L¡¯ultimo libro di Luigi Nacci nasce camminando in una terra di confine senza confini, un itinerario sentimentale tra il mare e il Carso
Racconta Paolo Rumiz che quando la maestra gli consegnava un tema accompagnato dall¡¯ennesimo brutto voto lo commentava cos¨¬: ¡°E¡¯ scritto coi piedi¡±. E lui non soffriva per il mortificante giudizio riservato al suo componimento, ma esattamente per l¡¯opposto: ¡°Mi dispiaceva che i miei piedi, cos¨¬ nobili e importanti, venissero associati a un lavoro fatto male...¡±. Perch¨¦ - in effetti - scrivere coi piedi ¨¨ un¡¯arte, che trova la sua massima espressione in chi calpesta a passo lento il territorio per rivelarne la sua storia e la sua vera identit¨¤.

ITINERARIO SENTIMENTALE - Luigi Nacci - come Rumiz - maneggia quest¡¯arte con sapienza ed esperienza, usando da anni il cammino lungo i sentieri del mondo come strumento di ricerca, di comprensione e - poi - di narrazione. Trieste selvatica, il suo ultimo libro pubblicato da Laterza, ne ¨¨ la prova pi¨´ recente e, forse, meglio riuscita. Non un saggio ma un ¡°itinerario sentimentale¡± (scritto camminando, ¡°passandosi la borraccia¡±) nella terra in cui ¨¨ nato (un po¡¯ per caso) e che percorre da anni da solo o accompagnando gruppi di viandanti come lui.

IL CARSO - C¡¯¨¨ Trieste, naturalmente, ma anche tutto il Carso arido e aspro che la circonda, la ¡°scabrosit¨¤ del calcare¡± (per dirla con il murgiano Tommaso Fiore) che qui ¨¨ terra di confine senza confini, da sempre luogo di commistione e convivenza, testimonianza naturale di spazio ¡°aperto¡± in un¡¯epoca in cui le barriere sono bandiere da sventolare. ¡°Non riesco a comprendere la fatica profusa dagli uomini per fissare un confine. Se camminando penso alla teoria del ¡®confine naturale¡¯ la rabbia si impossessa letteralmente delle mie gambe¡±.
LA MARCIA DEGLI ZAINI - Quello raccontato da Nacci ¨¨ un luogo di contaminazioni, dalla ¡°natura ibrida¡±, popolato da sempre da ubriaconi e profughi, assassini e contrabbandieri, contadini senza terra e poeti maledetti. ¡°Non ci sono barbari al di l¨¤ del confine, non c¡¯¨¨ confine, noi siamo il confine, noi siamo i barbari¡±. E¡¯ per questo che un giorno di tre anni fa, quando un¡¯amministrazione cieca vietava la citt¨¤ a mendicanti e homeless, fino a impedire l¡¯uso delle panchine, Nacci organizz¨° su due piedi (¨¨ proprio il caso di dirlo) la Marcia degli Zaini, chiamando i triestini a raccolta per le vie della citt¨¤, a vagabondare zaino in spalla.

SULLA SOGLIA - Trieste, scrive Nacci, ¨¨ una non-citt¨¤, ¨¨ ¡°qualcosa sul limite tra centro e periferia, periferia e bosco, bosco e foresta, ovest e est, domestico e ignoto¡±. Popolata da gente che nel secolo scorso ha cambiato nazionalit¨¤ senza aver mai cambiato letto. Gente che pi¨´ di altri va a caccia di felicit¨¤, ¡°mangiando e bevendo, e passeggiando in Carso a caccia di osmize¡±. Fino all¡¯ennesimo confine, che confine non ¨¨, dove incontrare un popolo misterioso e antichissimo, dimenticato: i Cici, la minoranza pi¨´ esigua d¡¯Europa, che occupa silenziosa e fiera questa fetta di terra - la Ciceria - tra Italia, Slovenia e Croazia. Un popolo di frontiera che ha tanto da raccontarci e da insegnarci, perch¨¦ una soglia, una porta non si giudica dalle sue dimensioni ¡°ma dalla quantit¨¤ e qualit¨¤ di gente che la oltrepassa¡±.
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