I Lakers vincono a Boston la loro quarta partita esterna della stagione, con Pau Gasol protagonista e autore della stoppata che blocca Ray Allen a 3 decimi dalla fine del supplementare. Oklahoma City, la miglior squadra a Ovest, crolla negli ultimi 5’ e si fa superare da Sacramento. Denver senza l’infortunato Gallinari centra la quinta sconfitta di fila. Phoenix si fa sorprendere dalle riserve di Houston

Kevin Garnett (a sin.) contro Pau Gasol. Reuters

Boston Celtics-Los Angeles Lakers 87-88 d.t.s.
L’eroe che non ti aspetti. Pau Gasol nella serata in cui viene dimenticato dalle selezioni per l’All Star Game tira fuori l’orgoglio del campione ferito e decide con una stoppata a tre decimi dalla fine del supplementare la sfida tra Boston (14 vinte e 11 perse in stagione) e Lakers (15-11), una gara dominata dalle difese (L.A. ferma al 40% dal campo, Celtics al 39%) trasformatasi in battaglia dal sapore di playoff nel finale. Lo spagnolo, alla quarta doppia doppia di fila, sbarra la strada del tap-in della vittoria a Ray Allen, bravo a farsi trovare pronto a catturare un prezioso rimbalzo offensivo sul tiro sbagliato di Pierce. “Ero in posizione perfetta su quell’ultimo tiro - racconta la guardia dei Celtics, k.o. dopo 5 vittorie di fila -, ma Pau è sbucato fuori dal nulla”. Los Angeles si gode il successo, appena il quarto stagionale in trasferta, costruito oltre che sullo spagnolo su Bryant e Bynum: i tre insieme hanno prodotto 68 degli 88 punti dei Lakers, ma il resto della squadra si è fermato a 7/32 dal campo. Boston, che ha perso 55-45 la sfida a rimbalzo, ha mandato 4 giocatori in doppia cifra, con Garnett però che non è riuscito a fare centro negli ultimi 9 tentativi, nessun tiro libero dopo il riposo e Pierce unico a bersaglio nel supplementare. E dire che per i Celtics le cose promettevano bene, con il 23-14 a 1’55” dalla prima sirena prima che il “facilitatore” Bryant (senza tiri per 9’) avviasse la rimonta Lakers. Il primo sorpasso gialloviola è sul 38-37 a 3’36” dal riposo: Boston riparte ma non scappa, complice il gioco da tre punti di Bynum che manda i Lakers negli spogliatoi sotto 45-47. I Celtics allungano di nuovo nel terzo quarto (60-53), ma Bryant e Gasol lanciano il 14-4 che porta i Lakers alla terza sirena avanti 67-64. Il match si trasforma in una battaglia che Boston pensa di poter vincere quando Allen fa 82-80 con una tripla a 1’08” dalla sirena finale, ma Gasol pareggia e manda le due squadre al supplementare. Pierce con 5 punti di fila ribalta il 4-0 iniziale dei Lakers, poi Bynum firma l’88-87 con 1’29” da giocare. Garnett si prende due tiri senza trovare il canestro, Kobe sbaglia il tiro della sicurezza e Boston si ritrova con l’ultimo possesso a 6” dalla fine. Il tiro lo prende Pierce, il ferro dice no ma la palla cade nelle mani di Allen. Ma Gasol si supera e i Lakers esultano.
Boston: Allen 22 (7/14 da due, 2/6 da tre, 2/2 tiri liberi), Pierce 18, Rondo 14. Rimbalzi: Garnett 12. Assist: Rondo 7, Pierce 7.
L.A. Lakers: Bryant 27 (11/22, 0/2, 5/5 tl), Gasol 25, Bynum 16. Rimbalzi: Bynum 17. Assist: Bryant 4.

Stephen Curry ha realizzato 36 punti. Reuters

Denver Nuggets-Golden State Warriors 101-109
Caduta libera. Sotto i colpi dello scatenato Stephen Curry, che infila il massimo stagionale, Denver (15-12) cade per la quinta volta consecutiva e incappa nella peggior serie negativa da quando i Nuggets persero 7 partite di fila tra la fine del 2005-06 e l’inizio del 2006-07. Un k.o. pesante per gli uomini di coach Karl (il secondo senza l’infortunato Danilo Gallinari) incapaci di limitare lo scatenato attacco di Golden State (9-14), 52% dal campo e 13/25 da tre punti. Per i Warriors è la prima vittoria dopo due sconfitte di fila, maturata con un terzo quarto “monstre” da 37-20, il 70% dal campo e gli avversari tenuti al 38,9%. E dire che la difesa di Denver aveva funzionato bene all’inizio, con Golden State in partita nel primo quarto solo grazie ai 15 punti di Curry. Privo oltre che di Gallinari anche di Mozgov, coach Karl lancia ripropone in quintetto il rookie Kenneth Faried e lancia Rudy Fernandez. Proprio lo spagnolo con 9 punti prova ad orchestrare la fuga dei padroni di casa, ma Golden State regge e grazie a Curry chiude il parziale sotto 28-27. Con le riserve in campo Denver affonda fino a 39-31 (a 7’16” dal riposo), poi Miller avvia il 16-4 su cui i Nuggets costruiscono il 51-47 con cui tornano negli spogliatoi. Ma dal riposo la difesa di casa non ritorna e i Warrios possono scappare. prima sul 71-56 quando Curry ci mette il decimo punto nel periodo; poi, dopo un sussulto d’orgoglio di Denver, sull’84-69 con 6” da giocare nel periodo. Thompson a 5’17” dalla fine lancia gli ospiti sul +20 (100-80), Afflalo con 10 punti prova ad alimentare una disperata rimonta dei Nuggets (-8 a 35” dalla fine) che Golden State però controlla dalla lunetta.
Denver: Afflalo 26 (3/8, 578, 5/5 tl), Nene 15, Lawson 11, Harrington 11. Rimbalzi: Faried 10. Assist: Lawson 10.
Golden State: Curry 36 (7/8, 6/9 4/7 tl), Thompson 19, Wright 15. Rimbalzi: Biedrins 8, Lee 8. Assist: Curry 7.

