CURIOSIT¨¤
Auto con il nome di donna? Ecco perch¨¦ Giulietta, Flavia, Clio...
¡°Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso gi¨¤ dibattuta. L¡¯ Automobile ¨¨ femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacit¨¤ d¡¯ una seduttrice; ha, inoltre, una virt¨´ ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levit¨¤ nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur¡±. Cos¨¬ scriveva Gabriele D¡¯Annunzio, nel 1926, al senatore Giovanni Agnelli per contribuire a un dibattito che nella seconda fase del Futurismo era intenso. Del resto, per i Futuristi la macchina - per la sua velocit¨¤ - era il simbolo per eccellenza dell¡¯entusiasmo per la modernit¨¤. Quasi un secolo dopo, non ha senso tornare sul dibattito ma bisogna constatare che se tutte le case non trascurano assolutamente il pubblico femminile (anzi), poche si avventurano a dare un nome di donna ai modelli.
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MACHISMO
¡ª ?Vero peraltro che sempre di pi¨´ si ha a che fare con sigle, numeri, nomi di fantasia e di venti, storpiature linguistiche (pi¨´ o meno felici), richiami geografici. Se dovessimo pensare a dei nomi in stile machista, difficile andare oltre la Mustang di Ford (che per¨° nel 1967 ribattezz¨° Eleanor una versione speciale) e il rinnovato Defender che per la cronaca ha perso sicuramente parte del suo carattere rustico per diventare pi¨´ urbano e quindi, forse, pi¨´ adatto alle signore che vogliono un Suv. E poi c¡¯¨¨ la felice eccezione di Lamborghini che da sempre ha le razze dei tori nel cuore e le assegna ai suoi modelli: non tanto perch¨¦ il fondatore Tonino Lamborghini era uomo di campagna e produceva trattori - come pensano molti - ma per il fatto che il toro era il suo segno zodiacale.
LANCIA E ALFA ROMEO
¡ª ?Le donne hanno ispirato alle case italiane nomi per vetture divenute rappresentative. Lancia a met¨¤ degli Anni 50 decise di ispirarsi all¡¯antica Roma ed ecco nascere Flaminia (1957), Flavia (1960), Fulvia (1963) e la poco conosciuta Marica, coup¨¦ carrozzata da Ghia su base Flaminia, presentata al Salone di Torino nel 1969. Due anni prima, Fiat chiese a Vignale di realizzare una fuoriserie sull¡¯autotelaio della 125: la chiam¨° (coraggiosamente) Samantha e i cento esemplari finirono quasi tutti all¡¯estero. Giulia e Giulietta sono nel cuore degli alfisti vecchi e nuovi. Leggenda vuole che il nome sia nato da una battuta di madame de Cousandier, moglie del poeta Leonardo Sinisgalli, all¡¯epoca consulente per l¡¯immagine e pubblicit¨¤ di Finmeccanica. Raggiunto il marito e altri colleghi in una caffetteria di Boulevard des Capucines a Parigi, esclam¨° alla loro vista: ¡°Siete otto Romei e non c¡¯¨¨ neanche una Giulietta!¡±. Risero tutti, per poi rendersi conto che quel nome shakesperiano era perfetto per la nuova auto del Biscione, presentata al salone di Torino nel 1955 e protagonista della copertina del numero 1 della rivista Quattroruote. Successo clamoroso per la cronaca: ne saranno costruite quasi 132.000 al Portello, numeri di produzione impressionanti per l'epoca. Sette anni dopo usc¨¬ di scena per l¡¯arrivo della Giulia ma torn¨° nel 1977 con la seconda generazione e nel 2010 con la terza che nella campagna giocava chiaramente sulla frase della commedia di Shakespeare. Il claim, recitato dalla divina Uma Thurman, era: ¡°Io sono Giulietta, e sono fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni¡±.
