Giorni del coraggio: io c'ero
Corse e sicurezza, piloti in sciopero. Quando nel '74 Agostini al Nurburgring guid¨° la prima rivolta
Il penultimo round stagionale del mondiale Sbk sul circuito argentino di San Juan ha fatto notizia non tanto per il ritorno alla vittoria sabato 12 ottobre in Gara1 di Alvaro Bautista (Ducati) e per la pronta risposta del cinque volte iridato Jonathan Rea (Kawasaki), trionfatore domenica della Superpole Race e di Gara2, ma per lo sciopero dei piloti, con 12 corridori al via nella prima corsa, record storico negativo del WSBK. Sotto accusa la sicurezza della pista con un asfalto rifatto al 70 per cento del tracciato e definito pessimo dai corridori, reso pericoloso per la fuoriuscita di materiale oleoso causa le alte temperature esterne sopra i 33 gradi e la sabbia sul circuito portata dal forte vento. Non torniamo sui particolari di una vicenda a dir poco mal gestita che non fa bene a una Sbk gi¨¤ in difficolt¨¤ di immagine.
I "cavalieri del rischio"
¡ª ?In altre occasioni, come il 12 maggio di quest¡¯anno a Imola con la cancellazione di gara-2 per pioggia, nella competizione si ¨¨ visto un disarmante stato di disorientamento gestionale. Ovvio che non ¨¨ solo una questione che riguarda la Sbk ma anche il Motomondiale, il Cev, il Civ e altri campionati. Va per¨° detto che a volte, in condizioni limite, non ¨¨ facile non essere travolti dagli eventi e prendere decisioni in grado di rispettare i programmi, salvaguardando la sicurezza dei corridori e di chi opera sui circuiti. Non si pu¨°, infatti, non riconoscere che negli ultimi anni la sicurezza delle corse ha fatto passi in avanti giganteschi (circuiti, moto, servizi sanitari, abbigliamento ecc.) anche se il rischio non ¨¨ eliminabile e fa parte del gioco. Nelle epopee del motociclismo dei pionieri e degli eroi, quello fra le due guerre mondiali con i Malvisi, Girardi, Calvi, Nazzaro, Appiani, Gnesa, Fieschi, Garelli, Ruggeri, Maffeis, Giuseppe Gilera, Brilli Peri, Alfonso Morini, Sandri, Mentasti, Arcangeli, Tonino Benelli, Moretti, Tazio Nuvolari, Achille Varzi, Omobono Tenni, Stanley Woods, Bandini, Pigorini, Marten, Guthrie, Taruffi, Rossetti, Brusi, Cann, Mellors, Maier, Dorino Serafini ecc., correre significava davvero essere "cavalieri del rischio", al limite dell¡¯incoscienza, mettendo ogni volta a repentaglio la propria vita.
La morte di Bergamonti
¡ª ?Chi scrive queste note pi¨´ volte anni addietro ha ascoltato dalla viva voce di Dorino Serafini (pilota ufficiale Benelli, Bianchi, MM, Gilera poi Ferrari in F1, campione europeo 1939 della 500, l¡¯attuale MotoGP, sulla 4 cilindri di Arcore con compressore, bolide di oltre due quintali con una velocit¨¤ di oltre 260 Kmh) il ricordo dei suoi duelli storici con i mitici Nuvolari, Tenni, Varzi, Maier, le cadute, le lunghe degenze in ospedale, i tanti colleghi deceduti in corsa. Anche nel dopoguerra, sin dalla fine degli anni '40, la sicurezza non era considerato un tema prioritario: n¨¦ per gli organizzatori n¨¦ per i costruttori, ma neppure per i piloti. Ogni corsa era segnata da decine di incidenti, anche gravi, o peggio. Per un quarto di secolo e oltre, ¨¨ sempre stato cos¨¬ in una escalation inarrestabile quanto assurda. Infine, nel 1971, dopo l¡¯incidente mortale di Angelo Bergamonti in bagarre nella 350 con il compagno di squadra della MV Agusta Giacomo Agostini sotto il diluvio di Riccione, scatta con un decreto legislativo il divieto per i circuiti cittadini.
