Se la prima vista del lago di Garda era a costo zero, perch¨¦ ci siamo partiti proprio a due passi e ci ha accompagnato per vari chilometri, la seconda ¨¨ carissima. Al ristoro numero quattro faccio l'errore madornale di pensare ¡°ormai ¨¨ finita¡± e quello che regalo ai volontari rifiutando il panettone che mi offrono, finisce per essere l'ultimo prima di quello, sfinito, al traguardo. Fra i due sorrisi ci corrono 15 chilometri: distanza che per molti ¨¨ quasi una formalit¨¤, uscendo di casa per allenarsi in una bella serata di primavera, ma che fa tutto un'altro effetto con gi¨¤ 45 chilometri nelle gambe. Soprattutto se, alla salita pi¨´ o meno descritta dall'altimetria, si aggiungono due ¡°dentini finali¡±, assolutamente micidiali. All'inizio del primo, gli organizzatori, con una certa dose humor nero, hanno attaccato un cartello con scritto ¡°adesso puoi iniziare a piangere¡±. Io per fortuna non ho ancora finito tutte le energie, e nonostante il mio cuore sia attorno ai 300 battiti al minuto, non piango quasi per niente, neanche quando i volontari sulla cima del Monte Biaina, quello da dove si rivede il Garda, mi dicono che non sanno dove sia il ristoro successivo. Rischio di piangere invece a 5 km dalla fine, quando non ne ho proprio pi¨´ e una vocina maligna dentro di me mi dice di fermarmi l¨¬, magari per sempre. Ma non si pu¨° mica fermarsi cos¨¬ vicino alla fine, e allora in qualche modo arrivo, nonostante, negli ultimi 3 chilometri fra gli olivi, gli organizzatori abbiano fatto di tutto per farci arrivare in fondo distrutti, riuscendoci perfettamente.
Dario Pedrotti?
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