Partiti da Santa Maria di Leuca a febbraio, Miriam e Riccardo sono arrivati al termine del loro viaggio: 4.000 km tra Italia, Francia e Spagna. "Un'avventura meravigliosa. Abbiamo dentro una forza di volont¨¤ che prima non conoscevamo"
"Finalmente Finisterre!": dopo 7 mesi di cammino e oltre 4.000 chilometri percorsi religiosamente a piedi, Miriam e Riccardo hanno raggiunto la meta prefissata. Partiti il 19 febbraio 2021 dal faro di Santa Maria di Leuca, la nostra?Finibus Terrae, i due ragazzi romani sono arrivati al faro che si affaccia sull'Atlantico dopo aver toccato Santiago di Compostela. Miriam Valente e Riccardo Girardi hanno attraversato tre Paesi (Italia, Francia e Spagna) e idealmente unito 20 diversi Cammini per portare a termine il loro progetto The Pathfinder, che si concretizzer¨¤ nella realizzazione di un documentario che racconti genti e luoghi del Vecchio Continente.?
Che cosa vi portate a casa da questa lunga avventura?
"Tanta bellezza. La bellezza di aver visto con i nostri occhi cose e luoghi che per noi erano solamente dei nomi su una carta geografica, o di cui non sapevamo l¡¯esistenza; aver visto la bellezza di luoghi dimenticati nel tempo, scorci che hanno messo colore alle nostre vite. E poi ci portiamo a casa tanta conoscenza grazie alle persone che hanno voluto raccontarci la loro storia o pi¨´ semplicemente quello che abbiamo imparato sui nostri limiti e sulle cose a noi sconosciute. Ora possiamo dire di saper usare un drone o riprendere, speriamo, un tramonto o l¡¯alba! Ora abbiamo nuove consapevolezze, su cosa significa affrontare un viaggio del genere a piedi, con uno zaino in spalla e il minimo indispensabile dentro; consapevolezza e accettazione dei nostri limiti, ma anche del fatto che abbiamo dentro una forza di volont¨¤ che prima non conoscevamo".
Che idea vi siete fatti dei Cammini italiani?
"Noi abbiamo cercato di 'esplorare' pi¨´ strade differenti proprio per poterci fare un'opinione critica al riguardo. Non a caso abbiamo scelto di percorrere 13 cammini differenti integrandoli tra loro come se fosse un unico cammino. I Cammini attraversano luoghi meravigliosi, nel nostro Paese non manca nulla sia dal punto di vista culturale sia da quello ambientale, eppure in Italia non si riesce ancora a sognare in maniera collettiva. Vige la regola ognuno per s¨¦ e Dio per tutti. Si ¨¨ ribaltato il concetto per cui non ¨¨ pi¨´ l¡¯unione a fare la forza ma 'il grande'. Ci sono esempi lampanti di un progetto di visione collettiva, ci viene in mente la Rete dei Cammini del Sud che ¨¨ un piccolo passo verso una grande rete dei cammini italiani percorribile in entrambi i sensi di marcia. Con segnaletica adeguata, con accoglienze adeguate e a costi decisamente inferiori agli attuali. Serve la mentalit¨¤ degli imprenditori che se oggi investono 10 domani devono investire 15 per raccogliere tra dieci anni 150 e non tutto e subito come spesso siamo abituati a vedere. I cammini rappresentano una valida risposta alla spopolamento dell¡¯Appennino perch¨¦ come in Spagna sono tornati a vivere i luoghi disabitati e a produrre microeconomia, cos¨¬ anche in Italia con l¡¯arrivo dei numeri si verificher¨¤ questo fenomeno. Serve solo il coraggio di provarci".
Quali sono le differenze maggiori rispetto ai Cammini francesi e spagnoli?
