Ana Manero, ricercatrice dell¡¯Australian National University, ha stimato l¡¯economia mossa dal surf. Il nostro Paese ¨¨ lontano, ma l¡¯analisi ha un obiettivo che ci accomuna: proteggere le onde
Lo sport ha un valore finanziario. Lo sappiamo bene in Italia, dove il calcio smuove 11,3 miliardi di euro secondo l¡¯ultimo rapporto del centro studi della Figc. Ma il pallone non ¨¨ l¡¯unico amore a far volare le economie dello sport. In Australia, una ricerca ha calcolato per la prima volta l¡¯impatto del surf attestandolo a tre miliardi all¡¯anno. La cifra ¨¨ di tutto rispetto, considerando che il paese dei canguri ¨¨ uno Stato con una popolazione ridotta (26 milioni di persone) e dove il surf ¨¨ solo uno di tanti sport amati dalla popolazione. In Italia ancora non esiste una stima, che risulterebbe evidentemente molto pi¨´ bassa, ma la ricerca ha uno scopo di pi¨´ ampio raggio, che invece interessa anche il nostro Paese: riconoscere gli ecosistemi del surf ¨C quindi gli spot ¨C e cercare di proteggerli.
la ricerca sul valore finanziario del surf in australia
¡ª ?Lo studio ¨¨ firmato da Ana Manero, ricercatrice alla Crawford School of Public Policy all¡¯Australian National University e affiliata alla School of Agriculture and Environment della University of Western Australia. ? stato pubblicato sulla rivista scientifica Marine Policy ed ¨¨ il primo di questo genere in Australia. Secondo i dati raccolti da Manero in centinaia di interviste e di sondaggi, l¡¯australiano medio spende l¡¯equivalente di 3.500 euro all¡¯anno per il surf. La cifra comprende attrezzature come tavole e mute, ma anche viaggi dentro e fuori l¡¯Australia ¨C parte fondamentale per qualsiasi surfista ¨C e servizi e prodotti comunque utili per godersi le onde, come la benzina, le creme solari o ancora l¡¯alloggio. La somma, moltiplicata per il numero di surfisti indicati dal rapporto dell¡¯Australian Sports Commission, circa 730 mila, restituisce il computo totale di tre miliardi di gettito interno (esclusa l¡¯economia dei surfisti stranieri che invece entrano in Australia per turismo sportivo), che salgono a 4 miliardi se si considerano anche i soldi spesi dagli australiani all¡¯estero. Ma la mera moltiplicazione non ¨¨ il centro della ricerca, n¨¦ l¡¯analisi economica ¨¨ il fine ultimo. ¡°La motivazione nasce dal fatto che le onde e i surf breaks in Australia non hanno nessun riconoscimento giuridico ¨C spiega Ana Manero in un¡¯intervista alla Gazzetta ¨C questo ¨¨ un divario che contrasta con la passione dell¡¯Australia per il surf, il secondo paese per numero di surfisti dopo gli Stati Uniti. Quarant¡¯anni fa nessuno pensava che i koala avessero un valore e fosse necessario proteggerli, poi si ¨¨ capito che invece la protezione di specie a rischio ¨¨ importante ed ¨¨ necessaria per la biodiversit¨¤. Allo stesso modo, ora ¨¨ fondamentale far capire alla popolazione che il surf non solo ha un valore in s¨¦, ma la sua pratica dipende da ecosistemi delicati, cio¨¨ gli spot, che dunque meritano attenzione e protezione¡±.
proteggere gli spot
¡ª ?Ana Manero, che ¨¨ un¡¯appassionata surfista e ha salde origini europee essendo nata a Barcellona, negli ultimi anni ha dedicato parte dei suoi studi alla surfing economics, nome del sito web dove raccoglie le sue pubblicazioni. Tra queste, ce n¡¯¨¨ una apparsa su una prestigiosa rivista del gruppo Nature in cui analizza i motivi per cui dovremmo tutelare i luoghi dove frangono le onde. ¡°I surf breaks non sono riproducibili e le onde si creano grazie a un certo numero di parametri ¨C spiega ¨C sappiamo poi che il beneficio che abbiamo dal surf, anche dal punto di vista della salute, ¨¨ notevole: il surfing migliora le condizioni di stress, aiuta i malati di autismo e anche di fibrosi cistica, solo per fare alcuni esempi. Inoltre, contribuisce a fornire un migliore senso di comunit¨¤ e di coesione sociale, crea relazioni pi¨´ forti e stimola uno stile di vita migliore. Per questo il surf ¨¨ un cardine della ¡®blue health¡¯ o dei ¡®blue spaces¡¯, cio¨¨ degli ¡®ambienti¡¯ che stimolano il benessere e sono incentrati sull¡¯acqua come elemento¡±. C¡¯¨¨ anche un¡¯altra cifra finanziaria, per¨°, che Manero sta cercando di inchiodare: ¨¨ il valore economico che ognuno di noi d¨¤ alla felicit¨¤ derivata dal surf, cio¨¨ a qualcosa che di per s¨¦ ¨¨ intangibile. Ogni surfista sa che due ore tra le onde hanno un costo vivo, ma raramente pensa al valore che il beneficio di una buona session pu¨° avere sul suo umore e sulle sue relazioni. Secondo la scienziata, la cifra potrebbe attestarsi intorno ai 50-70 dollari.
