Distorsione alla caviglia: ecco gli sport più a rischio e come affrontarla

In ambito sportivo, quello della distorsione alla caviglia è ormai un tema comune a tutti gli sportivi. Si tratta di uno degli infortuni più frequenti nel mondo dello sport, ma?non va sottovalutato e soprattutto va gestito nel modo giusto, con una riabilitazione adeguata e con una prevenzione altrettanto adeguata.

"Gli sport più a rischio di traumi distorsivi sono il basket e la pallavolo. Nel basket può capitare di atterrare sul piede di un avversario e di scivolare in inversione, allo stesso modo nel volley un atterraggio sbagliato può causare la distorsione. Sono molto comuni anche le recidive: un atleta, ma anche uno sportivo comune, spesso ha fretta di tornare in campo, e quindi non completa bene il percorso riabilitativo, esponendosi così a un alto rischio di recidiva, dovuto a un’instabilità residua. Più recidive nel tempo obbligano a ricorrere a dei tutori, che però non proteggono dalla microinstabilità della caviglia che può portare a danni artrosici e conseguente rischio aumentato di artrosi della caviglia. Basket e pallavolo sono gli sport in cui più spesso si hanno delle distorsioni, e in cui più spesso in ex atleti si manifesta un’artrosi della caviglia”.

Quindi in che modo si può prevenire una distorsione alla caviglia??
“Il primo modo è capire come funziona la caviglia, che non ha bisogno di più forza per essere più ‘al sicuro’ ma ha bisogno di?maggiore propriocettività, ovvero la capacità di percepire e riconoscere lo stato di contrazione dei propri muscoli. Per questo, bisogna allenare la caviglia all’imprevedibile, all’instabilità. Ricordiamo che il cervello dedica più neuroni alla sensibilità del distretto piede-caviglia rispetto a quella della mano: se capiamo che il nostro piede è un organo di senso capiamo anche che la prima delle prevenzioni non è avere dei muscoli più forte, ma avere questi sensori maggiormente allenati. Quindi, sono importanti delle sedute di allenamento dedicate alla propriocettività, ad esempio su tavolette o appoggi instabili, sono fondamentali per gli sportivi non solo per lavorare sulla caviglia una volta infortunata, ma anche per prevenire eventuali distorsioni”.

Per quanto riguarda la chirurgia, in caso di lesione legamentosa, quando è necessaria?
?“Non è sempre necessaria. La caviglia è un’articolazione congruente, quindi, intrinsecamente stabile. Il legamento più noto della caviglia, perché più frequentemente refertato come lesionato si definisce “legamento peroneo-astragalico anteriore”. Si tratta di un complesso legamentoso che ha la capacità di produrre delle cicatrici e degli inspessimenti della capsula che compiono la funzione del legamento. In questo caso, come detto prima, non è un polpaccio o un muscolo più forte a fare la differenza, ma si lavora con la ginnastica propriocettiva per evitare ulteriori recidive. Ciò che porta invece alla chirurgia è la costante instabilità della caviglia, che si traduce in traumi distorsivi multipli e frequenti anche nella vita reale, camminando su un terreno irregolare o mettendo una scarpa col tacco. Tutto questo ha dato una consapevolezza diversa nella gestione del problema. Una diagnosi precoce fa la differenza. Un conto è gestire un singolo trauma distorsivo, un altro è dover gestire diverse recidive, perché bisogna porsi delle domande: i legamenti sono integri? C’è un danno cartilagineo? In questo caso la chirurgia ha due obiettivi: risolvere il problema dell’instabilità della caviglia e soprattutto prevenire un problema molto più grave come l’artrosi della caviglia”.