Dai parametri all'interpretazione dei dati: ecco come utilizzare al meglio gli orologi da running
Al giorno dĄŻoggi, gli orologi dedicati al running consentono di tenere sotto controllo un numero elevatissimo di informazioni, metriche e parametri. Solo fino a pochi anni fa tutte queste informazioni potevano essere generate esclusivamente da un laboratorio di medicina sportiva. Per quanto gli sportivi pi¨´ meticolosi e rigorosi ribadiscano, a ragione del resto, che le informazioni offerte dagli smart watches siano, nella maggior parte dei casi, delle stime e non dei valori reali, ci¨° non riduce il grande incremento di cui ha giovato lĄŻutente medio riguardo lĄŻanalisi del proprio allenamento o delle proprie prestazioni in gara.
Orologi da running: i parametri
ĄŞ ?Parametri come: massimo consumo di ossigeno (VO2max), effetti dellĄŻallenamento in chiave aerobica e anaerobica, effetti del carico dellĄŻallenamento basati sul consumo di ossigeno in eccesso durante la fase del post allenamento (EPOC: Excess Post-exercise Oxygen Consumption), tempi di contatto al suolo, bilanciamento tra lato destro e lato sinistro confrontando i tempi di contatto al suolo dei due appoggi, cadenza, lunghezza passo, valutazione della potenza prodotta ad ogni spinta, sono solo alcuni tra i moltissimi dati che un moderno orologio dedicato al running pu¨° fornirci.
? chiaro che tutta questa mole di informazioni, per essere valutata necessiti di una capacit¨¤ di lettura da parte dellĄŻutente. Ecco perch¨Ś tutti questi dati sono un utilissimo strumento, pi¨´ che per noi stessi, ancora di pi¨´ per il nostro allenatore. Le informazioni che riceviamo dallĄŻanalisi delle nostre performance sportive, infatti, permettono di giungere a delle conclusioni interessanti se valutate e interpretate nel modo corretto. Per farlo, per¨°, sono necessarie tutta una serie di conoscenze di cui, probabilmente, noi potremmo essere carenti.
Orologi da running: come interpretare i dati
ĄŞ ?Al di l¨¤ di questo, in ogni caso, rimane la questione di come interpretare questi dati durante lĄŻattivit¨¤ e, soprattutto, visto lĄŻelevato numero di informazioni, quali selezionare. Il rischio, infatti, se utilizziamo una schermata del nostro orologio, eccessivamente carica di informazioni ¨¨ quello di non riuscire a leggerle. UnĄŻaltra conseguenza negativa ¨¨ quella di farsi condizionare eccessivamente da alcune indicazioni. Ci¨° avviene in particolar modo con il passo o la frequenza cardiaca, valori fondamentali e molto utili in ottica allenamento ma che, se assolutizzati e presi in maniera eccessivamente vincolante, possono diventare un limite mentale e un vero e proprio freno. Soprattutto in gara la cosa migliore da fare sarebbe quella di dimenticarsi di avere lĄŻorologio al polso o, nel caso delle competizioni pi¨´ lunghe, dove diventa fondamentale gestire il proprio sforzo, lĄŻorologio andrebbe utilizzato nella parte iniziale o al massimo fino a met¨¤ gara. Oltre un certo limite, in ogni caso, la conoscenza del nostro corpo e la capacit¨¤ di comprendere come gestire uno sforzo arriveranno esclusivamente dalle nostre sensazioni e dalle nostre risorse, fisiche e mentali. In questo senso non potr¨¤ esserci dispositivo elettronico, app, orologio capaci di leggere nella nostra mente e dirci quanta Ą°benzinaĄą ci ¨¨ rimasta in corpo.
Tutto ci¨° non ci deve portare a denigrare completamente questi gioielli tecnologici, anziĄ gli questi restano degli ottimi strumenti che, se usati correttamente, ci permettono di allenarci meglio e, ancor di pi¨´, di capire come intervenire nel nostro programma di allenamento.
I principi da utilizzare per organizzare al meglio la propria pagina dati, la schermata, dellĄŻorologio sono dunque quelli della priorit¨¤, della chiarezza e della semplicit¨¤. Piuttosto che avere una schermata piena zeppa di dati minuscoli e illeggibili, meglio avere diverse schermate con pochi valori (massimo quattro, meglio ancora due o tre). In questo modo non dovr¨° ricordarmi a cosa si riferiscono i diversi valori e la loro visualizzazione sar¨¤ molto pi¨´ semplice.
Le priorit¨¤
ĄŞ ?Le priorit¨¤ sono determinate dal tipo di sforzo in cui sono coinvolto e dal tipo di attivit¨¤ che sto svolgendo. In una gara di corsa su strada, ad esempio, si potrebbe pensare di impostare una schermata principale su tre dati fondamentali: tempo totale, distanza e passo corsa. In una gara di trail, invece, le variabili da tenere in considerazione sono di pi¨´; in questo caso sarebbe opportuno distinguere tra schermate legate alla performance, dove sarebbe opportuno monitorare frequenza cardiaca, percentuale della salita, tempo totale e distanza, ad esempio, e schermate legate alla sicurezza dove sarebbe importante prendere in considerazione: orario, orario tramonto (per valutare le ore di luce disponibili), altitudine; infine, una schermata relativa alla navigazione satellitare dovrebbe sempre disponibile e pronta allĄŻutilizzo. Diverso ancora ¨¨ il caso di una corsa in pista. Premesso che durante una gara, visto lĄŻutilizzo del cronometro ufficiale allĄŻarrivo (e quindi disponibile ogni 400 metri, anche se nei meeting di livello internazionale il cronometro ¨¨ presente addirittura ogni 100 metri), lĄŻorologio non dovrebbe essere utilizzato del tutto; in allenamento sar¨¤ sufficiente considerare i seguenti parametri: tempo totale, tempo parziale e numero dei giri, escludendo la rilevazione GPS dal momento che siamo assolutamente certi che ogni pista di atletica misura esattamente 400 metri.
Tutta la mole di informazioni che avremo sviluppato al termine di ogni corsa sar¨¤ utilissima ma solo dopo aver schiacciato il pulsante stop e solo se saremo in grado di leggerla e interpretarla con le dovute conoscenze. Riflettendoci bene, allĄŻultimo chilometro di una maratona, nellĄŻultima mezzĄŻora di un ultra-trail o al suono della campana dellĄŻultimo giro di pista non ci saranno metriche o parametri degli orologi da running che ci potranno dire come stiamo. O meglio, di certo potranno farlo ma se il nostro scopo sar¨¤ quello di battere noi stessi, ancor pi¨´ che i nostri avversari, arrivati a quel punto, potremo anche scegliere di non prestarvi attenzione. Andare alla scoperta dei propri limiti, infatti, comporta per forze di cose il loro superamento e, dunque, un inevitabile salto nel vuoto. Si diviene consapevoli di essere in grado di riuscire a fare una determinata azione solamente dopo averla fatta; prima ¨¨ solo una lotta che avviene nella nostra mente tra quello che pensiamo di riuscire a fare e i nostri timori di fallire nellĄŻintento.
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