Parla l'esperto Filippo Camaschella, massoterapista della maratoneta Giovanna Epis e del team HRC ¨C Honda Racing Corporation nella categoria motocross
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I terapisti sono soliti proporre questo test: al mattino, appena scesi dal letto, ¡°sentire¡± se fa male. Se l¡¯esito di questo semplice test risulta positivo, allora il dolore si ¨¨ cronicizzato e, rassegnatevi, non ci potr¨¤ essere terapia capace di ridurre i necessari e fisiologici tempi di recupero che, inevitabilmente, vi costringeranno, almeno per un po', a stare lontani dalla vostra amata attivit¨¤ sportiva. Ma come arriva un dolore a diventare cronico? Attraverso questo articolo, vogliamo provare a dare una sorta di guida nell¡¯interpretare i vari dolori che avverte un runner prima, durante e dopo l¡¯attivit¨¤ podistica.
Dolore acuto e dolore cronico
¡ª ?Per fare ci¨°, abbiamo chiesto aiuto a Filippo Camaschella, massoterapista della maratoneta Giovanna Epis e del team HRC ¨C Honda Racing Corporation nella categoria motocross, di cui fa parte il pluricampione del mondo Tim Gajser: "Innanzitutto occorre distinguere tra dolore acuto e dolore cronico. Il primo ¨¨ quello che compare improvvisamente in un soggetto sano. ? il sintomo connesso ad un danno avvenuto nel nostro corpo. Il dolore acuto ¨¨ legato alla presenza del danno o della patologia che lo ha determinato, quindi, la sua durata ¨¨ limitata nel tempo.? Diversamente, il dolore cronico ¨¨ quel dolore che, una volta sopraggiunto, non tende a sparire ma aumenta via via sempre di pi¨´ fino ad arrivare a dei livelli d¡¯invalidit¨¤ pi¨´ o meno gravi".
? importante cogliere, dunque, quali siano i vari livelli d¡¯invalidit¨¤ a cui pu¨° portare il dolore. Si va da un primo grado, in cui l¡¯insorgenza del dolore ¨¨ limitata alla durata dell¡¯attivit¨¤ sportiva. Si passa poi a un secondo grado, dove la durata del dolore si protrae anche a seguito dell¡¯attivit¨¤ motoria. Infine, si arriva al livello in cui la percezione dolorosa si presenta in qualunque contesto, invalidando le nostre capacit¨¤ nella vita di tutti i giorni.
La valutazione del dolore
¡ª ?A questo punto, risulta doverosa una precisazione. Si sente parlare spesso di ¡°fastidio¡±. ? bene comprendere come, da un punto di vista scientifico, non sia appropriato l¡¯utilizzo di questo termine. Nella letteratura di settore si parla piuttosto di dolore, senz¡¯altro un concetto non semplice da determinare e oggettivare. La IASP (International Association for the Study of Pain) d¨¤ questa definizione: "[Il dolore ¨¨] un¡¯esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata ad un danno tissutale reale o potenziale, o descritto in termini di tale danno". In ogni caso, sono stati messi appunto diversi modi per dare una valutazione del dolore, anche sulla base della percezione soggettiva. Uno dei metodi pi¨´ noti ¨¨ senz¡¯altro la scala analogico visiva, detta anche di VAS (Scott-Huskisson), uno strumento di misurazione delle caratteristiche soggettive del dolore provato dal paziente. La scala di VAS corrisponde, quindi, alla rappresentazione visiva dell¡¯ampiezza del dolore avvertito dal paziente. Si tratta di una linea predeterminata lunga 10 cm, dove l¡¯estremit¨¤ sinistra corrisponde a ¡°nessun dolore¡±, mentre l¡¯estremit¨¤ destra a ¡°peggior dolore possibile¡±. Al paziente viene chiesto di tracciare sulla linea un segno che rappresenti il livello di dolore provato. Il punteggio viene calcolato in mm dell¡¯estremo che corrisponde alla minima intensit¨¤. Si tratta di un metodo veloce, pratico e molto sensibile anche se tuttavia comporta dei limiti. Come ci ricorda Filippo Camaschella: "La valutazione della percezione del dolore che prova il paziente ¨¨ del tutto utile ma, in molti casi, va considerata solamente come un punto di partenza. Soprattutto quando abbiamo a che fare con un dolore che si ¨¨ cronicizzato ¨¨ inevitabile il ricorso ad un esame strumentale per giungere a una diagnosi corretta".
Quali rischi si corrono?
¡ª ?Al di l¨¤ dell¡¯aspetto legato al dolore, comunque molto spiacevole, quali sono i rischi che corre il nostro fisico ogniqualvolta si trova a dover a che fare con un dolore cronico? "Il dolore cronico sta ad indicare che il fisico da settimane o mesi sta lavorando in una situazione non corretta. A mio avviso, la concezione che si ha del dolore, soprattutto tra gli sportivi ¨¨ sbagliata. Spesso, soprattutto tra i pi¨´ accaniti, mi capita di cogliere un atteggiamento volto a minimizzare o, in ogni caso, tendente a non ascoltare la comparsa del dolore. Occorrerebbe, invece, vederlo come un segnale, un ¡°campanello d¡¯allarme che il nostro organismo lancia per andare ad interrompere una situazione che ¨¨ dannosa. La maggior parte delle problematiche croniche, se venissero considerate in maniera differente nella fase iniziale avrebbero di certo avuto un esito meno spiacevole. Inoltre, quando il fisico lavora in presenza di una situazione dannosa i meccanismi compensativi che mette in atto possono causare ulteriori problematiche, andando complicare il quadro del paziente. A questo si aggiunge che il perdurare di un processo infiammatorio comporta dei tempi di recupero molto pi¨´ lunghi".
I consigli
¡ª ?A questo punto, chiediamo cosa ¨¨ meglio fare: "L¡¯aspetto pi¨´ importante ¨¨ la tempestivit¨¤. Interrompere il proprio allenamento e ridurre il carico di lavoro. Meglio ancora sarebbe introdurre alcuni giorni di riposo. In una parola: recuperare. In questa prima fase sarebbe consigliabile rivolgersi al proprio terapista per valutare e, eventualmente, cominciare il pi¨´ presto possibile le terapie pi¨´ adatte o, qualora sia doveroso indagare con altri esami, svolgerli comunque nel lasso di tempo pi¨´ breve. La tempestivit¨¤ e il recupero presuppongono, in ogni caso, la capacit¨¤ da parte dell¡¯atleta di ascoltare il proprio corpo. Se non si pone la dovuta attenzione ai segnali che questo ci manda, l¡¯infortunio sar¨¤ garantito. Infine, lo dico per ultimo anche se ¨¨ l¡¯aspetto pi¨´ importante, oltre che quello a cui tengo di pi¨´, concentrarsi sulla valutazione e sulla prevenzione sar¨¤ fondamentale per cogliere e colmare quelle carenze che, a lungo andare, potrebbero portarci a dei problemi. A riguardo, sottolineo come ancora pi¨´ importante della quantit¨¤ degli esercizi che si vogliono svolgere, c¡¯¨¨ la loro corretta esecuzione".
Insomma, in presenza del dolore fermarsi risulter¨¤ la cosa pi¨´ saggia da fare. Qualsiasi forma di "resistenza" o accanimento non dar¨¤ prova della nostra tenacia ma, al contrario, della nostra incapacit¨¤ di cogliere il problema.
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