? allarme nell'industria dell'auto. L'uscita senza accordo penalizzerebbe il settore nel vecchio continente, ma nuovi dazi e dogane posso significare solo la catastrofe annunciata per un milione di lavoratori nel Regno Unito
Suicidarsi costa 50 mila sterline al minuto. L'uscita del Regno Unito dall'Unione senza un accordo commerciale ¨¨ destinato ad affossare la produzione automobilistica sull'isola letteralmente sotto una montagna di costi aggiuntivi di approvvigionamento, ma anche a creare danno all'intero settore del vecchio continente. Una ¡°effetto sismico¡±, come sono arrivati solo ora a definirlo.
La nota
¡ª ?In nota congiunta i capi di 23 associazioni automobilistiche di tutta Europa, con l'Anfia in rappresentanza dell'Italia. "Le industrie automobilistiche dell'Ue e del Regno Unito necessitano di un commercio senza attriti e sarebbero gravemente danneggiate da ulteriori doveri e oneri amministrativi su parti e veicoli automobilistici", ha affermato Bernhard Mattes, capo della tedesca Vda. Una nota politica ¨¨ arrivata con il ritardo che serve a certificare una situazione inevitabile, ma in fondo capace di stravolgere degli equilibri con nuovi beneficiari. Facili da individuare. La prospettiva di un'uscita 'no deal' entro il 31 ottobre, infatti, significa che soltanto l'auto britannica viaggia ormai senza freni contro un muro. Senza interventi esterni e interessati, ci ha gi¨¤ pensato un rapporto della Society of Motor Manufacturers and Traders, che riunisce le aziende del settore nel Regno Unito e che quantifica proprio nella cifra astronomica di 50 mila sterline al minuto il contraccolpo sul l'intero comparto automotive di una uscita senza accordo. Cio¨¨ con la ricostituzione barriere e lungaggini doganali che manderebbe in tilt il sistema di approvvigionamenti ¡°Just in time¡± degli stabilimenti sull'isola del Regno, penalizzati da un ulteriore saldo di 4,5 miliardi di sterline annuali in imposte di importazione ed esportazione. I conti, quelli veri, non vengono per¨° dal vecchio continente o dalla Germania.
Varie fabbriche a rischio chiusura
¡ª ?L'impatto ¨¨ inevitabile sui 168 mila dipendenti, con oltre 850 mila lavoratori coinvolti fra produzione diretta e indotto, sei centri di design e venti laboratori di ricerca. Se Honda ha gi¨¤ annunciato la chiusura dello stabilimento di Swindon nel 2022, Toyota lo ha annunciato ormai apertamente per quanto riguarda l'impianto di Burnaston, e Nissan ¨¨ alle prese con prospettive fosche per quello di Sunderland. Mini per ora conferma i volumi produttivi della fabbrica di Oxford, ma Opel ridiscute l'utilit¨¤ di quella di Ellesmere Port. Nel Regno Unito 1,4 milioni di vetture prodotte sono attualmente destinate all'esportazione. Le case automobilistiche posso mettere mano a una ridistribuzione dei della produzione in tempi ragionevoli o comunque medi, a favore di impianti in Russia, Est Europa e Messico. All'ombra di Westminster si attendono riscontri sul mezzo miliardo di sterline in incentivi alla produzione di auto elettriche promessi dal premier Boris Johnson. Qualcuno potrebbe restare e senza accordo, ma portando a casa soldi liquidi.
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