Kipchoge e Cheruiyot, padroni senza record. E Mo Farah per ora è un rebus

I due keniani volano a Londra, ma non a sufficienza da stabilire i nuovi primati del mondo: ci riusciranno?

[tps_title]PROTAGONISTI[/tps_title]

Maratona di Londra, grandi numeri e grandi emozioni. Hanno tagliato il traguardo in quasi 39 mila podisti, ma per primi sono arrivati al traguardo i due nuovi?padroni?della maratona mondiale. Il monarca maschile è Eliud Kipchoge, classe 1984, una sorta di cyborg del mezzofondo prolungato e del fondo mondiale; campione del mondo sui 5000 nel 2003 a Parigi a soli 19 anni al termine di una volata vietata ai deboli di cuore. I suoi paggetti sul podio ? Hicham El Guerrouy e Kenenisa Bekele, attuali primatisti mondiali di tutte le distanze su pista dai 1500 ai 10.000 metri, esclusi i 3000 piani ed i 3000 siepi. Poi la conversione in maratoneta quasi imbattibile a partire dal 2013 (Amburgo): dieci gare, nove vittorie ed un solo secondo posto, con la gemma del titolo olimpico di Rio de Janeiro e come ciliegina sulla torta il reclamizzatissimo e futuristico Breaking 2 Hours del 2017 all’autodromo di Monza.

La regina femminile, classe 1983,? è invece Vivian Cheruiyot, anche lei come Kipchoge reduce da una straordinaria carriera in pista fra 5000 e 10.000 metri. Cifre da collezione: un oro, due argenti ed un bronzo olimpico, quattro titoli ed un argento mondiale. Arrivata alla maratona soltanto 12 mesi fa, ancora a Londra, con un quarto posto in 2h23:50.

(Continua nella prossima scheda)

[tps_title]IL PRIMATO DEL MONDO[/tps_title]

I due vincitori, Eliud con 2h04:17 e Vivian con 2h18.31, hanno entrambi realizzato tempi straordinari, ma ancora abbastanza lontani dai rispettivi primati del mondo di Denis Kimetto (2h02:57) e Paula Radcliffe (2h15.25). Inutile sottolineare che per arrivarci occorrono condizioni climatiche perfette, non certo i 23 gradi con cui si è corsa la maratona di Londra (record assoluto nella storia di questa corsa) con il via dato solo alle ore 10.30 del mattino. Caldo a parte, l’attacco al primato del mondo maschile c’è stato eccome, con una prima mezza maratona da lustrarsi gli occhi: 13.48 (5km), 28.19 (10 km), 43.05 (15 km), 61.00 (21km097), 1h27.24 (30km). Media 2.55 al km! Poi però è arrivata la flessione con il quarto parziale di 10 km in 30.08, che anche per un atleta di alto livello sarebbe un ritmo da leccarsi i baffi ma non però per poter attaccare il primato del mondo. Il transito di Kipchoge al km 40 in 1h57.35 anticipava il fallito attacco al mondiale; anche gli ultimi 2195 metri corsi in 6.42, cioè percorsi a poco più di 3 minuti al chilometro, confermavano il rallentamento negativo per andare alla caccia del primato mondiale.

(Continua nella prossima scheda)

[tps_title]RECORD DA LABORATORIO[/tps_title]

Certamente in condizioni ottimali, magari anche con un avvio meno violento, Kipchoge sembra l’uomo destinato a migliorare il primato mondiale di Dennis Kimetto, ma non parliamo di attacco al muro delle due ore, che scientificamente potrebbe anche essere realizzato, Monza docet, ma soltanto potendo decidere luogo, percorso, orario di gara, rifornimenti liberi ed utilizzo di lepri a rotazione per tutti i 42 km e 195 metri. Facendo quindi qualcosa di extra che al momento gli attuali regolamenti dell’atletica non permettono.
PAULA RADCLIFFE La vittoria di Vivian Cheruiyot nel grande crono di 2h18.31, ha avuto questi parziali: 16.15 (5km), 32.53 (10km), 49.18 (15km), 1h05.31 (20 km), 1h08.56 (21km 097), 1h21.56 (25km), 1h38.19 (30km), 1h54.48 (35 km), 2h11.08 (40 km) e 7.23 nei 2 km 195 metri finali.

Numeri che non possono?che farci rimanere ancor più stupiti dalla grandezza del primato del mondo realizzato nel 2003 da Paula Radcliffe, che avrà pure avuto il fondamentale supporto delle lepri maschili (così come la Cheruyiot tralaltro), ma che all’atto pratico, pur in situazioni metereologi che migliori, ha corso tre minuti e 6 secondi più velocemente della campionessa keniota.

Volendo scomporre le due gare in quattro frazioni di 10 km, la Radcliffe ha corso 4 volte in 32.10 (3.13 al km) contro i 32.47 (3.17 al km) della Cheruiyot: al momento siamo ancora su due pianeti diversi.

(Continua nella prossima scheda)

[tps_title]L'APPRENDISTA[/tps_title]

Comunque sia, un giudizio più attendibile su quanto possa migliorarsi sul piano cronometrico la campionessa keniota sulla maratona deve essere rimandato a fine 2019/2020; in fondo quella di Londra era soltanto la sua terza gara sulla distanza. Promosso certamente con il distinto , ma non ancora con la lode, anche un altro grande apprendista della maratona: il plurititolato britannico Mo Farah, terzo in 2h06:21, nuovo record nazionale. Per lui una sorta di esordio assoluto dopo la gara-test del 2014 conclusa in 2h08.14. Con la sua dispendiosa meccanica di corsa, potrà mai in futuro l’ex allievo di Alberto Salazar diventare un potenziale primatista mondiale della maratona? Nonostante le grandi qualità dell'oro olimpico e mondiale dei 5000 e 10.000 metri, la costruzione di una nuova meccanica di corsa, più economica ed adatta alla maratona, ci pare piuttosto complicata da realizzare. Qualche anno fa anche Haile Gebrselassie aveva avuto gli stessi problemi, poi risolti grazie anche ad una complessione fisica ed un’ agilità molto diversa da quella del fuoriclasse britannico.