RUNNING
Correre a sensazione: quando sarebbe meglio non guardare l'orologio?
Al giorno d¡¯oggi ¨¨ sempre pi¨´ semplice monitorare la propria prestazione sportiva: velocit¨¤, frequenza cardiaca, numero di passi, calorie spese, stress accumulato e via dicendo. Eppure, la corsa porta radicati con s¨¦ i caratteri della naturalezza e, per certi versi, il senso dell¡¯innato. Podisti e allenatori, che da tempo hanno familiarit¨¤ con gli esercizi della tecnica di corsa, obietteranno ¨Ca ragione in fondo, perch¨¦ il fatto che tutti riescono a correre non significa che tutti siano in grado di correre bene. Tuttavia, ¨¨ innegabile che qualunque essere umano posto davanti a un pericolo imminente, cercher¨¤ di fuggire da esso, e prover¨¤ a farlo nel minor tempo possibile; ergo, mosso dalla paura, con l¡¯adrenalina in circolo e guidato da un impulso cieco inizier¨¤ a correre.
Tutto ci¨° ci fa comprendere come la corsa per svolgersi, il pi¨´ delle volte, abbia bisogno di poco. Con questo non si vogliono screditare tutte le enormi possibilit¨¤ a cui ci d¨¤ accesso la tecnologia, quanto pi¨´ constatare che un¡¯analisi dell¡¯allenamento non ¨¨ sempre necessaria. Anzi¡ alle volte, proprio ai fini della prestazione, pu¨° risultare controproducente. Cerchiamo di capire perch¨¦.
La corsa e la sensibilit¨¤ al ritmo
¡ª ?Ci riferiamo qui al correre senza riferimenti, ovvero alla capacit¨¤ di riconoscere la velocit¨¤, o meglio il ritmo, a cui si sta correndo. In gergo tecnico tutto ci¨° viene definito ¡°sensibilit¨¤ al ritmo¡±. In gergo profano lo si potrebbe definire ¡°correre a sensazione¡±. I corridori di alto livello sono in grado di riconoscere con un buon grado di esattezza l¡¯andatura che stanno mantenendo in corsa. Se si presta attenzione ai grandi meeting di atletica leggera o alle manifestazioni internazionali, sfido a trovare atleti che guardino il cronometro. Addirittura, questo accade anche in gare come la maratona, dove il monitoraggio del passo di gara ¨¨ essenziale vista la lunga distanza. Un corridore professionista, infatti, ¨¨ in grado di discriminare anche tra variazioni di velocit¨¤ minime. Per uno specialista dei 1500 metri, ad esempio, c¡¯¨¨ un grande differenza nel passare in 56¡±5 al primo giro di pista, anzich¨¦ in 57¡±0. Oppure, per un maratoneta, anche una variazione di due secondi a chilometro, si rivela un¡¯enormit¨¤, traducibile in 10¡±, in pi¨´ o in meno, ogni 5 chilometri, che diventano la bellezza di 1¡¯24¡± a fine gara. Mi si obietter¨¤ che il professionista ha pi¨´ esperienza ed ¨¨ pi¨´ allenato rispetto al corridore amatoriale ma questo ¨¨ vero solo fino a un certo punto. Mi spiego meglio: senz¡¯altro un corridore professionista, vista la mole di chilometri che percorre e l¡¯intensit¨¤ a cui si sottopone durante gli allenamenti, possiede un bagaglio di esperienza e una sensibilit¨¤ pi¨´ sviluppata rispetto al podista amatoriale. Questo non toglie, per¨°, che anche il professionista debba allenare questa abilit¨¤, che appunto non ¨¨ innata ma va allenata. In che modo? ? piuttosto semplice: evitando di guardare l¡¯orologio. Molti atleti di alto livello, infatti, quando svolgono le sedute in pista non usano l¡¯orologio o, pi¨´ semplicemente, smettono di guardarlo.
Corsa: quali sono le occasioni in cui si dovrebbe evitare di guardare l¡¯orologio?
¡ª ?Innanzitutto, quando si fa un lavoro specifico in pista, soprattutto se dobbiamo svolgere delle prove di breve distanza: che cosa si dovrebbe monitorare esattamente in un allenamento di 10x200? Il passaggio ai 100 metri¡? Meglio concentrarsi sulla corsa: provare a correre al meglio, alzando le ginocchia, richiamando i talloni sotto i glutei e assecondando il movimento degli arti inferiori con un buon movimento di braccia e spalle. Se poi abbiamo la fortuna di essere seguiti da un allenatore, allora il cronometro diventa inutile anche in occasione degli allenamenti pi¨´ lunghi: a prendere i tempi, infatti, ci penser¨¤ il nostro coach; a noi toccher¨¤ soltanto correre.
