All’inizio del mercato, in tanti si aspettavano un playmaker americano a Cantù, in sostituzione di Mike Green. E invece no. La Bennet l’americano lo sceglie sì sul perimetro, ma punta su un giocatore diverso, completo, capace di giocare guardia e ala piccola e dare una dimensione più fisica al reparto piccoli di coach Andrea Trinchieri. Arriva quindi in Brianza, fresco di uscita dal college (Ohio State), il classe ’88 David Lighty, che affronta da esordiente una stagione molto importante per Cantù: quella, cioè, in cui deve confermare di essere tornata davvero tra le grandi d’Italia, dopo il secondo posto ottenuto sia in campionato che in Coppa Italia nella passata stagione, e in cui ritorna in Eurolega.

David Lighty, nuovo arrivo alla Bennet Cantù. Ciam/Cast

David, si aspettava di dover iniziare all’estero la sua carriera da professionista?
“In un certo senso sì, l’avevo messa in conto. In ogni caso il mio obiettivo era quello di fare il giocatore, nella Nba o all’estero. Ora sono molto contento di essere a Cantù, che ha dimostrato di volermi per davvero e questa cosa mi ha fatto decisamente piacere”.

Com’è stato il primo impatto con questa nuova realtà?
“Buono, decisamente. La città mi piace, così come mi piace molto il sistema di gioco. Spero di lavorare bene e poter migliorare, giorno dopo giorno”.

Il sistema-Bennet, quello in cui tanti giocatori avranno la palla in mano con il compito di creare per i compagni, favorirà un giocatore completo come lei (12.1 punti, 42.9% da fuori, 4.0 rimbalzi, 3.3 assist e 1.5 recuperi nell’ultima stagione)?
“Penso di sì, nel senso che a me piace davvero fare di tutto, ho sempre giocato così. Inoltre abbiamo una squadra piena di giocatori capaci di fare tante cose diverse e credo che questo sia un vantaggio. Penso anche che abbiamo un ottimo allenatore, che capisce molto bene la pallacanestro, la studia e la sa anche insegnare, ci sono tutte le condizioni per fare molto bene”.

Parliamo della sua esperienza al college, Ohio State.
“Prima di tutto il college è una grande opportunità, soprattutto perché ho fatto parte di un ottimo ateneo e di una squadra competitiva. Mi sono divertito. La cosa più importante, però, è che mi sono laureato, in marketing. Mi sono anche infortunato, a fine 2008, perdendo quasi una stagione intera a causa di una frattura al piede sinistro. Ma sono tornato più forte di prima”.

Adesso però si passa ad altro. Per esempio l’Eurolega: la possibilità di giocare questa competizione ha pesato nello scegliere Cantù?
“È stata un fattore. L’Eurolega è una grande competizione, così come lo è il campionato italiano. So che è una grande esperienza da fare, che mi permetterà di viaggiare molto. Andremo in Grecia, in Spagna, in Francia, e non vedo l’ora. Prima di venire qui in Europa ho parlato con tanti giocatori che sono passati anche in Italia, come Scoonie Penn, Chris Jent, Othello Hunter ed Earl Boykins, e tutti mi hanno dato consigli importanti per vivere al meglio questa mia esperienza canturina”.

Il primo impegno, però, è la Supercoppa contro la Montepaschi Siena, che in Italia vince tutto da anni. Come la vede?
“Ho sentito che sono forti. (sorride, ndr) Me ne hanno parlato, so che Siena è una grande squadra, ma non avendola ancora vista in campo non so bene cosa aspettarmi. Lo scoprirò molto presto”.

Cantù, tra l’altro, ha tantissima storia e vive anche delle sue rivalità: quella contro Milano, per esempio, che si attrezza per tornare a vincere dopo essere uscita in semifinale proprio contro la Bennet nello scorso campionato.
“Me l’hanno già detto: qui i tifosi ripetono sempre che vogliono battere Siena e Milano, soprattutto. Cercheremo di accontentarli.”.

A proposito di cose inaspettate. Lei è di Cleveland, era tifoso dei Cavs di LeBron James? E la sua “Decision” l’ha stupita?
“Sì, sì, ero un tifoso di LeBron James, come facevo a non esserlo? Quanto alla sua scelta di lasciare i Cavs per Miami, beh, da tifoso ero un po’ triste e deluso, ma lui ha fatto una scelta sportiva, è andato là per cercare di vincere, e dopo tutto questa decisione spettava solamente a lui. Ha deciso quello che ha ritenuto migliore per sé, non c’è molto da aggiungere”.

Sempre a proposito di Nba, il prolungarsi della serrata dei proprietari sta convincendo molti giocatori a scegliere l’Europa, anche se “a tempo”. Voi vi troverete di fronte Nicolas Batum in Eurolega. Cosa ne pensa?
“Semplice, i giocatori vogliono fare quello per cui lavorano, cioè giocare. Dal mio punto di vista dico: bene, più siamo e meglio è, vorrà dire che il livello sarà ancora più alto”.

Che tipo è, lei fuori dal campo?
“Oh, niente di particolare: mi piace mangiare e dormire. (sorride, ndr). Per il resto sono una persona molto semplice: mi piace fare shopping e giocare ai videogame. Quali? Basket e football, soprattutto”.