TECNOLOGIA
America¡¯s Cup: mai barche e auto di Formula 1 sono state cos¨¬ vicine
Non c¡¯¨¨ alcuna forzatura a sostenere che l¡¯America¡¯s Cup abbia forti elementi di contatto con la F1. Del resto, sono le massime espressioni tecniche della vela e dell¡¯automobilismo: hanno i migliori progettisti e ingegneri, le aziende pi¨´ specializzate, i campioni del momento e soprattutto i budget pi¨´ alti. Fondamentali per ricerca e sviluppo. Nel caso della vela, si sbaglia a pensare che questo sia un concetto legato alle ultime edizioni: ripercorrendo la storia dell¡¯America¡¯s Cup, si scopre dagli inizi del ¡®900 a oggi che praticamente tutte le soluzioni tecniche finite sulle barche da crociera sono state testate sui racer, in gran parte quelli statunitensi, che sino agli Anni 80 avevano a disposizione il meglio del design, delle velerie e delle attrezzature. Nel momento in cui vennero abolite le barriere protezionistiche, la regata era considerata una sfida tra Nazioni e non fra team, il know-how si ¨¨ sparso per il mondo, tanto ¨¨ vero che ¨¨ stata vinta da australiani, neozelandesi, svizzeri (primo esempio di multinazionale della vela) e l¡¯Italia che prima di Azzurra era manco considerata dagli anglosassoni (¡°Mi raccomando Ricci, a me basta che non facciamo la figura dei cioccolatai¡± fu la missione che nel 1982 Gianni Agnelli affid¨° a ¡®Babbo¡¯ Cino, lo skipper romagnolo) ¨¨ arrivata alla terza finale in 30 anni.
FERRARI E MONTEDISON
¡ª ?La bella avventura di Azzurra segn¨° il primo rapporto - per quanto pioneristico - di una barca con il mondo della F1, visto che fu studiata una collaborazione con la Ferrari per alcuni elementi in carbonio. Da l¨¬ una crescita continua, con un¡¯accelerazione pesante quando Raul Gardini coinvolse fortemente l¡¯R&D del gruppo Montedison che all¡¯epoca guidava. Il Moro di Venezia dal punto di vista strutturale e costruttivo fu uno dei racer pi¨´ innovativi degli Anni 90, portando al top l¡¯utilizzo del composito sul modello della F1. Va detto che sino all¡¯avvento dei catamarani e della classe attuale, l¡¯AC 75 che ¨¨ praticamente un monomarano, l¡¯aspetto aerodinamico che ¨¨ la base della ricerca e sviluppo in F1 era minimale rispetto a quello idrodinamico. E salta all¡¯occhio la sostanziale differenza: le auto hanno la necessit¨¤ di restare attaccate al terreno anche a velocit¨¤ elevate, le barche hanno l'esigenza opposta di ridurre al minimo la parte a contatto con l'acqua. Solo a partire dalla 33a edizione, lo scontro nel 2010 tra i trimarani di Bmw Oracle Racing e Alinghi, si ¨¨ realmente cominciato a guardare all¡¯aerodinamica, utilizzando anche le gallerie del vento. Prendendo ispirazione dal lavoro fatto in precedenza dai francesi, maestri dei multiscafi, sui profili degli scafi (pi¨´ sottili sono, meno fanno resistenza al vento) e soprattutto sul complesso albero-vele. Alla ricerca della massima potenza con la minima incidenza aereodinamica e del rapporto ideale leggerezza-robustezza. Che se vogliamo, ¨¨ molto vicino a quanto cerca ogni tecnico della F1.
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Bmw Oracle, TEAM MISTO
¡ª ?Bmw Oracle Racing non fu solo un¡¯idea di marketing studiata dal magnate Larry Ellison, il fondatore di Oracle, una delle pi¨´ grandi software house del mondo. Protagonista massima dell¡¯America¡¯s Cup del primo decennio (con due vittorie su quattro finali), ¨¨ ricordata anche per aver creato il primo team misto tra specialisti di auto e di vela che si occup¨° di ingegneria strutturale ma anche della ruota del timone sviluppata da Bmw Motorsport. Nel 2003, alla prima partecipazione, Bmw Oracle Racing si guadagn¨° invece la copertina con il rivoluzionario Miniature Head-Up Display che mostrava le informazioni della regata in tempo reale direttamente, e senza l'impiego di fili, negli occhiali da sole dei velisti a bordo. Una tecnologia che il Bmw Technology Office Usa di Palo Alto aveva originariamente sviluppata per il casco di Ralf Schumacher, pilota della Williams-Bmw. Pi¨´ scenografico peraltro che utile, mentre ¨¨ realmente formidabile il joystick che vedete nelle mani di Pietro Sibello: il tattico-randista di Luna Rossa comanda tutte le regolazioni della vela principale, utilizzando l¡¯energia pompata nell¡¯impianto idraulico dai grinder. Schiacciando un bottone, pu¨° cazzare o lascare la randa, spostare il carrello della stessa, controllare il cosiddetto twist: non siamo lontanissimi dai comandi davanti a Charles Leclerc.