Grant Hill (33) contro Courtney Lee. Reuters

Phoenix Suns-Houston Rockets 89-96
Questione di panchine. Le 5 riserve di Houston (16-11) chiudono tutte in doppia cifra, segnano 57 punti complessivi e regalano ai Rockets la terza vittoria consecutiva, quarta nelle ultime 5 partite. Quelle di Phoenix (11-15) invece di punti ne producono appena 13, tirando 5/22 dal campo con Redd unico a cercare di porre rimedio (11 dei 13 punti sono suoi) per non interrompere la serie di 3 successi di fila dei Suns, la migliore della stagione. “La nostra panchina è stata semplicemente fantastica - ha raccontato alla fine Kevin McHale, coach di Houston -. Abbiamo puntato sui piccoli e fatto un gran lavoro in difesa”. Phoenix prova immediatamente la fuga, volando sul 17-8 grazie a 8 punti di Frye. Ma i Rockets si rimettono in carreggiata con due triple di fila, arrivando alla prima sirena sotto 29-26 pur concedendo agli avversari il 54.5% al tiro. Ma quando nel secondo quarto sul parquet vanno in scena le second unit la musica cambia, con le riserve dei Rockets che infilano un 17-3 buono per il 43-32 a 5’39” dal riposo. Phoenix prova a reagire con i titolari ma torna negli spogliatoi sotto 54-44. I Suns aprono la ripresa con un 26-9 che li lancia sul 70-63 a 3’15” dalla terza sirena, ma coach McHale si affida ancora alle riserve per rimediare e non viene deluso, con Patterson e Budinger che riportano gli ospiti sul 76 pari a 11’42” dalla fine. Il match è tirato fino a quando Nash porta Phoenix avanti 85-84 con 6’10” da giocare: poi Budinger e Dragic aprono con due triple l’8-0 su cui Houston costruisce il suo successo.
Phoenix: Frye 21 (4/8, 4/9, 1/1 tl), Gortat 16, Dudley 14, Nash 14. Rimbalzi: Frye 10. Assist: Nash 14.
Houston: Scola 16 (8/17), Lowry 14, Patterson 14. Rimbalzi: Dalembert 7, Budinger 7. Assist: Dragic 11.

I 33 punti di Westbrook non sono bastati a Oklahoma per vincere. Reuters

Sacramento Kings-Oklahoma City Thunder 106-101
Rimonta finale. Sotto 95-87 a 5’ dalla fine contro la miglior squadra a Ovest, Sacramento (10-16) trova la forza di reagire e di piazzare un 19-6 che vale la quarta vittoria nelle ultime 5 esibizioni e costa a Oklahoma City (20-6) il secondo k.o. nelle ultime 4 partite. E dire che i Thunder, trascinati da Westbrook (alla sesta gara stagionale sopra quota 30 punti), sembravano aver risolto una sfida tiratissima con un 10-2 alimentato da 5 punti di Durant buono per dimenticare l’85 pari a 8’15” dal riposo. Ma negli ultimi 5’ l’attacco ospite è andato in tilt, tirando 3/11 dal campo e collezionando 5 palle perse, senza trovare il modo di rispondere alla scatenata rimonta dei padroni di casa. I Kings avevano fatto capire di non voler fare la vittima sacrificale al cospetto del meglio che l’Ovest ha da offrire fin dall’inizio, mandando a bersaglio i primi 5 tiri e aprendo il match con un 11-2. La magia però finisce e Oklahoma torna in partita, anche se nel finale Sacramento allunga di nuovo e chiude il parziale inaugurale avanti 23-19 nonostante tiri col 36%. E’ battaglia vera però: ai Thunder servono 12 punti di Harden nella primi 5’ del secondo quarto per rimanere in scia (34-34), poi ci vuole tutto l’impegno di Durant e Westbrook per impedire la fuga dei padroni di casa (57-55 Sacramento al riposo). La musica non cambia nel terzo quarto, nonostante Westbrook ci metta 16 punti buoni per portare gli ospiti avanti 77-70 a 1’28” dalla terza sirena. Sacramento però non si arrende e trascinata da Evans rimette il naso avanti sull’80-78 con 11’15” da giocare. Thornton firma la parità sull’85, poi Oklahoma infila con Durant un nuovo parziale, che sembra quello buono. Ma non ha fatto i conti con l’orgoglio di Sacramento, che nell’unico match stagionale sulla tv nazionale e al terzo tutto esaurito della stagione al Power Balance Pavilion (il primo dopo quelli con Lakers e Chicago per inaugurare la stagione), trova la forza di reagire e di centrare il successo in rimonta.
Sacramento: Evans 22 (8/18, 0/3, 6/8 tl), Cousins 19, Thornton 15. Rimbalzi: Thompson 10. Assist: Evans 5.
Oklahoma City: Westbrook 33 (14/24, 1/2, 2/3 tl), Durant 27, Harden 17. Rimbalzi: Ibaka 9. Assist: Westbrook 3, Durant 3, Harden 3, Collison 3.