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Enrico Brizzi cammina in Camargue, antico ricettacolo di fuorilegge
La primavera avanza un giorno alla volta, e noi con lei la neve alta del Monginevro e i dislivelli severi del Delfinato sembrano reminiscenze di un'altra vita mentre, i fedeli zaini in spalla, usciamo da Arles e varchiamo il letto immenso del Rodano.
Per la prima volta deroghiamo alla scansione classica delle tappe, per concederci una deviazione inconcepibile in epoca medievale: la Camargue, antico mosaico di paludi e ricettacolo di fuorilegge, ci chiama a s¨¦.?
Traversiamo saline dell'aspetto lunare, percorriamo argini vecchi di neppure cento anni, e sostiamo in paesi di pionieri come Salin de Giraud, per riprendere la marcia fra recinti di tori massicci e guardinghi e prati immensi sui quali galoppano liberi cavalli del crine candido.
L'orizzonte si spalanca in via definitiva solcando l'interminabile diga in terra battuta che separa le acque salmastre dal mare aperto. Per un giorno intero camminiamo accompagnati dal volo dei fenicotteri, e Saintes Maries De La Mer ci appare sotto una doppia luce: da un lato rassicurante stazione turistica, dall'altro estremo avamposto alla fine del mondo.
L'onnipresente emblema della Camargue, ircocervo araldico nato dalla sovrapposizione di una croce, un aguzzo pungolo da mandriani, un'ancora e un cuore, ci guida sotto il cielo abbacinante che sovrasta i labirinti del Delta sino a che non ritroviamo i segnavia biancorossi dell'itinerario principale.
Siamo ormai entrati in una nuova regione, la Linguadoca, e il cuore medievale di Montpellier ci appare in distanza come un miraggio, un rifugio e un'opportunit¨¤ da non mancare.
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