I FOILS
¡ª ?La scelta dell¡¯AC 75 come barca per l¡¯America¡¯s Cup di Auckland ha movimentato pi¨´ che mai la parte R&D dei team. Nuova classe, sicuramente innovativa con i foils laterali e la pala del timone che hanno il compito di far uscire lo scafo dall¡¯acqua non appena possibile, in modo che volino a velocit¨¤ pazzesche per un¡¯imbarcazione, quasi 100 km/h in poppa. Quindi tanta idrodinamica ma ancora di pi¨´ aerodinamica: per la prima volta i velisti sono praticamente scavati nella coperta, mai cos¨¬ carenata per limitare l¡¯attrito con il vento, gli alberi alari sono ai limiti delle possibilit¨¤ ed ¨¨ stata creata una falsa chiglia che migliora la circolazione dell¡¯aria durante il volo, rendendone progressivo il passaggio sopra l¡¯acqua. Quanto ai foils, evidente che l¡¯efficienza passa anche da un profilo il pi¨´ aerodinamico possibile, quando sono sollevati e non in acqua. In tutto questo lavoro, se i neozelandesi hanno fatto tutto in casa, ma sono espertissimi e innovativi naturali, la sfida di Patrizio Bertelli ha potuto contare su un brand come Pirelli. ¡°Nell¡¯America¡¯s Cup, al di l¨¤ delle buone idee, resta fondamentale il controllo delle performance: noi siamo fortunati perch¨¦ avere Pirelli come una delle due anime del team ci ha permesso di interagire bene con il loro reparto R&D, soprattutto sui materiali su cui hanno una grande competenza. Abbiamo trovato molte soluzioni interessanti, che proprio come in F1 vanno tenute gelosamente nascoste per non favorire gli avversari¡± ci ha detto Sirena. Facendo capire che finita l¡¯epica sfida con i kiwi ne sapremo di pi¨´.
AMG CON INEOS
¡ª ?L¡¯edizione che sta per chiudersi ha segnato un¡¯altra interessante partnership tecnica, quella tra Mercedes-Benz e Ineos, armatrice della barca sconfitta da Luna Rossa nella finale della Prada Cup. Il colosso chimico del patron Jim Ratcliff detiene il 33,3% della scuderia stellata in F1: ¨¨ bastata una chiacchierata con Toto Wolff ed ecco che la divisione Applied Science di Mercedes-Amg ha allestito in pochi giorni un gruppo misto di 30 specialisti per seguire il progetto. Si ¨¨ saputo che i foils di Ineos Team UK sono stati realizzati direttamente nella factory di Brackley, utilizzando le analisi e le esperienze fatte per le appendici delle monoposto di Hamilton e Bottas. Ha spiegato Graham Miller, direttore di Applied Science: ¡°Un team di F1 pu¨° servire molto a uno di America¡¯s Cup perch¨¦ sa ¡®produrre cose¡¯ in tempi rapidissimi, per esempio abbiamo dato un aiuto a Ineos UK per la pianificazione, attraverso un software speciale. Consente di accelerare lo sviluppo dei componenti e minimizzare il tempo dal design alla costruzione. E poi c¡¯¨¨ la preparazione che deriva da anni di esperienza in una competizione ai massimi livelli¡±. Curiosit¨¤: al seguito della sfida britannica ad Auckland, c¡¯erano due ingegneri Mercedes: uno per l¡¯affidabilit¨¤ generale del progetto, l¡¯altro per verificare i sistemi di controllo della barca. Non sono bastati, fortunatamente, a far perdere Luna Rossa: perch¨¦ se la tecnologia e la messa a punto sono importanti come in F1, l¡¯America¡¯s Cup ¨¨ maggiormente imprevedibile rispetto a una gara in circuito e la componente umana resta vincente.
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