TRA ROMA E L¡¯ORIENTE
¡ª ?La romanit¨¤, utilizzata da Lancia sei decenni fa, ha ispirato inizialmente Skoda per essere ripresa dopo l¡¯acquisizione da parte di VW: Felicia (1994, ma la prima serie data del 1959), Fabia (1999) e Octavia (1996 , ma il nome ¨¨ anche in questo caso del 1959). Due nomi italianissimi hanno parte della storia Nissan: la coup¨¦ Silvia (uscita di scena nel 2002) e la monovolume Serena che viene ancora prodotta. La casa giapponese pu¨° vantare anche una berlina Laurel, praticamente sconosciuta mentre Toyota e Mazda hanno pensato a Carina e Savanna rispettivamente per una berlina di successo (quella prima della Avensis) e per la RX-7 a motore rotativo nel periodo 1971-1991. A noi piacciono anche due nomi di origine asiatica: Mira per la Daihatsu, una delle kei-car pi¨´ famose in Giappone (otto generazioni dal 1980), e Zafira che ¨¨ nel cuore di Opel dal 1999. C¡¯¨¨ una ¡®f¡¯ in meno di ¡®zaffira¡¯ che in arabo-persiano antico significa ¡®pietra preziosa¡¯ e non pu¨° che fare piacere a una signora.
CHARMANTE
¡ª ?Oltralpe, le buone idee non sono mancate. A partire da Citroen che nel 1932 diede il nome di Rosalie alla 8 Cv. Nel secondo dopoguerra, il periodo divino: DS Pallas (ossia Pallade) nel 1955, l¡¯erede della 2 Cv Dyane (Diana) nel 1967, LN che si pronuncia H¨¨len in francese (quindi Elena) nel 1976. Renault ha fatto bingo nel momento in cui decise - 30 anni fa - di pescare dall¡¯antichit¨¤ greca Kleio, la musa della storia, che in francese come Clio ¨¨ un nome tra i pi¨´ femminili in assoluto. Ha portato fortuna, evidentemente. Come sta andando bene la prima vettura elettrica del marchio - Zoe, nome altrettanto popolare in Francia - che attualmente ¨¨ la pi¨´ venduta in Europa. Andando dall¡¯altra parte dell¡¯oceano, Ford si ¨¨ concessa una curiosa licenza con la Crown Victoria, dove la ¡®corona¡¯ era rappresentata una banda in acciaio inossidabile che "incoronava" il profilo del tetto. Berlina tre volumi, decisamente lontana dall¡¯immagine femminile, vista le linee e la robustezza. Ma un successo, considerato che la produzione iniziata nel 1955 ¨¨ stata fermata solo nel 2011. Ne avrete viste a bizzeffe nei film o serie con la livrea da taxi o da auto delle polizia.
TRIBUTI
¡ª ?Vogliamo chiudere con il giusto tasso di romanticismo. Elise - la piccola Lotus, nata nel 1996 - deve il suo nome a Elisa, la nipote di Romano Artioli che all¡¯epoca controllava il marchio britannico. I fan di DS sanno che quando Citroen lanci¨° il geniale progetto portato avanti dall'italiano Flaminio Bertoni e dal francese Andr¨¦ Lef¨¨bvre, la sigla era l'acronimo di D¨¦sir¨¦e Sp¨¦ciale (ossia "desiderata speciale"). Ma le iniziali pronunciate in francese suonano anche come "d¨¦esse", che significa dea: pi¨´ femminile di cos¨¬. Infine Mercedes che identifica freddamente i suoi modelli con lettere e numeri nasconde una storia in rosa, che parte da Emil Jellinek, console austro-ungarico a Nizza. Un personaggio con uno spiccato senso per gli affari ma soprattutto grande appassionato di corse per le quali utilizzava le auto Dmg. Dopo aver stretto nel 1900 un patto di collaborazione con Paul Daimler - figlio di Gottlieb, fondatore del brand Daimler-Motoren-Gesellschaft, - impose come condicio sine qua non al proprio apporto finanziario che le nuove vetture portassero il nome dell¡¯adorata terzogenita, Mercedes: era il nomignolo della tredicenne, che all¡¯anagrafe si chiamava Adriana Manuela Ramona Jellinek e non condivise la passione paterna per le automobili e, anzi, non volle mai possederne una. Altri tempi.
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