Un¡¯altra occasione in cui possiamo (dovremmo) fare a meno di guardare l¡¯orologio sono gli sprint in salita, anche in caso di sprint relativamente lunghi (300 o 400 metri). In questo tipo di allenamento, quello che si cerca di fare ¨¨ dare uno stimolo per quello che riguarda la forza: quello che conta ¨¨ correre il pi¨´ velocemente possibile, utilizzando bene i piedi e tenendo delle ottime frequenze. Anche in questo caso, pi¨´ che concentrarsi sulla velocit¨¤, meglio concentrarsi sulla tecnica di corsa. Del resto, questo ¨¨ quel che accade normalmente quando si fa velocit¨¤: uno sprinter mentre corre avr¨¤ l¡¯attenzione focalizzata su come correre, su alcuni aspetti specifici (movimento delle braccia, estensione della gamba, Inclinazione del busto, altezza del bacino, respirazione, ecc) del gesto della corsa e non sul tempo da realizzare.
Corsa: quando l'orologio andrebbe portato
¡ª ?Un¡¯occasione in cui l¡¯orologio andrebbe portato, ma solo per monitorare il tempo che passa e non per considerare l¡¯andatura, ¨¨ quando si fa fondo lento, la corsa semplice. Questo allenamento, il pi¨´ comune e frequente a cui si sottopone un podista, ¨¨ il momento ideale per curare il gesto motorio e prendere confidenza col ritmo. Per gli atleti pi¨´ giovani o per i meno esperti, al contrario, diventa molto importante il controllo del ritmo di corsa durante questo tipo di allenamento, ma questo si deve verificare in modo molto naturale e non in maniera ossessiva, con dei ¡°check-point¡± dilazionati nel tempo o nello spazio (a seconda se si guarda la durata o i chilometri). In una corsa di un¡¯ora, ad esempio, si potrebbe guardare a quanto si sta correndo ogni 15 minuti. Anche in questo caso, soprattutto per i corridori agonisti e per i pi¨´ giovani, alle volte, se si corre in gruppo ¨¨ bene seguire gli altri atleti e se il ritmo risulter¨¤ leggermente pi¨´ veloce di quello previsto non sar¨¤ un dramma. Tutto questo a patto che non diventi la regola. Il fondo lento, infatti, non deve perdere le prerogative di allenamento di recupero da svolgere in un clima di impegno moderato e tutto sommato con un certo piacere e rilassatezza.
Infine, ecco alcune occasioni in cui non si dovrebbe assolutamente controllare l¡¯andatura mentre si corre: al seguito di una competizione; al rientro da un infortunio; quando si ¨¨ particolarmente stanchi. In tutti questi casi, ¨¨ il fisico che imposta la velocit¨¤ pi¨´ adatta, meglio assecondarlo e non forzare inutilmente l¡¯andatura.
Ma come monitorare il ritmo senza orologio?
¡ª ?Le difficolt¨¤ si avranno soprattutto all¡¯inizio. Come fare quindi per ¡°imparare ad ascoltarsi¡±? Se il nostro obiettivo ¨¨ imparare a riconoscere il ritmo a cui stiamo correndo, allora in questo caso sar¨¤ meglio correre senza la distrazione della musica. L¡¯attenzione dovr¨¤ essere totalmente rivolta alle sensazioni che provengono dal nostro corpo, come la frequenza respiratoria. Con un po' di tempo ci si render¨¤ conto che ad ogni andatura corrisponde una certa frequenza respiratoria e, quindi, a seconda di questa ci si potr¨¤ orientare sul ritmo che si sta tenendo. Un altro dato importante proviene dalla sensazione di fatica che ci comunica il nostro corpo. Anche in questo caso, con un po' di tempo, si imparer¨¤ a differenziare tra livelli di fatica differenti. La fatica che si prova in una prova di 800 metri o 1500 metri non ¨¨ la stessa che si prova in una gara di 10 chilometri. Cos¨¬ come le sensazioni che si hanno dopo 10 prove da 400 metri non sono le stesse che si hanno dopo 8 chilometri di cronoscalata, ad esempio.
In conclusione, vogliamo sottolineare come un utilizzo irrazionale dell¡¯orologio durante la corsa, che sia in allenamento o in gara, evidenzia una debolezza mentale: il dover trovare conferma al di fuori di noi e la necessit¨¤ di ricorrere a un aiuto esterno per interpretare la situazione. Soprattutto in chiave agonistica questo pu¨° rappresentare un grosso limite, in quanto non consente di leggere la gara da un punto di vista tattico, distoglie l¡¯attenzione dagli avversari, senza permettere di ¡°leggere¡± le loro mosse e sensazioni.
Come in altri frangenti, la tecnologia costituisce un validissimo aiuto, che semplifica e migliora il nostro lavoro. Tutto questo, per¨°, a patto che non se ne diventi dipendenti. La capacit¨¤ di interpretare e scegliere deve rimanere anche senza l¡¯ausilio tecnologico. Insomma, dobbiamo essere noi che decidiamo quando e come utilizzare il nostro orologio. In ogni caso, qualche volta, non far¨¤ male slacciarlo e ¡°dimenticarlo¡± nella borsa.
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