Concepita dal Centro Stile Fiat, la barchetta aveva il compito di rievocare sul filo della memoria e della nostalgia i fasti sportivi del passato, e proporsi come apripista delle successive auto sportive del costruttore italiano
Quando in Fiat si decise di chiamare ¡°barchetta¡±, curiosamente con la lettera minuscola, la nuova spider, presentata poi alla stampa internazionale all'inizio del 1995, fu subito chiaro che le sue caratteristiche dovessero riportare alla memoria contenuti particolarmente evocativi per gli appassionati dello sport automobilistico. Si chiamava Barchetta, infatti, la Ferrari 166 S, la spider disegnata dalla Touring con la quale il ¡°Drake¡±, tre anni dopo la fine della guerra, diede inizio a un lungo seguito di vittorie. E tornando ancora pi¨´ indietro la Fiat barchetta ha tratto vantaggio dal patrimonio genetico ereditato dalla progenitrice Fiat 509 ¡°B?teau¡± del 1925, che rientra nel filone delle raffinate Torpedo prodotte dal Costruttore italiano tra i primi Anni 10 e la met¨¤ degli Anni 20. Un nome tra passato e futuro, dunque, perch¨¦ con la barchetta la Fiat intendeva riaprire con un nuovo capitolo di auto sportive.
L¡¯essenza
Concepita nel centro stile Fiat e prodotta nello stabilimento della carrozzeria Maggiora di Chivasso in circa 60 mila esemplari, la Fiat barchetta ¨¨ un'auto elegante e sobria nello stesso tempo, come rivela simbolicamente la lamiera a vista che entra prepotentemente nell'abitacolo, lanciando idealmente il guidatore alla ¡°cloche¡± di un Piper, rievocando quel contatto diretto con la meccanica del velivolo che lo rende padrone dei cieli e, parimenti, al volante della barchetta, dominatore della strada, alla ricerca di un'emozione unica. La rinuncia al comfort ovattato di una comoda berlina ¨¨ voluto. Per entrare in sintonia con una ¡°quarta¡± dimensione fatta di movimento, di dinamismo, di forza dinamica del motore, ma anche di ¡°rumore¡± (armonia per gli appassionati), di odori da assaporare, che provengono da fuori quasi si cavalcasse una potente moto, di comandi e di strumenti studiati per dialogare direttamente con la macchina, per interpretarne i segnali e decodificare la sua voce meccanica senza alcuna intermediazione. Quando fu presentata, per evidenziare l'eccezionalit¨¤ dell'esperienza a bordo, i designer affermarono: ¡°Chi vuole guidare la Fiat barchetta deve vestirsi in modo appropriato¡± per abbandonarsi al piacere dell'aria che scompiglia i capelli e che implica un coinvolgimento sensoriale della realt¨¤ fisica restituita dal mezzo meccanico.
Lo stile
Le linee della barchetta richiamano gli stilemi degli spider di successo degli anni Cinquanta e Sessanta, dalle italiane Giulietta e Duetto disegnate da Pininfarina alle inglesi MG e Triumph, fino alla pi¨´ lontana Torpedo prodotta da Fiat nei primi decenni del secolo. Erano automobili sportive, veloci, scattanti, capaci di rare performance nelle competizioni, e le forme avevano gi¨¤ il compito di comunicare all'esterno queste virt¨´. La carrozzeria della Fiat barchetta ¨¨ un corpo compatto, monolitico, modellato con eleganza. Le superfici si curvano dolcemente a ricordare la voce del vento, mentre risaltano come segni caratteristici, il disegno dei cofani anteriore e posteriore, del copricapote e del tappo del serbatoio. La linea di cintura ¨¨ bassa, con una evidente nervatura giustapposta per esprimere forza, le porte sono leggermente curve come nella Giulietta spider, con maniglie a bacchetta che richiamano vetture di altri tempi, come pure i cerchi in lamiera, a filo dei larghi passaruota, contraddistinti da forme essenzialmente geometriche. Il parabrezza ¨¨ fortemente inclinato per una visibilit¨¤ ottimale senza essere disturbata dai classici montanti. Posteriormente spiccano le doppie luci separate dal disegno rettangolare arrotondato e il doppio terminale di scarico cromato. La capote chiusa scompare in un alloggiamento dietro i sedili, ricoperta da una carenatura nel colore della carrozzeria.
