Cantù-Siena 80-73 (tabellino)

Cantù batte Siena 80-73 e vince la Supercoppa Italiana. Detto così non fa neanche molto effetto, ma le circostanze assumono un valore speciale se ricordiamo che la Mens Sana aveva vinto gli ultimi 13 trofei in Italia (5 scudetti, 4 Coppe Italia e 4 Supercoppe) imponedo la sua legge (chiamiamola pure dittatura del più forte) per 1689 giorni. Ora a fare festa è Cantù, 9 anni dopo l’ultimo successo (Supercoppa 2003), e Trinchieri oltre ad alzare il primo trofeo della sua carriera può legittimamente dire di avere realizzato la missione (“Mi piacerebbe mettere il sassolino nella crepa”) della vigilia di riportare i toscani sulla terra dopo tanti anni.

Tabu al tiro in sospensione. Ciam/Cast

tyus e sanikidze — Ci sarebbe da perdersi nell’elencare i volti nuovi (sette per squadra), più facile limitarsi agli esclusi per turnover (otto stranieri a testa, uno di troppo per le regole di stagione che prevedono tre extraeuropei e quattro tra europei e Cotonou) che sono Kemp (acciaccato a un ginocchio) per Siena e Scekic (out dalla scorsa stagione e non ancora pronto) per Cantù che per l’occasione è sponsorizzata Mapooro. Banchi, al debutto ufficiale sulla panchina che per sei abbi lo ha visto vice di Pianigiani, parte con Brown, Janning, Moss, Sanikidze ed Eze; Trinchieri risponde con Smith, Aradori (ex col dente un po’ avvelenato), Markoishvili, Leunen e Cusin. Siena ci mette un po’ a carburare, con Brown che tende ad accentrare un po’ troppo, ma poi scatta avanti 7-2 anche grazie a un Eze a cui non sembra avere fatto male un anno di inattività. Tyus, lungo verticale di Cantù, infila sette punti nei primi tre possessi alla faccia dello specialista difensivo. Con Hackett al timone l’Mps è più fluida e ne beneficia anche Sanikidze che a ritmi più alti è assai più pericoloso e porta i toscani fino al +11 prima del 25-16 di fine primo quarto. Con Kasun e Kangur in campo Siena pasticcia parecchio, Cantù invece accende la luce dalla distanza e con Tabu e Markoishvili procede all’aggancio: 26-26 al 14’ e parziale di 12-1 brianzolo. Detto e fatto, il lungo croato serve un assist alla Sabonis per l’estone che lo converte in un gioco da tre punti: come prevedibile il gioco di squadra, su entrambi i fronti, è ancora tutto da inventare, ma non sono i numeri dei singoli a mancare alle due finaliste delle ultime due stagioni. Smith non guarda quasi mai il canestro, ma è eccellente nell’accendere i compagni (6 assist a metà gara): Tyus è una garanzia, Aradori invece spara a salve mentre Leunen si schianta spesso contro gli aiuti difensivi biancoverdi. Su tutti spicca Sanikidze, con la solita energia, che ci mette molto del suo (11 punti, 7 rimbalzi e 5 falli subiti) nel 42-37 dell’intervallo.

molti errori — Smith fa quasi tenerezza per quanto non riesca a vedere il canestro, però sé delizioso nel dirigere l’orchestra di Trinchieri e un suo pallone al bacio vale la strapotente schiacciata di Cusin per il primo vantaggio lombardo sul 44-42. Banchi gioca molti minuti con Brown e Hackett insieme, senza grandi risultati, ed è ancora Sanikidze a fare da ciambella di salvataggio subito dopo l’errore di Markoishvili per il potenziale +7. Al 30’ Cantù conduce 59-57, da allora è battaglia su ogni pallone. Smith fa pace col canestro, Brown migliora la qualità delle sue scelte offensive, ma alla distanza esce Brooks che per due volte porta Cantù sul +5. Gli ultimi minuti sono l’apoteosi dell’errore ed è Eze a tenere vivo il match con il tap-in del 73-71 Cantù a 1’12” dalla fine. Tabu accende i garretti di Tyus che vola a quote dove manca l’ossigeno per schiacciare sulla testa di Moss, salvo poi sbagliare il libero supplementare. Hackett accorcia con due liberi, Smith fa altrettanto (77-73) dopo essersi procacciato un fallo da Ress in uno contro uno. Brown prova a fare il condottiero coraggioso, ma naufraga perdendo palla e Smith aggiunge un punto dalla lunetta. Leunen poi recupera il rimbalzo e chiude i conti con gli ultimi due liberi. I duemila canturini del 105 Stadium esultano per una vittoria che ha un significato ben maggiore del trofeo conquistato.