Mondiali femminili, le grandi protagoniste 40 anni dopo: "Abbiamo fatto la storia"
A portare la parit¨¤ di genere nel judo non ¨¨ stata necessaria una legge e nemmeno un referendum. S¨¬, perch¨¦ ¨¨ stata imposta con la "forza"… da una donna! Rusty Kanakogi, classe 1935, nata Rena Glickman e soprannominata Rusty per l’affetto per un randagio che portava quel nome e gironzolava nel suo stesso quartiere di New York. Appassionata di judo, si travest¨¬ per partecipare ad un torneo maschile, dato che le donne non erano proprio previste. Vinse, ma venne smascherata e le venne ritirata la medaglia. L’avessero mai fatto! Rusty and¨° in Giappone, studi¨° al Kodokan Judo Institute, conobbe Ryohei Kanakogi. Assieme a lui, che divenne suo marito, si dedic¨° al judo fino ad arrivare ad ipotecare la casa pur di organizzare i primi Campionati Mondiali femminili, che si disputarono al Madison Square Garden di New York il 29 e 30 novembre 1980. Esattamente quarant’anni dopo, per ricordare la fantastica Rusty scomparsa nel 2009, a New York, la federazione internazionale judo ha realizzato un grande evento che ha radunato, sia pure collegate dallo schermo di un computer, moltissime protagoniste di quel mondiale: da Jean Kanokogi, la figlia di Rusty, a Jane Bridge (Gbr), Mary Lewis (Usa), Monica Guadagnini (Arg), Xiomara Orozco (Ven), Anita Staps (Ned), Dawn Netherwood (Gbr), Loretta Doyle (Gbr), Karen Kr¨¹ger (Ger), Kerrye Daniels (Aus), Jocelyn Triadou (Fra), Ingrid Berghmans (Bel), Marjolein Van Unen (Ned) e due azzurre, Margherita De Cal, che a New York vinse l’oro e Cristina Fiorentini, che si classific¨° al quinto posto.
L'EVENTO
Due appuntamenti, sabato 28 e domenica 29 novembre, rispettando una scaletta di interventi con ricordi, aneddoti, riflessioni ed esperienze di esistenze che si sono evolute, incrociate ancora sui tatami o ritrovate in quest’occasione per la prima volta, dopo quei primi Mondiali femminili. In un intervento ¨¨ stato ricordato anche che, in quei giorni di novembre 1980, al Madison Square Garden si fece vedere pure Muhammad Al¨¬, al tempo ancora in attivit¨¤.
LE PROTAGONISTE
Due giornate speciali che hanno suscitato grandi emozioni nelle protagoniste: "La sensazione che ho percepito durante tutte le interviste -ha detto Margherita De Cal- ¨¨ che al tempo eravamo "innocenti", non capivamo e non sapevamo veramente di poter far parte della storia del judo femminile. Tutte armate di entusiasmo e di voglia di fare del nostro meglio per conquistare una medaglie. Ho sentito raccontare dalle ragazze la storia di un mondiale preparato dalle varie nazioni in sordina, con pochi mezzi e senza grande convinzione da parte delle federazioni. Per fortuna ora non ¨¨ pi¨´ cos¨¬, ma siamo sicuri che sia meglio? Nel mezzo la virt¨´ (direttamente tradotto dal latino studiato alle medie)". "? stato un grande onore ed un enorme piacere per me, essere stata chiamata a parlare in questo webinar. – ha detto invece Cristina Fiorentini - Rusty era una cara amica, la nostra eroina, un esempio di forza e di carattere per tutte noi. Ci siamo emozionate, abbiamo pianto e riso, nel ricordare quell’evento, i risultati e quello che per tutte noi e per il judo femminile hanno rappresentato i nostri primi Mondiali. Un plauso alle donne che hanno fortemente voluto questo incontro: Lisa Allan, Elisabetta Fratini e Jean Kanokogi. Tutte le giovani judoka dovrebbero conoscere la storia del nostro sport, e noi possiamo dire: "la storia siamo noi!”.
L'ORGANIZZATRICE
Nel 1980, Elisabetta Fratini aveva soltanto 15 anni e di quella rassegna iridata non ha una memoria diretta particolare, ma di Mondiali maschili e femminili, Olimpiadi e grandi tornei internazionali ne ha visti e gestiti tantissimi in quanto elemento stabile dello staff IJF. La giusta esperienza, insomma, per allestire questo quarantennale: "? stato un momento molto emozionante. – ha detto Elisabetta Fratini -. Incontrare queste grandi judoka con tutte le loro storie mi ha riempito il cuore! Credo che conoscere i loro percorsi sia importante per tutti gli appassionati di sport, non solo per i judoka. Sono state fatte riflessioni di rilievo sulla vita da atleta, sul post carriera e su come certi momenti possano cambiare la vita. Una lezione di intraprendenza, coraggio e voglia di cambiare".
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