"Una prima differenza tra i cammini spagnoli e quelli francesi e italiani risiede nella tipologia di accoglienze. In Spagna esistono albergues (ostelli) pubblici, a donativo, privati, che danno la possibilit¨¤ al pellegrino di intraprendere un cammino anche con un budget ridotto; per capirci, una media di 30-35 € al giorno per dormire e mangiare. In Italia e soprattutto in Francia, purtroppo, chi intraprende un cammino, e decide di non portare con s¨¦ la tenda, deve fare i conti con prezzi differenti, e se si ha un budget limitato si va incontro a difficolt¨¤ oggettive nel trovare da dormire. Consapevoli di questo, per il tratto dal Monginevro a Montpellier abbiamo portato con noi la tenda e l'attrezzatura per campeggiare, naturalmente accettando il rovescio della medaglia della maggiore fatica fisica. Altra differenza ¨¨ la fruibilit¨¤ dei percorsi, in termini di servizi al pellegrino e segnaletica. In Spagna esiste una segnaletica univoca per i vari cammini verso Santiago (per capirci la freccia/concha gialla). In Francia esiste la segnaletica dei GR (che spesso sono concepiti come sentieri per fare trekking di qualche giorno, piuttosto che lunghi cammini). In Italia non esiste una segnaletica univoca, va detto che per alcuni cammini si sta lavorando molto per renderla pi¨´ intuitiva (aggiungendo per esempio l'indicazione dei km mancanti), mentre per altri si ha bisogno a volte del supporto delle tracce gpx.
Il posto pi¨´ bello e quello pi¨´ brutto che avete visto?
M: "Il posto pi¨´ brutto ¨¨ semplice, in realt¨¤ sono due. Il primo ¨¨ quando entri ed esci dai grandi centri abitati dove ti trovi spesso a camminare nelle periferie, zone industriali e in mezzo alla strada. L¡¯altra ¨¨ la scena dell¡¯immondizia lasciata nelle campagne pugliesi. I posti pi¨´ belli che ho visto sono: le foreste casentinesi, in particolare l'arrivo a La Verna; l'Appennino tra Abruzzo e Lazio, in particolare la zona tra il Gran Sasso e i Monti della Laga".
R: "Penso che il posto pi¨´ bello che ho visto ¨¨ tutto italiano. Si trova in Puglia. Le Gravine. Mi hanno lasciato senza fiato e mi sono chiesto come mai tanta bellezza non fosse valorizzata come viene fatto negli Stati Uniti per il Grand Canyon. Ma ne ho anche uno spagnolo. L¡¯immensit¨¤ delle Mesetas che da sempre hanno rapito il mio cuore. Il pi¨´ brutto ancora non l¡¯ho trovato, ma devo dire che ho imparato ad osservare le cose con un punto di vista differente".
Il cammino pi¨´ bello tra quelli attraversati?
M: "In italia la Via di Francesco e in Spagna il Cammino Aragonese".
R: "In Italia il Cammino Materano e in Spagna il Cammino Aragonese".
L¡¯incontro che ¨¨ rimasto nel cuore?
"Tutte le persone che hanno avuto la voglia e il coraggio di affidare a noi la loro storia. Raccontarci le loro sofferenze ma anche le loro gioie di vita. Le persone che ci hanno accolto lungo il cammino, chi ci ha ospitati, chi ci ha incontrato solo per salutarci fino ad arrivare a chi si ¨¨ prodigato per noi mettendoci a disposizione la propria rete di contatti".
La cosa pi¨´ difficile da affrontare in un viaggio del genere?
"Sicuramente ¨¨ difficile gestire il tempo. Inteso come il tempo che si ha a disposizione per stare soli con se stessi. Saper gestire la 'paura', la paura di non farcela, la paura di saper accettare i propri limiti. Ci sono troppe variabili incontrollabili in un viaggio del genere. Si ¨¨ soli, con uno zaino sulle spalle e l¡¯unico appoggio fisico e morale ¨¨ il proprio il compagno di viaggio. Abbiamo imparato che non tutto si pu¨° controllare e che spesso basta semplicemente affidarsi".
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