L'abitacolo
All'interno, dove prosegue parte della carrozzeria nello stresso identico colore, spiccano gli strumenti analogici rotondi, come negli Spider degli Anni 50 e 60, riparati da un palpebra che li protegge dai riflessi del sole. Come in tutte le auto sportive, il contagiri regna al centro del cruscotto, con numeri in nero su fondo bianco, incassato profondamente per una migliore lettura in plein air. Il volante a tre razze ha l'airbag di serie e un diametro inferiore a quello abitualmente impiegato nelle berline, con l'impronta dell'impugnatura sulla corona. Assieme alla leva del cambio corta costituisce un¡¯ulteriore citazione della tradizione sportiva degli spider. Altri particolari e decorazioni, poi, personalizzano l'unico allestimento, quali il mobiletto centrale, il maniglione poggia-braccio e il cassetto portaoggetti con chiusura a chiave, e sovra inciso il logo ¡°barchetta¡±. La posizione di guida richiama quella delle vecchie spider: il pilota siede in basso con le braccia e le gambe tese, riparato assieme al passeggero dalla corazza protettiva della carrozzeria. Chi guida pu¨° poggiare il gomito sinistro sulla parte alta della porta, che proprio in quel punto ¨¨ lievemente incurvata, quasi a voler invitare questo atteggiamento rilassato e vagamente trasgressivo, magari con la sigaretta tra le dita.
La meccanica
Il motore che equipaggia la barchetta ¨¨ un inedito 4 cilindri a 16 valvole, con variatore di fase elettronico, di 1.747 cmc, prodotto all'epoca nel nuovo stabilimento di Pratola Serra, capace di esprimere una potenza di 130 Cv a 6.300 giri/min, un bel record in quegli anni per un 1.8 litri, eppure gi¨¤ in grado di anticipare di due anni le norme antinquinamento Euro2. Il cambio ha rapporti corti e precisi negli innesti, da vera sportiva. Lo sterzo ¨¨ molto diretto con idroguida di serie, preciso, rapido e leggero in citt¨¤. Buono l'handling grazie al passo corto di 2.275 mm, al baricentro basso e alla considerevole rigidit¨¤ torsionale della scocca. L'impianto frenante prevede 4 freni a disco, gli anteriori autoventilanti con diametro di 257 mm, quelli posteriori da 240 mm, con doppio correttore di frenata posteriore, nel caso mancasse il sistema Abs (che era a richiesta). Le sospensioni sono a quattro ruote indipendenti: le anteriori di tipo McPherson con bracci oscillanti in ghisa e barra stabilizzatrice antirollio; le posteriori a bracci longitudinali tirati, con molle elicoidali, ammortizzatori a gas e barra stabilizzatrice collegata alle estremit¨¤ dei bracci oscillanti. Ottimi il rapporto peso potenza di 8,15 kg/Cv e l'accelerazione, che in quel periodo era ai vertici della categoria, capace di lanciare la barchetta da 0 a 100 km/h in 8.9 secondi e di farle percorrere i 1.000 metri da ferma in 29.9 secondi.
I particolari e il prezzo
Otto le opzioni di colore: quattro pastello e quattro metallizzati ed un solo livello di equipaggiamento. La gamma dei colori si compone di quattro tonalit¨¤ pastello: rosso corsa, giallo ginestra, nero Luxor e arancio; e quattro metallizzate: grigio steel, blu midnight, verde garden, azzurro mare. Gi¨¤ all'epoca la barchetta era dotata di sistemi di sicurezza avanzati, quali airbag lato guida (passeggero a richiesta), cinture con pretensionatori, interruttore inerziale antincendio; e di accessori per il comfort come l'autoradio fissa di serie dal disegno specifico, con codice di sicurezza, e la protezione antifurto (Fiat Code) che si attiva automaticamente tramite un transponder, sfilando la chiave di avviamento, in pratica quello che oggi chiamiamo ¡°immobilizer¡±. A richiesta era possibile ottenere: Abs, airbag passeggero, condizionatore, selleria in pelle, volante e pomello della leva del cambio in pelle, ruote in lega, fendinebbia, chiusura centralizzata, specchi elettrici, allarme volumetrico, antenna elettrica e perfino l¡¯hard top. Nel 1995 il prezzo di listino della Fiat barchetta era di 33.800.000 lire (ovvero 17.456 euro), oggi un esemplare in buone condizioni ¨¨ quotato sui 5.000 euro.
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