava compromesso ma non riescono a mettere ko i Rockets e alla fine si fanno superare 90-88 al supplementare. Marco Belinelli chiude con 15 punti e proprio alla scadere dell’overtime trova il ferro con la sua conclusione dal perimetro. L’inizio di gara è tutto di marca Rockets. I padroni di casa si affidano alle invenzioni di un incandescente Kevin Martin e prendono subito il controllo delle operazioni. Belinelli prova a rispondere alla guardia di Houston sfruttando i giochi disegnati per lui dal tecnico Monty Williams. L’azzurro, infatti, realizza tre canestri pressoché identici uscendo dal blocco e tirando in ritmo. Ottima la preparazione e l’esecuzione. I Rockets però restano lontani e nel secondo quarto provano ad allungare. L’attacco di New Orleans torna a essere prevedibile, anche a causa dell’approssimativa regia di Jack, decisamente più a proprio agio quando deve attaccare il canestro rispetto a quando deve far girare la squadra. Houston comunque continua a segnare grazie a Martin che firma qualcosa come 27 punti nel primo tempo. I Rockers così vanno negli spogliatoi avanti 58-49. A inizio ripresa Houston sembra pronta a mettere il risultato in cassaforte, invece Martin smette di colpo di segnare e i compagni di squadra lo imitano. Sotto di 14 lunghezze gli Hornets piano piano iniziano a recuperare e nell’ultimo quarto tornano sotto. Belinelli dal perimetro dà il via alla rimonta, gli ospiti poi, con Jack e Vasquez, mettono paura ai tifosi di Houston, tornando sotto con un parziale di 16-5. Nell’ultimo quarto i Rockets non riescono proprio a segnare, Jason Smith riporta New Orleans al -1 e a 18’’ dalla fine Jack si guadagna i liberi del possibile sorpasso. Il giocatore che in stagione dalla lunetta tira con il 91% però ne realizza soltanto uno, inchiodando il match sul 82-82. Kevin Martin a un secondo dalla fine non trova il canestro con una conclusione forzatissima regalando un’opportunità agli Hornets che però non sono fortunati. Proprio sulla sirena, infatti, Jason Smith vede il cilindro sputare fuori un pallone che sembrava già nella retina. Si va al supplementare gli ospiti appaiono più in palla e a due minuti dalla fine arrivano al +5, prima di subire il ritorno dei Rockets. Dalembert accorcia le distanza con un gioco da tre, Scola pareggia i conti dalla lunetta e a 11’’ dalla sirena, dopo un brutto turnover di Jack, il centro haitiano realizza il canestro del sorpasso. I rimpianti per New Orleans arrivano anche dalla gestione del loro ultimo possesso offensivo. Jack, infatti, tarda a servire un liberissimo Belinelli che quando riceve palla è costretto a girarsi per evitare il suo avversario diretto in recupero prima di tentare una conclusione dal perimetro che muore sul ferro. Gli Hornets così incassano una dolorosa sconfitta.
Houston: Martin 32 (7/15, 5/12), Lee 17, Dalembert 15 Rimbalzi: Dalembert 17. Assist: Lowry 8.
New Orleans: BELINELLI 15 (5/9, 1/3), con quattro rimbalzi, un assist e un recupero in 42’. Smith 17 (8/16), Jack 15. Rimbalzi: Okafor 12. Assist: Jack 7.