Sakota al tiro. Ciamillo

Il dramma di quel maledetto 25 aprile 2010 rimarrà negli occhi per tutta la vita. Dusan Sakota ha vinto la sua partita vera nascendo due volte. A Teramo, durante uno scontro di gioco, aveva rischiato di morire per una lesione allo stomaco di una gravità e di una casualità rare. Da allora ci sono stati tre interventi, il coma, l’asportazione di parte dell’intestino e una ripresa lenta e graduale, durissima. L’ala venticinquenne serbo di passaporto greco, figlio di un allenatore di successo – Dragan, ex Fortitudo – ce l’ha fatta con tenacia, è ritornato in campo: il 27 settembre inizierà la stagione con il Telenet Basket Ostenda, dalla Fiba Cup. “Qui mi sento il benvenuto – le parole di Sakota -, mi hanno mostrato fiducia dopo tutto quello che è successo. Questo è stato il punto chiave della mia scelta perchè mi ha dato grandi motivazioni il fatto di combattere per persone che hanno creduto in me, e dimostrare loro che avevano preso la decisione giusta. Tanti dei miei compagni sono serbi, siamo in cinque, quindi ci divertiamo un sacco! Sono felice per come è iniziata questa avventura, non solo riguardo le partite, ma anche per come stanno andando gli allenamenti. Non sapevo cosa aspettarmi da me stesso dopo 15 mesi senza giocare, ma ho lavorato veramente duro in estate e sono venuto qui motivatissimo a combattere per questa squadra”.

Ha avuto paura di rifarsi male nelle prime partite?
“Onestamente no, mai. Dal primo secondo ho iniziato a giocare, mi sentivo come se avessi smesso il giorno prima! Ma me lo aspettavo, è molto difficile per me avere paura dopo quello che ho passato”.

Corre qualche rischio?
“Credo di no. Le ecografie ed i vari esami svolti prima della preparazione hanno mostrato che ho recuperato al 100% e che non c'è più alcun pericolo! Non penso che i dottori si preoccupino più per me che per altri giocatori. Direi che una volta visto il mio ritorno in campo ed il mio giocare normalmente, non ci siano ulteriori dubbi! Ho messo il passato alle spalle ed ora mi sento al 100%, e ritengo che loro ragionino allo stesso modo”.

Una foto di Sakota della stagione 2009/10. LChiabotti

Ha mai temuto di non potere più riprendere a giocare?
“Quando ti accadono vicende del genere, automaticamente dai una priorità a tutto, non hai tempo o voglia di pensare a ciò che accade. Non ho pensato alla pallacanestro per un bel po', ho solo sperato di guarire ed essere in grado di mangiare e vivere normalmente. Una volta ottenuto questo, e dopo aver ricominciato gradualmente ad allenarmi con qualche corsetta e i pesi, ho capito che tornare a giocare sarebbe solo stata una questione di tempo”.

Si è sentito abbandonato da Pesaro?
“Non mi sono sentito abbandonato dalla gente di Pesaro o dalla città e mai lo sarò per il resto della mia vita, perchè sento enorme affetto nei miei confronti. Mi sento abbandonato da chi ha costruito il roster di quest'anno, perchè sono stati coloro che mi hanno voltato le spalle quando era il momento di darmi una risposta onesta. Non mi aspettavo certo mi firmassero quando non ero ancora pronto, in tutta la mia vita non ho mai elemosinato un posto di lavoro e mai lo farò. Avrebbero però potuto essere chiari a giugno quando ero ancora a Pesaro ad allenarmi, specialmente quando sapevano di avere i soldi per firmare un nome cosí altisonante come Jumaine Jones ed invece mi dicevano "aspetta, vedremo, non lo so". Non mi hanno nemmeno chiamato per congratularsi dopo che ho firmato ad Ostenda”.