ANNIVERSARI
Opel Omega Lotus: 30 anni fa nasceva la superberlina
Pensando alla vocazione generalista di Opel e all¡¯attualit¨¤ ¨¨ impossibile per un under 40 credere che 30 anni fa, un modello della Casa tedesca potesse essere pi¨´ veloce di una Porsche 911 Turbo. Invece fu realt¨¤, per la nascita della Omega Lotus, che debutt¨° al Salone di Ginevra 1989 per entrare in produzione (con ulteriori modifiche) l¡¯anno seguente. Il progetto era la risposta della Casa tedesca alle ¡®superberline¡¯ uscite nella stagioni precedenti quali la Thema 8.32 (la sola Lancia-Ferrari nella storia) e la Ford Sierra RS Cosworth. Per questo si rivolse a Lotus (all¡¯epoca sotto il controllo della General Motors, come la stessa Opel) per la realizzazione di una versione estrema della sua quattro porte di successo, lanciata nell¡¯86 e Auto dell¡¯Anno 1987. La Evolution 500 era la sua versione pi¨´ sportiva, da 230 Cv. Ma l¡¯obiettivo della Casa di Russelsheim era un altro: creare la berlina stradale pi¨´ veloce del mondo.
ELABORAZIONE
¡ª ?Inizialmente fu previsto che l¡¯Omega dovesse montare il potente V8 della Chevrolet Corvette Z01, ma le dimensioni del vano motore si rivelarono insufficienti. Per queste ragioni, la Lotus opt¨° per l¡¯istallazione del benzina 3.0 litri 6 cilindri in linea che gi¨¤ l¡¯equipaggiava nella versione top di gamma, in versione modificata. Il 3.0 litri quindi fu sottoposto ad una profonda elaborazione da parte della Lotus, a partire dall¡¯incremento della corsa dei cilindri (da cui consegu¨¬ un aumento della cilindrata fino a 3.6 litri) per finire con la riduzione del rapporto di compressione, finalizzata all¡¯installazione di ben 2 turbocompressori e due intercooler. Il risultato fu sorprendente: la Omega Lotus arriv¨° a sviluppare 377 Cv di potenza e, nonostante il peso considerevole di 1.700 kg, era in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi, un tempo notevole a quei tempi.
CAMBIO A SEI MARCE
¡ª ?La Omega Lotus era dotata di un cambio manuale a 6 marce (una rarit¨¤ all¡¯epoca) che, per la sua rapportatura ravvicinata, permetteva un¡¯erogazione piena e lineare della coppia e della potenza del motore biturbo. Per incrementare la resistenza alle forti sollecitazioni indotte dalla coppia, la vettura fu dotata di una frizione dedicata delle dimensioni di 9,5¡±. Completavano il quadro le sospensioni anteriori McPherson e le posteriori multi-link, che avevano, gli ammortizzatori auto-livellanti della Senator (l¡¯auto che sostituiva) per ovviare al problema delle variazioni di camber alle alte velocit¨¤. Il passo era pi¨´ lungo di 1,8 cm rispetto alla versione di serie, le gomme erano pi¨´ larghe (anteriori da 235/45 e posteriori da 265/40) e l¡¯impianto frenante era dotato di dischi ventilati maggiorati a 320 mm. Anche il servosterzo ad assistenza variabile arrivava dalla Senator: i tecnici Lotus avrebbero preferito montarlo direttamente sul pignone, ma non c'era spazio.
CHE STILE
¡ª ?Il design della Omega Lotus si basava sulla versione di serie, integrata da numerosi accorgimenti estetici che le conferirono un look molto pi¨´ sportivo e ne incrementarono notevolmente le doti aerodinamiche (la Casa dichiar¨° che il cx si attestava intorno allo 0,30). Era dotata di un alettone posteriore, uno spoiler anteriore che integrava le prese d¡¯aria per i radiatori dell¡¯olio, i passaruote allargati e una presa d'aria addizionale sul cofano motore (in corrispondenza dei turbocompressori) che la differenziavano dalla Omega 3.0 litri. Internamente, si distingueva per la tappezzeria, il cruscotto e i pannelli delle portiere rivestiti in pelle Connolly di alta qualit¨¤. I sedili anteriori, di tipo sportivo, erano riscaldabili ed erano dotati del sistema di memorizzazione della posizione e della regolazione elettrica del poggiatesta: rarit¨¤ per l¡¯epoca.
Quotazioni alle stelle
¡ª ?Ma al di l¨¤ di tutto, era la velocit¨¤ a colpire gli appassionati: con 283 km/h di spunto massimo, la Omega Lotus non solo era la pi¨´ veloce di tutte le berline allora sul mercato, ma poteva permettersi, in teoria, di sorpassare una Porsche 911 Turbo, che al massimo poteva spingersi a 260 km/h, e stare dietro senza troppi problemi ad una Ferrari Testarossa, che dichiarava 290 km/h. Nel 1990 costava ben 115 milioni di lire - per una Ferrari 348 ne servivano solo 25 in pi¨´ - e in totale ne furono prodotte solo 950, tutte di colore Imperial Green: circa 200 vennero destinate ai mercati britannici, allestite con guida a destra e commercializzate come Vauxhall Carlton. In Italia ne arrivarono 70, divise tra le concessionarie di Milano e Roma. Trovarne una in buone condizioni ¨¨ difficile: bisogna guardare soprattutto in Germania e mettere in conto almeno 60.000 euro di spesa.
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