Monza '73: Pasolini e Saarinen
¡ª ?Ma la signora in nero non demorde e si ripresenta sugli autodromi. Ecco, quindi, il 20 maggio 1973, una data fra le pi¨´ tristi e cupe del motociclismo. Alle 15.31 di una calda giornata primaverile sull¡¯autodromo di Monza scende la cappa della tragedia e una grande festa si trasforma in una terribile catastrofe. In un sol colpo, in un attimo, causa una spaventosa caduta dopo la partenza alla ¡°curva grande¡±, il motociclismo precipita nel dramma perdendo Renzo Pasolini (35 anni) e Jarno Saarinen (28 anni), due fra i piloti pi¨´ forti e amati di tutti i tempi. Nel pauroso groviglio rimangono feriti, alcuni gravemente, anche Villa, Giansanti, Kanaya, Mortimer, Jansson, Palomo. In totale sono 14 i piloti coinvolti nella micidiale carambola. Ma non basta. Ancora pochi giorni e l¡¯8 luglio sullo stesso circuito brianzolo e nello stesso punto, al curvone, la nuova tragedia con la morte di Galtrucco, Colombini, Chionio. Tanti corridori se ne andavano cos¨¬, per amore di quel motociclismo che divorava i suoi figli migliori e per l¡¯insipienza e l¡¯arroganza di chi quello sport dirigeva. Il pilota era al centro della scena, in pista. Ma fuori non contava niente, rotella di un meccanismo gestito da altri. Chi osava contestare subiva minacce da pi¨´ fronti e penalizzazioni dalla FIM o dalle Federazioni nazionali, anche con squalifiche, temutissime dai piloti perch¨¦ la voglia di correre era superiore al timore dei rischi della pista.
Il primo sciopero
¡ª ?Nel 1974 la svolta, con i corridori che per la prima volta dicono basta. Il 27 aprile, nel secondo round iridato stagionale sui quasi 23 Km del Nurburgring, dopo il rifiuto degli organizzatori di coprire con 10 mila balle di paglia le 173 curve lambite dal guard-rail, i piloti finalmente uniti e sostenuti dalle stesse Case decidono di non schierarsi sulla linea di partenza. Il comunicato con le motivazioni dello sciopero porta in testa le firme di Giacomo Agostini, Phil Read, Barry Sheene, Angel Nieto, Teuvo Lansivuori ecc. Oltre ad Agostini, firmano anche gli altri italiani iscritti al GP: Gian Franco Bonera, Walter Villa, Silvio Grassetti, Otello Buscherini. Succede il finimondo, con gli organizzatori che addirittura spronano i 200 mila sugli spalti a fischiare i piloti contestatori, con lo stesso Agostini insultato a brutto muso dai tifosi. I piloti del mondiale tengono duro e non si presentano allo start. Ma la gara si svolge ugualmente con pochi sconosciuti corridori locali convinti dai lauti ingaggi: 7 presenti nella 500 vinta da Edmund Czihak davanti a Horst Kassner con un distacco di quasi due minuti. Lo stesso Kassner fa sue le 250 e 350 con una griglia mai cos¨¬ ridotta prima, sotto i dieci piloti, nessuno dei quali prender¨¤ poi pi¨´ parte a una gara iridata. Poco pi¨´ di un mese dopo, dal 5 al 6 giugno, anche il TT inglese sar¨¤ disertato per la prima volta dal 1907 dai big del mondiale con le gare sguarnite di partecipanti e vinte da illustri sconosciuti. Soffia un vento nuovo.
Fino alla nascita della Dorna
¡ª ?Nel 1978, per andare oltre le contestazioni sulla sicurezza e imprimere una svolta generale al Motomondiale anche rispetto alla gestione organizzativa ed economica specie sullo sponsoring e sull¡¯utilizzo dei diritti televisivi, nasce l¡¯IRTA (International Road Team Association): ci¨° grazie all¡¯impulso di due giornalisti inglesi Mike Trimby e Paul Butler e del manager Michel Metraux, poi presidente, con l¡¯ingresso dei piloti-consiglieri nella sala di comando fra cui Agostini, Roberts, Uncini, Mamola, Gallina ecc. Era l¡¯inizio di una nuova era che, fra contraddizioni e contraccolpi, porter¨¤ al motociclismo odierno marcato Dorna. ? l¡¯era del motociclismo show-business, non certo privo di limiti, ma indubbiamente assai diverso per la formazione e la spartizione della ¡°torta¡± fra tutti gli attori del Circus e soprattutto con un livello di sicurezza in pista notevole, non paragonabile a quello inconsistente dei decenni passati. Si pu¨° fare meglio? Si pu¨° fare.
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