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Lo zen e l'arte del cammino. Due passi con un monaco buddista
?Il miracolo ¨¨ camminare sulla terra. Il miracolo non ¨¨ camminare sull¡¯acqua o sui carboni ardenti, il miracolo ¨¨ camminare sulla terra in presenza mentale?.
La meditazione camminata proposta dal Maestro Zen Thich Nhat Hanh, monaco buddhista di origini vietnamite, migliaia di seguaci in tutto il mondo, attivista, poeta e autore di numerosi best seller di consapevolezza e pace, consiste proprio in questo: riuscire a camminare in presenza mentale, con la mente ancorata al ¡°momento presente¡±. La meditazione camminata ¨¨ una pratica semplice ma preziosa. Si tratta di sapere che stiamo camminando. Sembra facile, ma non lo ¨¨.
Se ¨¨ vero che il passato non c¡¯¨¨ pi¨´ e il futuro non c¡¯¨¨ ancora, resta solo un momento in cui possiamo davvero vivere la nostra vita: l¡¯istante presente. Camminare con consapevolezza ci consente di connetterci al ¡°qui e ora¡± e goderci davvero il cammino. Se stiamo camminando in una meravigliosa vallata, tra fiori e monti innevati, ma la nostra mente sta pensando a Totti che non gioca, all¡¯ultima bolletta della luce, a cosa cucinare per cena, lo scenario favoloso diventa perfettamente inutile, visto che siamo comunque altrove. Ma come fare per essere realmente presenti in quello che facciamo? Semplice. Osservando il respiro. Ogni respiro ci permette di tornare al momento presente. Se colleghiamo il respiro ai passi, il gioco ¨¨ fatto. Saremo davvero l¨¬, capaci di muovere un passo dopo l¡¯altro, in perfetta consapevolezza.
S¨¬, ma come si fa?
Nella meditazione camminata camminiamo soltanto per camminare, e non per arrivare. Si cammina con calma, consapevoli del contatto fra i piedi e la Terra, la schiena dritta e la testa allineata, in contatto col respiro e con i passi, limitandoci a osservare quanti passi facciamo mentre inspiriamo ed espiriamo. Possiamo contare usando i numeri, o ripetendo mentalmente un canto, o mettendo ad ogni inspiro la parola ¡°In¡± e ad ogni espiro la parola ¡°Out¡±. Se i nostri polmoni richiedono quattro passi invece di tre, ne facciamo quattro. Se ne bastano due, ne facciamo due. La durata dell¡¯inspirazione non deve necessariamente coincidere con l¡¯espirazione. Possiamo fare tre passi a ogni inspiro e quattro a ogni espiro. Se camminando ci sentiamo felici, tranquilli e gioiosi, la pratica funziona.
S¨¬, ma a che serve?
Praticare la meditazione camminata ci permetter¨¤ di diventare liberi. Da cosa? Dal passato, dal futuro. Liberi dai dolori gi¨¤ vissuti e dalle preoccupazioni che verranno. Lo zaino peser¨¤ di meno e a ogni nuovo passo cammineremo in pace. Ci sentiremo vivi e lo saremo davvero, perch¨¦ saremo con tutte le nostre facolt¨¤ proprio qui, e proprio adesso.
Garantito: funziona!
Quando venne a Roma qualche anno fa, abbiamo seguito Thich Nhat Hanh nel percorso caotico tra piazza Venezia e Piazza Navona, in perfetto silenzio, ascoltando ognuno il proprio respiro. Abbiamo seguito Thay che camminava per corso Vittorio con quel suo sorriso sulle labbra. Abbiamo colto di sottecchi lo sguardo attonito dei vigili urbani che fermavano il traffico impazzito per lasciarci passare, tutto si era fermato di fronte al Nobile Silenzio, niente pi¨´ clacson, tram, urla, fischi, ma solo il suono argenteo di una campana tibetana. Abbiamo visto il Maestro sedersi in mezzo alla piazza tra la folla che guardava e siamo forse riusciti a sentirci, come lui ci suggeriva, dei fiori di loto. Quando la campana ha suonato di nuovo, Puf!, il silenzio ¨¨ scomparso, la velocit¨¤ ha ripreso a scorrere, sono tornati i clacson nelle orecchie, lo smog nei polmoni, le ansie nei pensieri, ma per un po¡¯ l¡¯incantesimo della presenza mentale aveva aleggiato su tutta la piazza, me compresa.
Giamila Yehya
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