L¡¯ALLARME
Il coronavirus ferma l¡¯industria automobilistica cinese
Il comparto produttivo auto cinese ¨C come tutti quelli non connessi alla sicurezza, alla sanit¨¤ e alle forniture alimentari ¨C ¨¨ fermo da circa due settimane. Alla chiusura delle fabbriche per le festivit¨¤ del capodanno lunare cinese si ¨¨ aggiunta quella imposta dal governo per arginare la diffusione del coronavirus. Inizialmente la riapertura delle attivit¨¤ produttive cinesi ¨C in particolare quelle collocate nelle regioni maggiormente colpite dal virus ¨C era prevista per il 10 febbraio. Ma al momento, con il picco dell¡¯epidemia in corso, non c¡¯¨¨ alcuna certezza che questo avvenga. Il settore automobilistico ¨¨ ovviamente tra quelli coinvolti nello stop, con le fabbriche che non hanno ripreso a sfornare autoveicoli se si eccettuano quelle riaperte per assemblare ambulanze e veicoli da soccorso necessari all¡¯emergenza.
FINO A 1,7 MILIONI DI VEICOLI IN MENO PRODOTTI
¡ª ?L¡¯istituto di ricerche IHS Markit ha valutato l¡¯impatto del Coronavirus sull¡¯industria automobilistica cinese, di fondamentale importanza visto che le previsioni per il 2020 parlavano di una produzione di 23 milioni e mezzo di veicoli in Cina. Le stime sono di 350 mila unit¨¤ perse (l¡¯1,7% del totale) se lo stop dovesse durare fino al 10 febbraio, ma il buco nella produzione potrebbe salire fino a 1,7 milioni ¨C il 32% rispetto alle previsioni ¨C nel caso di un blocco prolungato fino a met¨¤ marzo. Uno scenario da incubo, che potenzialmente pu¨° portare ad un¡¯interruzione della catena di approvvigionamento in tutta la Cina causata dalla carenza di componenti da Hubei, uno dei principali hub della componentistica. E senza i componenti necessari all¡¯assemblaggio dei veicoli, le fabbriche che dipendono da tale catena logistica non riuscirebbero a riprendere la produzione per la maggior parte del mese di febbraio.
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11 PROVINCE SU 31 POSTICIPANO LA RIAPERTURA
¡ª ?Delle trentuno province della Cina continentale, undici avevano annunciato che il ritorno al lavoro per tutte le attivit¨¤ non indispensabili sarebbe stato posticipato di una settimana in pi¨´ dopo il periodo di vacanze del Capodanno cinese: Hubei, Shanghai, Guangdong, Chongqing, Zhejiang, Jiangsu, Anhui, Yunnan, Fujian, Jiangxi e Shandong, che insieme sono normalmente responsabili di oltre i due terzi della produzione di veicoli in Cina.
I COSTRUTTORI COINVOLTI
¡ª ?Ford e Fca hanno dichiarato che i rispettivi impianti rimarranno chiusi almeno fino alla prossima settimana, i dipendenti che possono farlo (impiegati e ¡°colletti bianchi¡±) sono stati invitati a lavorare da casa. Nissan ¨C che opera in joint venture con il costruttore cinese Dongfeng Motor ¨C ha aperto uno spiraglio circa la riapertura dello stabilimento che ha sede a Wuhan, citt¨¤ epicentro dell¡¯epidemia. Il 14 febbraio potrebbe ripartire la produzione, ma non c¡¯¨¨ ancora una conferma ufficiale. Altre case automobilistiche - come Honda Motor e Renault - hanno esteso lo stop delle fabbriche situate a Wuhan fino al 13 febbraio, secondo quanto riporta Reuters. General Motors - il pi¨´ grande costruttore americano attivo in Cina, ha comunicato ai propri dipendenti che manterr¨¤ gli impianti chiusi fino al 9 febbraio. Un portavoce della societ¨¤ marted¨¬ ha confermato che i piani resteranno. Tesla sta verificando l¡¯impatto dell¡¯emergenza sulla propria fabbrica di Shanghai: la casa automobilistica californiana ha dichiarato di aspettarsi un ritardo di una settimana e mezza nel lancio della berlina Model 3. Conseguenze anche per le forniture di componenti destinati all¡¯estero: i marchi sudcoreani Hyundai e SsangYong hanno anche sospeso le operazioni in alcune fabbriche in Corea a causa dell¡¯interruzione delle forniture, secondo Reuters.
TOYOTA: PROFITTI IN AUMENTO MA INCOGNITA CINA
¡ª ?Toyota ha diffuso le previsioni dei profitti attesi per il 2020, in aumento rispetto al 2019 anche se non ¨¨ stato possibile tenere conto dell¡¯impatto del Coronavirus. Il costruttore giapponese valuta che l'utile operativo raggiunger¨¤ i 2,5 trilioni di yen (22,7 miliardi di dollari) per la fine di marzo, rispetto ai 2,47 trilioni di yen dell'anno precedente. Un incremento dovuto in larga parte al tasso di cambio pi¨´ favorevole dello yen rispetto al dollaro. Sul fronte vendite, tuttavia, le notizie non sono positive: in Asia sono crollate del 12,5%, mentre in Nord America - il pi¨´ grande mercato di Toyota - sono scese dell'1,8%. E ora si attende di capire quanto il blocco della produzione in Cina dovuto al coronavirus incider¨¤ sulle vendite di Toyota.
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