Specializzato in lunghissime distanze, Mastrotto ¨¨ uno degli atleti di punta del team La Sportiva e ora punta l'Utmb di fine agosto
Non aveva mai corso in vita sua Roberto Mastrotto. Ha cominciato a 26 anni, nel 2014, per perdere qualche chilo di troppo e rimettersi in forma. Ora ¨¨ uno degli ultra trail runner italiani pi¨´ forti. Nel tempo libero dal lavoro di ingegnere meccanico per un'azienda che produce macchine e impianti per aziende farmaceutiche corre per il team La Sportiva e mai avrebbe immaginato che da quei 5 km corsi un po' per gioco con qualche amico sarebbe nata una storia d'amore cos¨¬ intensa con la corsa. "Avevo smesso di praticare sport da 2-3 anni ed ero un po' ingrassato. Pesavo 82 kg per 1,68 metri d'altezza e non mi sentivo bene. Per rimettermi in forma, avevo cominciato ad andare in palestra e, un pomeriggio, con un gruppo di amici decidemmo di provare a fare una corsetta di 5 km sulla pista ciclabile. Da quel momento, nelle settimane successive, non ¨¨ passato giorno che non mettessi le scarpe da running e uscissi per una corsa. ? stato un colpo di fulmine".?
SEMPRE DI PI?
¡ª ?E cos¨¬, nel giro di un mesetto, Roberto corre la prima mezza maratona e si lascia sempre pi¨´ trasportare dal flow della corsa. "Non riuscivo pi¨´ a farne a meno, tanto che, dopo appena tre mesi, mi sono ritrovato iscritto alla mia prima gara in montagna, la Durona Trail (a due passi da casa sua, nel vicentino). Nella mia incoscienza, non avevo la pi¨´ pallida idea di cosa significasse correre con 3.200 metri di dislivello positivo. L'ho preparata correndo un altro lungo in montagna, la Cortina-Dobbiaco, ma la gara era pianeggiante e io assolutamente inesperto per capire che sono due cose completamente diverse". Sorride, seduto a un tavolino dell'Hotel de la Poste di Cortina, qualche ora prima di partire per la 120 km (con 5.800 metri di dislivello positivo) della La Sportiva Lavaredo Ultra Trail, mentre tanti passanti lo salutano e gli fanno l'in bocca al lupo per la gara e lui ricorda quell'impaccio del neofita di talento. "In qualche modo l'ho portata a termine, faticando come non avevo mai fatto prima di allora, ma quella gara ¨¨ stata determinante per capire che il trail running era meraviglioso e che, per gareggiare a un buon livello, serviva un allenamento adeguato".?
AUTODIDATTA
¡ª ?Mastrotto, dunque, tra un manuale di meccanica e uno di fluidodinamica, legge i primi libri sulla corsa e l'allenamento, da portare avanti rigorosamente dopo il lavoro. "Mettere le scarpe da running e uscire per una corsa ¨¨ il miglior modo che conosco per scaricare le tossine di una giornata di lavoro, lasciare andare la mente e ritrovare la necessaria serenit¨¤ per ricominciare la routine il giorno successivo". Durante la settimana, nella maggior parte dei casi, le corse sono in citt¨¤ o comunque in pianura. Le salite e le discese arrivano prevalentemente nel weekend. "Non appena ho la possibilit¨¤, parto per qualche luogo di montagna e faccio i miei lunghi sui sentieri, non necessariamente a ritmi elevati ma, per dirla in gergo, a 'ravanare' tra rocce e roccette". Tutto sempre e solo da autodidatta, a rappresentare un legame estremamente identitario con la disciplina che non vuole sia condizionato da altre persone: "Ho provato ad avere un allenatore, ma le cose non sono andate come speravo. Non voglio che le mie performance siano condizionate da quanto ho seguito o meno i consigli di un'altra persona. Voglio ascoltare il mio corpo, imparare dai miei errori e continuare a crescere cos¨¬".?
LA CRISI
¡ª ?Un rapporto intimo con la corsa, comune a tantissimi trail runner. Un rapporto capace di contribuire a superare i momenti di crisi, inevitabili soprattutto nelle gare molto lunghe. "Ricordo la mia prima CCC (100 km con 6.100 metri di dislivello positivo, ndr) dell'Ultra Trail du Mont Blanc: era il 2016, correvo da un paio d'anni ed era la prima gara importante a cui partecipavo. L¨¬, probabilmente, ho vissuto il momento pi¨´ difficile finora. A una ventina di chilometri dall'arrivo ho finito la benzina e mi sono ritrovato sul lettino dell'infermeria. Mi hanno coccolato, mi hanno curato e ho anche fatto un riposino di mezz'ora. Poi, quando i valori sono rientrati nella normalit¨¤, i medici mi hanno detto: 'Se ci tieni a finire la gara, ora puoi ripartire'. Sono ripartito e sono arrivato a Chamonix alle 4 del mattino, ben pi¨´ tardi di quanto mi aspettassi alla vigilia. Non c'era nessuno in centro, solo la mia fidanzata ad aspettarmi e lo speaker che stava per addormentarsi. Ma il mio pensiero era: 'Quando mi ricapita?'". In realt¨¤ l'ha corsa anche i due anni successivi, con risultati sempre migliori e quest'anno, a fine agosto, correr¨¤ la gara regina dell'Utmb, la 170 km con 10mila metri di dislivello positivo. Una gara per supereroi del trail running. Come lui.
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