Negli anni ¡¯50, sull¡¯onda dell¡¯ottimismo e dell¡¯entusiasmo per l¡¯energia atomica, Ford studi¨° la possibilit¨¤ di produrre un¡¯auto a propulsione nucleare. Il risultato fu il concept Nucleon, che avrebbe dovuto montare una versione miniaturizzata dei reattori utilizzati sui sottomarini
Esattamente dieci anni fa, l¡¯11 marzo del 2011, il Mondo riviveva il terrore di un disastro nucleare. La centrale di Fukushima Dai-Ichi, situata nell¡¯omonima prefettura nipponica, venne colpita dalle dirette conseguenze del terremoto e maremoto del Tohoku, portando un¡¯altra volta il Giappone e l¡¯intero Pianeta sull¡¯orlo dell¡¯incubo atomico: a causa dei danni subiti dal circuito di raffreddamento, ben tre reattori subirono il meltdown, in quello che ¨¨ considerato l¡¯incidente nucleare pi¨´ grave della storia dopo quello di Chernobyl dell¡¯aprile 1986 (entrambi sono classificati al settimo e ultimo livello di gravit¨¤ della scala Ines, indice sviluppato appositamente dalla Iaea). Il bilancio di quella tragedia, sia in termini di vite umane che di impatto ambientale, ¨¨ ancora oggetto di discussione, cos¨¬ come le responsabilit¨¤ dell¡¯incidente: nel 2012 la commissione d¡¯inchiesta sul disastro ha comunque stabilito che il peggio poteva essere evitato. Si stima che il lavoro di decontaminazione dell¡¯aerea colpita durer¨¤ almeno ancora per tre o quattro decenni.
L¡¯AUTO NUCLEARE
¡ª ?Se Chernobyl aveva gi¨¤ messo a dura prova le teorie dei sostenitori dell¡¯energia nucleare e sulle sue applicazioni civili ¨C almeno agli occhi pi¨´ o meno esperti del grande pubblico ¨C il disastro di Fukushima ha per certi versi contribuito a mettere una sorta di marchio nero sull¡¯atomo e sul suo sfruttamento a fini energetici. Non intendiamo entrare nel merito di una questione cos¨¬ complessa, in cui si intrecciano valutazioni di tipo economico, ambientale, etico e ovviamente scientifico. Ma se ora i dubbi al riguardo sono molti, c¡¯¨¨ stata per¨° un¡¯epoca in cui il nucleare sembrava la nuova frontiera, un periodo che ha visto l¡¯elevazione di questo tipo di energia al rango di panacea di tutti i problemi: quello che va dalla fine degli Anni Quaranta agli Anni Sessanta. L¡¯illusorio ottimismo che ha caratterizzato soprattutto gli Anni Cinquanta dur¨° relativamente poco, essendosi presto infranto sulla presa d¡¯atto dei rischi e delle criticit¨¤ connessi all¡¯energia atomica. Ci¨° non imped¨¬ tuttavia, sull¡¯onda di questo entusiasmo, la nascita di progetti decisamente interessanti e quantomai singolari anche nel campo automotive. Come la Ford Nucleon, quella che sarebbe dovuta diventare la prima auto spinta da un reattore nucleare.
UNA NUOVA ERA?
¡ª ?Siamo nel 1958. Tredici anni prima, nell¡¯agosto del 1945, i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki proiettano il Mondo nell¡¯era nucleare, aprendo nel bene e nel male infiniti scenari per lo sfruttamento a fini non solo bellici di questa straordinaria fonte di energia. La Guerra Fredda ¨¨ al suo apice e nel 1954 la marina militare degli Stati Uniti d¡¯America ha varato l¡¯Uss Nautilus, il primo sottomarino a propulsione nucleare. La Us Navy ha capito che l¡¯impiego di un reattore a fissione abbinato ad una turbina pu¨° garantire un¡¯autonomia sconosciuta ai battelli a propulsione convenzionale, e non a caso questo tipo di tecnologia si imporr¨¤ ben presto soprattutto sui sommergibili lanciamissili e sulle immense portaerei. Perch¨¦ allora, non provare ad utilizzare la propulsione nucleare anche su altri tipi di mezzi, magari addirittura ad uso civile?
SUGLI AEREI
¡ª ?I militari arrivano ovviamente per primi, e non solo in campo navale. Quasi parallelamente anche la neonata Us Air Force inizi¨° a studiare la possibilit¨¤ di impiegare la propulsione atomica sui suoi bombardieri strategici, deputati a rimanere in volo per lunghissimi periodi per fare da deterrente nucleare contro l¡¯Unione Sovietica. Il programma di sviluppo di un velivolo spinto da un reattore a fissione ha dunque inizio nel 1948, dopo alcuni studi preliminari nati sull¡¯onda del progetto Manhattan. A portarlo avanti ¨¨ soprattutto la Convair, all¡¯epoca fornitrice del principale bombardiere strategico americano, il B-36 Peacemaker. Nel settembre 1955 fa il suo primo volo l¡¯NB-36H, un prototipo sperimentale contraddistinto dalla pi¨´ che scontata lettera N: si tratta in buona sostanza di un Peaceamaker modificato per ospitare un relativamente piccolo reattore nucleare e fare dunque da test bed per il progetto. Il reattore, pur funzionante, non ¨¨ in alcun modo collegato alle eliche, e pertanto il Nuclear Test Aircraft viene utilizzato per studiare altri aspetti non secondari come la schermatura e la protezione dalle radiazioni.
