Quattro giorni di gare al Triathlon dell'Alpe d'Huez la gara caratterizzata dalla scalata dell'Alpe d'Huez, montagna monumento del Tour de France. Un'esperienza faticosa e indimenticabile.
[tps_title]Leggenda[/tps_title]
Dopo poche decine di metri si ha la sensazione di pedalare nella storia, dopo un paio di chilometri sembra di entrare alle porte dell'inferno e raggiunta quota 1900 metri si aprono le porte del paradiso. Un paradiso sportivo. Il Triathlon dell'Alpe d'Huez?¨¨ un vero e proprio regalo a chi ¨¨ appassionato di ciclismo e pratica il multisport: si nuota nel limpido e freddo lago del Vernay, a quota 800 metri, si corre in cima all'Alpe d'Huez, si pedala lungo la mitica salita dai 21 tornanti che ha scritto pagine indelebili del ciclismo mondiale.
GIALLO TOUR?Due distanze, diverse manifestazioni di contorno per un totale di 3200 atleti coinvolti in 4 giorni di gare. Il lungo (2.2 km di nuoto, 118 km di ciclismo, 20 km di corsa) ¨¨ per veri specialisti delle prove endurance, il corto (1.2, 28, 7 km) ¨¨ pi¨´ accessibile, ma non da prendere sotto gamba. Si, perch¨¦ il nuoto nell'acqua fredda (che quest'anno ha toccato miracolosamente i 19¡ã C) prosciuga le prime energie ed ¨¨ soltanto il preludio alla faticaccia della scalata dell'Alpe d'Huez che precede la corsa in alta quota. Il giallo sar¨¤ il colore dominante, le scritte dedicate ai campioni del Tour de France transitato un paio di settimane prima saranno accecanti, la frazione run dopo aver pedalato lungo le celebri rampe sar¨¤ un tortura, ma il metri che precedono il traguardo regaleranno vibrazioni uniche.
(Continua nella prossima scheda)
[tps_title]Da dentro[/tps_title]
Visto da fuori, il triathlon dell'Alpe d'Huez ¨¨ uno spettacolo di sport indescrivibile, vissuto da protagonisti l'intensit¨¤ delle emozioni si moltiplicano in maniera esponenziale. Oggi mi tocca il dorsale n. 44 che garantisce un posto comodo nelle due zone cambio iper trafficate, ma per un motivo ancora ignoto accanto al nome ¡°Alberto¡± appare misteriosamente una bandierina spagnola. Per un giorno cambio nazionalit¨¤, ascolter¨° il tifo con orecchie diverse, garegger¨° quasi in incognito. Si va in picchiata alla partenza, in bici, con lo zaino in spalla: 50 minuti di discesa intervallata da diversi strappi ripidi che qualcuno interpreta in maniera pi¨´ aggressiva di una gara, si indossa la muta e ci si tuffa per l'allineamento di partenza. ¡°Ma chi me l'ha fatto fare?¡±, ¨¨ il pensiero che mi pervade, ma il clima che si respira ¨¨ disteso, gioioso: sembra davvero di fare parte di un evento speciale. Si parte, stavolta le teste blu non sono ¡°met¨¤ di mille¡± ma circa 1200, ma il nuoto fila via liscio. Poi si monta in bici e si vola verso l'attacco della Salita con la gradita complicit¨¤ del vento che soffia alle spalle e di una lieve pendenza favorevole prima di aggredire le rampe che caratterizzano l'evento.
(Continua nella prossima scheda)
[tps_title]Nella storia[/tps_title]
Com'¨¨ l'ascesa? Una vera e propria bastonata tra capo e collo, soprattutto per chi non ¨¨ propriamente uno scalatore e non ¨¨ supportato da una buona base di allenamento: 9, 10, 12% sono i numeri che mi terranno compagnia per oltre un'ora, le pendenze di una salita resa ancora pi¨´ ostica da un sole cocente che spara la temperatura ben oltre i 30¡ã C. Questo ¨¨ ci¨° che dicono le gambe mentre la mente vola: ogni tornante (come detto ce ne sono 21, tutti dedicati ai campioni che hanno tagliato a braccia alzate il traguardo dell'Alpe d'Huez al Tour de France) trasmette una sensazione nuova, ogni persona che applaude, incita e incoraggia ¨¨ un nuovo amico conosciuto lungo questa rovente lingua d'asfalto, ogni atleta scavalcato o che procede a passo pi¨´ spedito ¨¨ un compagno di viaggio che regala uno stimolo in pi¨´. La mente vola, il cuore va oltre l'ostacolo, ma le gambe spesso non sono d'accordo e chiedono un rapporto pi¨´ agile (ma la mia scala non va oltre il 36x28). La pelle brucia, la testa scoppia: questo ¨¨ il motivo per cui le famigliole di appassionati che raccolgono l'acqua dalle piccole cascate con i secchi, ti corrono appresso e ti chiedono se gradisci una bella doccia ghiacciata diventano insostituibili alleati nella lotta contro caldo e fatica. Poi ci sono i tifosi organizzati (nulla a che vedere con i beceri ultr¨¤ visti all'ultimo Tour), pronti ad incitare tutti, dal primo all'ultimo: c'¨¨ chi trasforma un tornante in una discoteca a cielo aperto, chi urla e tifa noi ¡°gatti di marmo¡± come se fossimo campioni in lotta per la generale del Tour, chi sventola bandiere ma sostiene anche chi ha un passaporto diverso e c'¨¨ anche chi ¨¨ ad osservare bordo strada ma vorrebbe pedalare verso la cima della salita.
(Continua nella prossima scheda)
[tps_title]Quanta fatica[/tps_title]
Un'ascesa che non d¨¤ tregua, che non pu¨° essere affrontata senza una corretta e costante idratazione, non va dimenticato che posata la bici bisogna correre, anche se nel mio caso il verbo non ¨¨ del tutto adeguato. Gambe inchiodate, energie al lumicino, pendenze lievi che diventano muri, ristori che sembrano oasi nel deserto, ma il traguardo ¨¨ un obiettivo ambito e bisogna arrivare su quel rettilineo d'arrivo ad ogni costo (meglio non guardare il passo che indica il Garmin che ho al polso e il bilanciamento della mia azione). Sulla moquette che invita al portale d'arrivo ti senti un vero protagonista: tanti ti chiamano per nome, i ragazzini allungano la mano per un ¡°cinque¡±, familiari e amici degli altri concorrenti incitano a gran voce tutti i compagni di avventura dei loro beniamini. 200 metri lunghi una vita, ma che bello passare la linea d'arrivo: una liberazione,¡°finalmente ¨¨ finita¡±viene da pensare, ¡°quando ¨¨ la prossima edizione¡±, si confabula pochi minuti dopo. Ah, ci sono anche le classifiche: Tom Richard e Justine Guerard hanno vinto il corto, il fuoriclasse belga Frederik Van Lierde e l'elvetica Emma Bilham hanno dominato il lungo, ma sembra davvero che qui il piazzamento e il crono contino relativamente. Sull'Alpe d'Huez, il triathlon ¨¨ una festa dove tutti sono invitati. Provare per credere.
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