Era la versione commerciale della moto da Gran Premio, ma dentro era vuota. Un manichino appunto. Presentata nel 1950 fu fatta girare nei vari concessionari della casa di Cascina come attrazione per i clienti. Fu la prima di una serie di 4 cilindri stradali che per¨° non erano manichini e che i collezionisti ora si contendono a cifre folli
Quando fu esposta per la prima volta alla Fiera Campionaria di Milano nella primavera del 1950 fece letteralmente impazzire tutti gli appassionati. Una quattro cilindri 500 bialbero, simile alla moto da Gran Premio. Bellissima. Una moto da sogno. Ma allora quasi nessuno sapeva, o immaginava, che il motore fosse vuoto. Un manichino, una show bike come si usa dire, oppure, per dirla pi¨´ volgarmente, una bellissima semipatacca. "Questa moto - rivela Enrico Sironi, coordinatore della sezione moto del Museo MV Agusta - doveva essere la versione turistica e commerciale della mezzo litro da Gran Premio. Fu progettata dall¡¯ingegner Piero Remor nella seconda met¨¤ del 1949 che proveniva dalla Gilera. Tant¡¯¨¨ che manteneva lo schema consolidato del gruppo albero motore, cilindri e testa del propulsore della casa di Arcore. Comunque sia non entr¨° mai in produzione. Venne ripresentata alla fiera milanese l¡¯anno successivo e, visto il successo che riscosse, fu fatta girare per le varie concessionarie italiane della MV come attrazione per la clientela. L¡¯ingegner Remor, poi, per alcuni screzi sulle scelte tecniche con il conte Domenico Agusta lasci¨° la MV per passare alla Motom.
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NEL 1966 ARRIVA LA MV 600
¡ª ?Sedici anni dopo la 500 Gran Turismo, la MV nel 1966 presenta la 600 GT 4 cilindri. Una moto di grosse dimensioni e con un¡¯estetica assai discutibile che, causa anche il prezzo elevatissimo, non fece grossi numeri di vendita. "La 600 fu assemblata - sottolinea Sironi - istallando sul telaio un motore simile alla 500 GP che fu portata in gara per la prima volta dell¡¯ex pilota Gilera Arcisio Artesiani al Gran Premio d¡¯Olanda nel luglio 1950. Ma alla notevole potenza erogata dal motore - fa notare Sironi ¨C faceva difetto la configurazione del cambio. Per poter sostituire i rapporti, infatti, era necessario rimuovere il motore dal telaio, con tempi di sosta esageratamente lunghi ai box. La direzione tecnica MV, su ordine del conte Domenico Agusta, ridisegn¨° quindi totalmente il carter motore per avere la possibilit¨¤ di rimuovere il gruppo cambio direttamente sulla moto, riducendo cos¨¬ sensibilmente i tempi dell¡¯operazione. Tornando alle stradali, dopo la 600 nel 1973 arriv¨° la bellissima 750 Sport, una moto che oggi vale una fortuna, al punto che alcuni facoltosi collezionisti si litigano i rarissimi esemplari disponibili sul mercato a cifre che superano i 100.000 euro¡±.
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LA TRASMISSIONE CARDANICA
¡ª ?Queste maxi quattro cilindri avevano tutte la trasmissione ad albero cardanico e non a catena. "Fu una scelta imposta dal conte Domenico Agusta ¨C fa notare Enrico Sironi ¨C proprio per scoraggiarne l¡¯impiego agonistico, temendo che in gara potessero infastidire le moto ufficiali. Infine l¡¯ultima maxi MV quattro cilindri stradale fu la 750 S America del 1975, la cui cilindrata era stata maggiorata a 788 cc". Tutte queste moto fanno bella mostra di s¨¦ al Museo MV di Cascina Costa che si trova in via Giovanni Agusta 512 a Cascina Costa di Samarate (Varese) ed ¨¨ visitabile telefonando al numero 0331-220.545, o scrivendo all¡¯indirizzo mail info@museoagusta.it .
8. Continua
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