Ci siamo ormai lasciati alle spalle i contrafforti alpini; campi innevati e pietraie hanno lasciato il posto alla luce del Sud, e i profumi delle piante mediterranee aleggiano nell'aria. Siamo nel cuore della Provenza, le pendenze si addolciscono per trasformarsi in un facile piano inclinato verso la costa, e il sentiero si trasforma sempre pi¨´ spesso in un'agevole carrareccia [...]
Ci siamo ormai lasciati alle spalle i contrafforti alpini; campi innevati e pietraie hanno lasciato il posto alla luce del Sud, e i profumi delle piante mediterranee aleggiano nell'aria.
Siamo nel cuore della Provenza, le pendenze si addolciscono per trasformarsi in un facile piano inclinato verso la costa, e il sentiero si trasforma sempre pi¨´ spesso in un'agevole carrareccia che collega per i campi un villaggio al successivo.
A Cavaillon i nostri compagni di viaggio appena rientrati in Italia sono sostituiti da una coppia d'amici romani e altri ne arriveranno presto da Milano e dal Veneto.
Camminiamo all'ombra delle Alpilles, Dolomiti in miniatura che nascondono la linea della costa; intorno a Saint-Remy abbiamo l'impressione di traversare a tratti una terra genuina, con la sua cordialit¨¤ diffusa e le sue "fontane per ciclisti" all'angolo delle piazze, e una Provenza idealizzata a uso dei turisti.
Un giorno dopo l'altro, ci imbattiamo in "viaggiatori dolci" d'ogni sorta: il catalogo spazia da una coppia di cicloturisti neozelandesi alla scoperta del Vecchio continente a un trentenne belga che vaga per la regione impegnato in una sorta di solitaria caccia al tesoro chiamata geocaching.
Gli incontri tra viandanti, nati lungo la strada, prendono subito una dimensione speciale: basta scambiare due parole con qualcuno che, come noi, procede gravato da uno zaino, e subito riconosciamo qualcosa di familiare. ? la stessa sensazione di vivere in un tempo sospeso, imperturbabili in via temporanea rispetto alle incombenze cittadine; la medesima volont¨¤ di pensare a qualcosa che non si vede e non si tocca. Quando si percorrono trenta o quaranta chilometri al giorno, le uniche preoccupazioni materiali riguardano le necessit¨¤ di trovare la via migliore, di assicurarsi una cena calda e un ricovero per la notte.
Una sosta al mulino a vento di Alphonse Daudet, l'autore di "Tartarino di Tarascona", e siamo ad Arles, terminale della Via Domitia, ideale prosecuzione oltralpe dell'Aurelia, e porta della Camargue.?
Ricordi della grandeur imperiale e passione per la tauromachia, tute biancocelesti dell'Olympique Marsiglia indossate dai ragazzi come divisa e lattiginosi bicchieri di pastis ci introducono nella nuova porzione di Francia che ci apprestiamo a traversare: ¨¨ fra le saline e le praterie del delta del Rodano che proseguir¨¤ il nostro viaggio verso l'estremo Occidente d'Europa.
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