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Martine, Mos¨¨ e il viandante paonazzo: strani incontri lungo il cammino di Brizzi
Nel bel mezzo delle foreste dellĄŻAlta Linguadoca si cammina per ore senza incontrare altro che fattorie isolate. I paesi di Saint-Gervais-sur-Mare e Murat-sur-V¨¨bre, situati a un giorno di marcia lĄŻuno dallĄŻaltro, con i loro ottocento abitanti a testa fanno la figura di piccole metropoli. Oltre Murat, che ¨¨ dotata addirittura di una locanda-ristorante aperta tutto lĄŻanno, si apre un altopiano noto come Plateau des Lacs: gli specchi dĄŻacqua di Laouzas e Ravi¨¨ge, mete del turismo estivo care a canoisti e pescatori, in questi giorni freddi in cui la primavera gioca a rimpiattino giacciono immoti e fumiganti di nebbia, al punto che, quando il sipario dĄŻalberi si spalanca a mostrarcene le rive, appaiono simili a certi fiordi della Norvegia.
Per noi, per¨°, assumono un significato particolare: la loro ¨¨ la prima acqua che vediamo diretta non pi¨´ verso il Mediterraneo, come quella di tutti i fiumi incontrati sin qui, ma destinata a confluire nella Garonna e quindi a gettarsi nellĄŻOceano Atlantico.
Abbiamo passato un crinale, un confine, una frontiera invisibile a lungo sospirata, e poco importa se altra acqua, ora, ci cade in testa: il meteo annunciava temporali da apocalisse, grandine, lĄŻinferno in terra, invece ¨¨ una pioggerella fina, che non fa male e sembra incapace di bagnare sul serio.
Superiamo il bel borgo di La-Salvetat-sur-Agout che, non fosse per le lastre scure di cui sono rivestiti tetti e pareti esposte ricorderebbe una delle tante cittadine amene dellĄŻUmbria o dellĄŻAlto Lazio; per la notte ci portiamo in una locanda sulla riva del lago di Ravi¨¨ge, che si prolunga artificialmente verso Occidente, dovĄŻ¨¨ strozzato da una diga e torna ad assumere lĄŻaspetto dĄŻun fiume qualsiasi. Per la prima volta le nostre stanze sono dotate di una vasca, e ne profittiamo per un bagno caldo che ci rincuora pi¨´ di qualsiasi merenda, cena o giro serale di Armagnac.
LĄŻindomani arriviamo ad Angl¨¨s accompagnati da un vento teso, e l¨Ź incontriamo di nuovo Thibaud e Mos¨Ś, i pellegrini usi a dormire in tenda incontrati qualche giorno fa. Se ne stanno seduti intorno al tavolino dellĄŻunico caf¨Ś del paese insieme ad altri due viandanti, un ragazzone tedesco dallĄŻaria altera e un britannico ag¨Ś, paonazzo in volto per il sole dei giorni scorsi e le birre appena ingerite. Sembrano aver fatto squadra, almeno per il momento, e tutti e quattro appaiono intenti a studiare le mappe con aria indecisa. Il tempo di unĄŻOrangina e un croque monsieur, e il sodalizio si scioglie: i due francesi, provati dallĄŻultima notte esposti al freddo e alle intemperie, vanno a caccia di una stanza per la notte, mentre gli altri due proseguono spalla a spalla verso lĄŻostello comunale del prossimo paese.
Quanto a noi, abbiamo prenotato due chalet in una struttura affacciata sul laghetto appena fuori dal villaggio, costruzioni in legno pensate per ospitare i pescatori che salgono quass¨´ nel fine settimana. Poich¨Ś ¨¨ ancora presto, ne profittiamo per lasciarvi gli zaini e, prima ancora di fare la doccia, ci spingiamo a esplorare i dintorni.
Camminare senza fardello ¨¨ una sensazione strana: dopo settimane intere con gli spallacci affondati fra deltoidi e pettorali, pare di volare. E sembra volare, a modo suo, anche la donna che incontriamo quel pomeriggio: si chiama Martine, ¨¨ una pittrice e si ¨¨ ritirata quass¨´ dopo mezza vita trascorsa fra Parigi e Saint-Tropez. La sua casa-atelier, nella quale ci invita a bere un caff¨¨, ¨¨ fitta di quadri a tema floreale e composizioni astratte ¨C Ą°Je fais beaucoup de moderneĄą precisa ¨C dedicati al tema della integrazione fra i popoli. Appare allegra quanto vaga, e dopo un poĄŻ che ci racconta della sua vita e della passione per gli attori italiani del tempo andato, da Vittorio Gassman a Marcello Mastroianni, il cielo si fa scuro: ¨¨ tempo di ringraziarla e tornare di buon passo alla nostra base, altrimenti la doccia la faremo lungo la strada.
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