Due discipline diverse, ma simili in alcuni aspetti fisiologici. Tre storie di campionesse, compresa quella della norvegese
¡°La fatica non ¨¨ mai sprecata: soffri ma sogni¡±. Lo diceva Pietro Mennea, velocista monumento dello sport italiano. Sensazione, stato mentale, filosofia di vita. Quella che rende gli atleti simili, li accomuna. A volte ¨¨ solo questione di approccio, la tecnica viene dopo. Come per sci di fondo e corsa su lunghe distanze. Due discipline aerobiche diverse ma vicine, dove il fisico ¨¨ spinto al limite. Si chiama cross training, una ¡®contaminazione¡¯ di allenamenti ed esercizi, che in questo caso migliorano tono e capacit¨¤ cardiopolmonare, aumentando resistenza, equilibrio e coordinazione. Inoltre, usando catene muscolari diverse, si evitano logorio e infortuni. Svantaggi? Lo sci di fondo praticato per lungo tempo pu¨° imballare le gambe quando si torma a correre. Ma c¡¯¨¨ chi ha tratto benefici da questa alternanza.
La vispa Therese?
¡ª ?Quattordici successi mondiali, tre Coppe del mondo generali, quattro di distanza. Pechino 2022 l¡¯obiettivo annunciato, la ventiquattresima edizione delle Olimpiadi invernali. Alla ricerca della medaglia d¡¯oro individuale, unico trofeo non presente in bacheca. Classe ¡¯88, 162 cm di potenza e rabbia agonistica, quando Therese Johaug pattina con quella frequenza non ce n¡¯¨¨ per nessuna. Una furia, che rifila alle avversarie distacchi abissali. Ma anche con la neve sciolta il motore ¨¨ notevole. Il contesto ¨¨ di fatica, ovviamente: atletica leggera, specialit¨¤ dei 10.000 metri su pista. Come dichiarato all¡¯emittente norvegese Nrk, li corre ad agosto 2019 per la prima volta dopo 11 anni. L¡¯occasione ¨¨ il Campionato nazionale di Hamar, il risultato clamoroso: 32¡¯20¡±87 e record della manifestazione, senza punti di riferimento, talmente pi¨´ forte delle rivali da doppiarle e rifilare alla seconda classificata quasi due minuti e mezzo. Giugno 2020, altra prestazione monstre. Stavolta agli Impossible Games di Oslo: 31¡¯40¡±69 e quarto crono nazionale di sempre, grazie all¡¯aiuto di una lepre luminosa, luce sul cordolo che tiene il ritmo chiesto dall¡¯atleta.
Non ¨¨ finita. L¡¯8 maggio 2021, dopo aver dominato la stagione come fondista, ci riprova. Qualcuno la spinge verso quel limite minimo per le Olimpiadi di Tokyo, fissato a 31¡¯25¡±, per una doppia partecipazione - estiva ed invernale - che avrebbe del clamoroso. Sulla carta la sfida ¨¨ con la connazionale Karoline Bjerkeli?Grovdal, ma i 25 giri del Bislett Stadium fanno capire che non c¡¯¨¨ partita: 30¡¯50¡± per il bronzo europeo di Amsterdam 2016, che vola in Giappone. Mentre la Johaug, che agita le braccia e respira in modo rumoroso, chiude in 31¡¯33¡±, a soli 8 secondi dal pass per i Giochi. Una beffa, che per¨° non la turba. Felice, si gode il nuovo personal best (senza scarpe chiodate) e gi¨¤ prepara la sciolina per il suo skating irresistibile. Ma a fine carriera ha un sogno da realizzare, come dichiarato al quotidiano Dagbladet: correre la maratona.
Meglio in due?
¡ª ?Dalla Norvegia al Canada. Non ¨¨ certo il fenomeno Johaug, ma Anne-Marie Comeau mostra determinazione e testa. Studi in Ragioneria, fissa un obiettivo e lo insegue. Anche per lei l¡¯appellativo di interprete della fatica: dallo sci di fondo - con debutto in Coppa del mondo a soli 16 anni ¨C al podismo, per il quale mette da parte neve e racchette per due stagioni. Un periodo che alla ventiquattrenne di Quebec City serve per capire: il doppio impegno ¨¨ realizzabile, c¡¯¨¨ sintonia tra le specialit¨¤. Nel 2017 torna alla disciplina invernale, sotto lo stemma della foglia d¡¯acero disputa prima la Nor-Am Cup, seguita dalla rassegna iridata a Lathi, in Finlandia. Fino alle Olimpiadi di Pyeongchang 2018, in Corea del Sud, concluse con un 48¡ãposto nello skiathlon. Poi l¡¯atletica la rapisce: 33¡¯20¡± sui 10km, 1h13¡¯56¡± nella mezza, 2h41¡¯10¡± in maratona, realizzato il 24 novembre 2019 a Philadelphia. Il 2020 la distanza viene ridotta a 3000 metri. 9¡¯28¡±67 sui sette giri e mezzo di campo. Non male, per una che aveva sempre lamentato una ridotta velocit¨¤ di punta ed era stata costretta ad allungare la distanza per fare la differenza. Una variabilit¨¤ negli allenamenti che ben si sposa con la versatilit¨¤ del suo fidanzato, il triatleta canadese Jean-Philippe Thibodeau. E gareggiare insieme diventa uno stimolo pi¨´ dolce.
Oltre le barriere?
¡ª ?Sesso debole? Stereotipo piatto, parte del nostro modo di parlare che contamina societ¨¤ e sport. Ma non ditelo a Courtney Dauwalter, trentaseienne statunitense che di professione fa l¡¯ultrarunner e spesso arriva davanti a molti colleghi maschi. Il palmar¨¨s? Classiche blasonate, come Javelina Jundred (100 km), Moab 420 (383 km), Big Dog¡¯s Backyard Ultra (160 km), Western States Endurance Run, Ultra-Trail du Mont Blanc (170 km e 10.000 metri di dislivello), Tahoe 200 (321 km). Inizia con il calcio, per emulare i due fratelli. Sapete quale sport pratica durante gli studi universitari in Biologia? Lo sci di fondo. ? l¨¬ che scatta qualcosa, inizia a flirtare con fatica e tenuta mentale. La maratona ¨¨ il passo successivo, la prima ultra - nel 2011 - quello definitivo. Trova la sua dimensione, lascia il lavoro da insegnante di scuola media e superiore per dedicarsi al running su lunghe distanze. ¡°? stato difficile catturare davvero questo sport. E non ho ancora finito di imparare¡±, racconta in una lunga intervista del 2019 alla rivista Skialper. Strano, se detto da una che nel 2018 ha vinto 9 delle 12 gare a cui ha partecipato ed ¨¨ in doppia cifra per quelle concluse al primo posto assoluto. Si definisce ¡°curiosa di quello che il nostro corpo pu¨° fare¡±. Ha deciso di esplorarlo, correndo spesso con maglie e pantaloncini larghi in stile basket e liberando la mente, senza pensare allo sforzo. Al massimo, tra i suoi pensieri, c¡¯¨¨ la birra che la attende al traguardo. E di una cosa ¨¨ certa: ¡°Pi¨´ le gare diventano lunghe, pi¨´ uomini e donne si trovano a competere su un terreno paritario¡±. Provate a parlarle di gender gap¡
? RIPRODUZIONE RISERVATA