il caso italia
¡ª ?La surfing economics non ¨¨ un ramo completamente nuovo nel panorama della ricerca scientifica, ma Manero lo sta interpretando in una scala pi¨´ ampia, dandogli cio¨¨ un orizzonte geografico non solo strettamente locale, come avvenuto in passato, e non solo incentrato sui benefici economici per un territorio (per esempio quelli innescati dal turismo sportivo), ma su tutti i valori che ruotano attorno al surf. In primis, i suoi ecosistemi. Questi, che appunto sono gli spot e che la scienziata giustamente eleva a status di beni naturali, sono i generatori delle onde e quindi della gioia dei praticanti, ma sono anche dei luoghi da preservare da un punto di vista biomarino o in relazione allo spostamento dei sedimenti. Ed ¨¨ qui che il lavoro di Manero si aggancia alla perfezione con quanto sta accadendo in Italia. Lo spot della Grotta del Saraceno, a Vasto, potrebbe non esistere pi¨´ a causa della posa dei frangiflutti, una pratica notoriamente dannosa per l¡¯ambiente; una decina di altri spot sono gi¨¤ scomparsi nell¡¯Adriatico nell¡¯ultimo decennio e qualche altro nel Tirreno. Proprio nel versante ovest della Penisola, in Toscana in particolare, altre onde potrebbero essere sacrificate sull¡¯altare di opere ironicamente chiamate a ¡°difesa della costa¡±, o da infrastrutture portuali per il turismo di lusso.
"serve una legge"
¡ª ?I progetti delle riserve del surf, sperimentati in alcune nazioni, non bastano perch¨¦ non garantiscono un¡¯adeguata tutela legale, sostiene Manero. ¡°Andrebbe seguito l¡¯esempio del Per¨´ e della Nuova Zelanda, che hanno varato leggi a livello nazionale. E con questo non voglio dire che si debbano avere misure assolutiste, che prescrivano un divieto totale di modifica all¡¯ambiente, ma di fare in modo che i surf breaks siano ugualmente preservati come altri elementi marini¡±. L¡¯Australia, una potenza mondiale nel surf, ¨¨ in terribile ritardo su questo fronte e dovrebbe rimediare. L¡¯Italia, che una potenza del surf non ¨¨, ma sfoggia una passione sincera e incondizionata per le onde, ha davanti un duro lavoro che fa i conti con gli interessi economici costieri, molto diversi da quelli di nazioni come l¡¯Australia. Qui, infatti, la spiaggia ¨¨ davvero un bene pubblico: quasi non esistono stabilimenti balneari, n¨¦ ristoranti sul bagnasciuga, e le uniche strutture permanenti sono le torrette dei lifeguard, o i bagni e le docce pubbliche. Ma se invece si pensa al nostro Paese, oltre a fare leva sugli aspetti ambientali, dovremmo anche prendere in considerazione quelli sportivi. L¡¯atleta qualificato per due volte alle Olimpiadi di surf, Leonardo Fioravanti, ha mosso le prime bracciate sulla tavola proprio nel nostro mare. Difficile fare la controprova, ma ¨¨ verosimile pensare che se non avesse trovato un terreno fertile con spot belli e famosi come Banzai, Levanto, Varazze o Capo Mannu (e tanti altri) forse ora avrebbe scelto una disciplina diversa e magari sarebbe una star del tennis o del calcio. Lo sviluppo di uno sport dipende anche delle sue infrastrutture. Nel caso del pallone, ¨¨ piuttosto facile ricreare, anche artigianalmente, un campo con due reti. Nel caso del surf, l¡¯onda ¨¨ quasi sempre un regalo di madre natura. Ecco allora che proteggere le nostre onde varrebbe almeno un tentativo.
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