RUNNING
La tragedia: perch¨¨ succede? Proviamo a trovare le cause
Come non confrontarsi con quanto ¨¨ avvenuto nel mondo del running italiano in poche ore: due morti sono davvero troppe e troppe sono le domande che ciascuno di noi potrebbe porsi. La prima ¨¨ sicuramente l'unica a cui, per ora, non ¨¨ dato rispondere: "quale ¨¨ stata la causa?"
La causa potr¨¤ essere scientificamente individuata solo attraverso gli esami autoptici. Per ora non si pu¨° che restare nel campo delle ipotesi.La morte improvvisa pu¨° insorgere per cause extra cardiache (es. emorragia cerebrale) oppure per arresto cardiaco (fibrillazione ventricolare tipica causa di carattere elettrico).?Ci si pu¨° trovare di fronte a patologie mai intuite o riscontrate oppure di fronte a segnali non colti dall'individuo. Innumerevoli segnali.?Persino le situazioni contingenti possono aver creato la condizione per l'evento drammatico: ¨¨ questo il caso della miocardite post influenzale.
Non sottovalutare i "dolorini"
Quante volte parliamo del fatto che un atleta maggiormente allenato sia meno esposto a determinati rischi ed ¨¨ sempre vero, anzi non sempre, quasi sempre. Questo "quasi" rappresenta la mancanza di sensibilit¨¤ che insorge nell'atleta pi¨´ allenato, quello abituato a convivere con la pressione ed il dolore durante la prestazione fisica, quello che di fronte a sensazioni negative si concentra, soprassiede e punta dritto al traguardo perdendo la sensibilit¨¤ di riconoscere il pericolo, anche quello fatale.?Inoltre il sovrallenamento pu¨° essere causa di ipertrofia che si associa alla comparsa di aree di fibrosi, presupposto per l'insorgenza di aritmie fatali.
Ma ¨¨ possibile che durante l'evento sportivo il runner possa accorgersi di questi segnali? La verit¨¤ ¨¨ che questa evenienza e' piuttosto infrequente, quasi impossibile. Durante la performance sono troppi i condizionamenti personali da consentire una autoanalisi lucida di ogni campanello d'allarme.
L'attenzione andrebbe riposta invece nei periodi di allenamento in preparazione dell'evento, magari nelle ore che seguono le sedute di allenamento.
L'atleta in quel caso pu¨° avvertire extrasistole, fiato corto, diminuzione della performance, malessere generale, mal di stomaco, nausea e sudorazione.
Sono tutti campanelli di allarme che dovrebbero riportare il runner ad una visita con il medico dello sport a prescindere la periodo di idoneit¨¤ riportato sul proprio certificato.?Non ¨¨ tutto.?Anche durante l'esecuzione della visita il runner avverte pressione e "vuole correre troppo" o "vuole troppo correre" dimenticando di setacciare nelle proprie esperienze per cercare l'insorgere di questi sintomi e comunicarli al medico dello sport. Al contrario, lo sportivo cerca di non insinuare il sospetto nel medico per ottenere con pi¨´ facilit¨¤ il "lasciapassare". E' un errore grossolano ma frequente.
Torniamo convulsamente ai casi in esame. Ci chiedono se l'utilizzo del cardiofrequenzimetro possa essere d'aiuto per leggere il segnale di pericolo. Sfortunatamente no: si tratta di strumenti che non saprebbero riconoscere una aritmia importante e, al contrario, potrebbero ingannare chi ne leggesse le frequenze percepite.?Ci si concentra sulle possibili cause e prevale l'idea di quelle di origine elettrica.
Vista la tempestivit¨¤ degli interventi un arresto cardiaco legato a una fibrillazione ventricolare sarebbe stato probabilmente recuperabile mediante l'uso del defibrillatore, mentre un infarto miocardico importante o massivo legato ad una anomalia congenita (genesi anomala delle coronarie o di un ponte miocardico) sarebbe pi¨´ difficilmente recuperabile nell'immediato.
Si tratta di cause spesso legate alla temperatura corporea, indotta certo dal primo caldo di stagione o magari da una mancanza di rifornimento (si deve bere al rifornimento anche senza essere assetati). La concomitanza tra ipertermia ed aritmia conducono a conseguenze incontrollabili.
Come e quanto si pu¨° evitare tutto questo?
Da un lato il medico deve cercare durante la visita di creare situazioni simili: pi¨´ alta sar¨¤ la frequenza raggiunta nel test e maggiore sar¨¤ il numero di informazioni a disposizione dello specialista. Dall'altro lato l'atleta deve saper instaurare un rapporto di fiducia con il medico dello sport, deve monitorare le proprie sensazioni e descriverle puntualmente in fase di anamnesi. Sono moltissime le vicende che possono influire sul nostro fisico: ¨¨ necessario confrontarsi con il medico sulle proprie sensazioni particolari anche se non ci si trovi sotto scadenza della propria idoneit¨¤.
Tutti i comportamenti corretti, va detto, possono aiutare a ridurre fortemente i rischi ma sicuramente non li possono azzerare. Si consideri che le visite di screening hanno ridotto dal 36% al 3% l'incidenza della cardiopatia ipertrofica come causa della morte improvvisa degli atleti, ma ¨¨ pur vero che a latere di detta patologia ne esistono altre in cui l'evento fatale pu¨° essere la prima manifestazione della malattia stessa.?Anche di fronte a queste tragedie quindi serve la lucidit¨¤ per capire che allora no, non conviene fermarsi nella vita per ridurre il rischio di morte improvvisa: essa insorge con pi¨´ frequenza nel soggetto sedentario.?Questo ¨¨ un fatto scientificamente provato.
Equipe di Medicina dello Sport
Delta Medica
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