Montpellier ¨¨ la prima citt¨¤ degna di questo nome che incontriamo una volta superato il delta del Rodano. Storico capoluogo della regione della Linguadoca, accorpata da pochi mesi a quella del Midi-Pirenei nellĄŻambito della riforma territoriale che ha ridisegnato i confini amministrativi della Francia metropolitana, ¨¨ una vivace citt¨¤ universitaria e lĄŻultimo centro urbano sul [...]
Montpellier ¨¨ la prima citt¨¤ degna di questo nome che incontriamo una volta superato il delta del Rodano. Storico capoluogo della regione della Linguadoca, accorpata da pochi mesi a quella del Midi-Pirenei nellĄŻambito della riforma territoriale che ha ridisegnato i confini amministrativi della Francia metropolitana, ¨¨ una vivace citt¨¤ universitaria e lĄŻultimo centro urbano sul nostro percorso prima di addentrarci nuovamente fra boschi e montagne.
Profittiamo della sosta per precipitarci in una lavanderia a gettone e rendere nuovamente accettabile il nostro rustico abbigliamento, quindi ci concediamo una serata fra i vicoli della cittadella medievale, fitti di bar e ristorantini. Non siamo ancora rientrati alla locanda che ci rendiamo conto di come lĄŻallegro viavai di studenti in Erasmus stia lasciando il posto a un concentramento di giovani politicizzati, decisi a trascorrere la notte in piedi fra slogan e assalti dimostrativi a base di vernice contro gli sportelli bancomat e le vetrine delle multinazionali. La Francia intera, in questo periodo, ¨¨ traversata dal brivido delle Ą°nuit deboutĄą, manifestazioni di protesta alla luce della luna contro le nuove leggi sul lavoro e, finch¨Ś non si producono incidenti seri, la polizia si limita a sorvegliare la folla senza intervenire.
Alle prime luci del nuovo giorno, ci lasciamo alle spalle le preoccupazioni dei ragazzi del XXI secolo per tornare a calcare le orme dei pellegrini medievali: il percorso della Grande Randonn¨Śe 653, calco dellĄŻantica Via Tolosana, ci guida attraverso le colline alla volta della cittadina di Aniane, dove incappiamo in una nuova manifestazione, affatto diversa da quelle metropolitane: musiche gaie, sparate a tutto volume, accompagnano un corso di carri mascherati, e ci ritroviamo a camminare fra padri di famiglia in costume da safari, ragazzi che indossano travestimenti da elefanti e scimmie, e fanciulle in tute pezzate da mucche.
In breve raggiungiamo il Ponte del Diavolo, manufatto medievale che scavalca le acque del fiume H¨Śrault in corrispondenza della risorgiva di un suo affluente sotterraneo; le acque provengono dalle stupefacenti grotte di Clamouse, per millenni tempio segreto di stalattiti e stalagmiti dalle forme bizzarre e meravigliose; scoperto nel secondo Dopoguerra, il complesso ¨¨ stato parzialmente aperto al pubblico solo negli ultimi decenni.
Poco pi¨´ a monte, appena oltre le gole dellĄŻH¨Śrault, sorge un luogo che invece era ben noto ai viandanti gi¨¤ prima dellĄŻanno 1000: lĄŻabbazia di Saint-Guilhem-le-D¨Śsert, posta alle pendici del Massiccio centrale. Il borgo sorto intorno allĄŻedificio sacro, che conta meno di 300 abitanti, ¨¨ considerato uno dei pi¨´ pittoreschi dellĄŻintera Francia, e per le sue viuzze incontriamo per la prima volta, frammisti ai turisti Ą°in borgheseĄą, viaggiatori simili a noi nellĄŻaspetto. Gli zaini, le scarpe da marcia, lĄŻaspetto arruffato, la cura nel farsi timbrare le credenziali e la consultazione indefessa delle guide escursionistiche non mentono: sono anchĄŻessi diretti a piedi verso Tolosa, i Pirenei e Santiago.
Proviamo per la prima volta, con un tuffo al cuore, la sensazione di non essere soli lungo il cammino: se sulle Alpi e in Provenza ci siamo sentiti dire pi¨´ volte che eravamo i primi pellegrini dellĄŻanno, ora sappiamo con certezza che la stagione ¨¨ aperta. Mancano 1.500 chilometri al sepolcro di San Giacomo e lĄŻestate ¨¨ ancora lontana, ma le avanguardie italiane, francesi, tedesche e britanniche sono gi¨¤ in marcia verso Santiago.
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