IL PROGETTO SOVIETICO
¡ª ?Il programma Nepa (Nuclear energy propulsion for aircraft) fu abbandonato dopo qualche anno e dopo 47 voli, l¡¯ultimo dei quali avvenuto nel marzo 1957. Le motivazioni? L¡¯avvento dei missili balistici intercontinentali releg¨° in secondo piano i bombardieri strategici nell¡¯organizzazione dello Strategic air command, e un progetto cos¨¬ costoso, lungo e complesso fu reputato poco conveniente da portare avanti. I rischi enormi che si sarebbero corsi in caso di incidente ¨C anche al decollo, su suolo ¡°amico¡± ¨C fecero il resto. Anche in Urss, con qualche anno di ritardo, si prov¨° tuttavia a percorrere una strada simile, che venne in seguito accantonata per motivazioni del tutto simili. Coinvolte nel progetto sovietico di un aereo a propulsione nucleare furono soprattutto gli Okb di Kuznetsov, Ljulka, Myasishchev e Tupolev. Quest¡¯ultimo ufficio tecnico appront¨° il Tu-95Lal, un Tu-95M modificato che vol¨° una prima volta nel maggio 1961. Questo ¡°muletto¡±, che come la controparte americana era sostanzialmente un velivolo a propulsione convenzionale con sopra installato un reattore funzionante, esegu¨¬ 34 missioni di collaudo, ma le restrizioni budget e i progressi nella missilistica tagliarono le gambe al suo successore Tu-119. Anche Mosca, dunque, chiuse i rubinetti nel 1966.
IL SOGNO DI FORD
¡ª ?Ed ¨¨ proprio in questo scenario che si inserisce la Ford Nucleon, il sogno della casa di Detroit di produrre un¡¯automobile alimentata ad energia nucleare. S¨¬, perch¨¦ di sogno si tratta, dal momento che la Nucleon era solamente un modello in scala ridotta, una maquette priva di organi meccanici presentata in veste di concept nel 1958. Mentre gli Stati Uniti erano in piena febbre atomica, a una manciata di anni dal celeberrimo discorso Atoms for Peace del presidente Eisenhower. La vettura, nelle forme una futuristica dream car che su alcuni bozzetti presentava anche le allora modaiole pinne posteriori, avrebbe dovuto montare posteriormente un piccolo reattore nucleare ad uranio, ottenuto dalla miniaturizzazione delle unit¨¤ montate sui sottomarini.
IL CONCEPT NUCLEON
¡ª ?Ford si immaginava un futuro senza auto alimentate a idrocarburi, fatto di tante piccole centrali nucleari su quattro ruote. Per la Nucleon si stimava un¡¯autonomia di 5.000 miglia (circa 8.000 km), dopodich¨¦ il reattore sarebbe stato sostituito in blocco: la casa americana prevedeva la futura possibilit¨¤ di scegliere tra le varie power unit, a seconda che il cliente volesse privilegiare la potenza massima o l¡¯autonomia. Le criticit¨¤ erano rappresentate soprattutto dal peso, che sarebbe stato enorme a causa della schermatura necessaria a proteggere gli occupanti dalle radiazioni, e il rischio in caso di incidente, non certo un¡¯eventualit¨¤ trascurabile sulle strade di tutti i giorni. Il progetto, affascinante quanto eccentrico, non and¨° ovviamente oltre questa fase preliminare, e nessun prototipo in scala 1:1 della Nucleon fu in realt¨¤ mai costruito. Attualmente il modello di questa vettura, figlio del suo tempo e delle illusioni del Secondo Dopoguerra, ¨¨ esposto presso l¡¯Henry Ford Museum di Dearborn, in Michigan.
Le ¡°altre¡±
¡ª ?In realt¨¤ la Nucleon non ¨¨ stato un caso del tutto unico. In quel periodo altri costruttori si ritrovarono a ventilare la possibilit¨¤ di produrre in futuro automobili nucleari, convinti che quella atomica sarebbe stata la propulsione del futuro anche nel campo delle quattro ruote. Come le francesi Arbel Sym¨¦tric e Simca Fulgur o la futuristica Studebaker-Packard Astral, tutte pensate (e poco pi¨´¡) alla fine degli Anni Cinquanta. Anche la Ford, qualche stagione dopo la Nucleon, prov¨° a riproporre il concetto con la Seattle-ite XXI, showcar del 1962 che sognava di rappresentare il futuro dell¡¯auto con le sue sei ruote e la propulsione atomica. Anche lei, come tutte le sue ¡°colleghe¡± atomiche, non vide mai la luce nemmeno come prototipo funzionante.
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