“Saltiamo sul mondo”: il Festival dello Sport si chiude con un incontro di alto livello, quello di Gianmarco Tamberi con Mutaz Barshim. Due uomini che il mondo accomuna per l’oro olimpico che hanno condiviso a Tokyo 2020, quella stretta di mano e quell’abbraccio dopo aver deciso che poteva bastare cos¨¬, che non aveva senso spareggiare dopo che entrambi si erano fermati a 2.37 al termine di due serie di sei salti senza errori. La regia mostra quel momento storico e scatta un applauso caldissimo. Poi i due iniziano a spiegare perch¨¦ quella storia, e la loro amicizia, inizia molto tempo prima.
I DUE CAMPIONI OLIMPICI
Tamberi e Barshim: “Il nostro oro a Tokyo come la Monna Lisa, irripetibile”
I due atleti hanno raccontato la loro amicizia e come sono arrivati alla vittoria olimpica condivisa: “? stata una storia particolare, non vogliamo ripeterla”
I primi tempi
¡ª“Io e Mutaz ci siamo conosciuti nel 2010, ai Mondiali juniores di Moncton - comincia Tamberi -. Io avevo iniziato da un anno, lui era gi¨¤ un mito”. “Il primo ricordo di questo pazzo che ho a fianco - attacca Barshim - ¨¨ di lui che mi viene incontro e che mi abbraccia, mi dice “Mutaz, grande!”. “Ma ci conosciamo?”. “No, ma sei il mio idolo”. Beh, da allora non ¨¨ mai cambiato, ha la stessa personalit¨¤”. Il doppio oro poteva essere possibile con altri? “No - prosegue Gimbo -. Non ¨¨ solo questione di condividere un oro, ma dipende da ci¨° che era successo prima. Siamo entrambi competitivi, nel 2016 e 2018 lui e io abbiamo avuto infortuni gravissimi, stavamo saltando entrambi al nostro massimo e ci siamo fatti male in un modo che sembrava fosse impossibile tornare. Eravamo entrambi in un angolo buio. Siamo stati per mesi pi¨´ dai medici che allo stadio. Cos¨¬ a Tokyo, sapevo che sia io sia lui non meritavamo l’argento, per tutto quello che era successo, per la nostra storia, le nostre famiglie, i nostri Paesi. Nessuno dei due meritava di tornare a casa con l’argento”. I due dividerebbero l’oro di Parigi? “E’ stato talmente unico quel momento, che rifarlo rovinerebbe anche il passato. Vorremmo che rimanesse unico” dice Tamberi. “C’¨¨ qualcosa nella vita che non pu¨° essere replicato - aggiunge Barshim -. Non puoi creare una nuova Monna Lisa, ce n’¨¨ una sola”.
Che legame
¡ªTamberi torna col ricordo al 2016 e all’infortunio al piede di stacco di Montecarlo, poche settimane prima di Rio. “Non credo che dimenticher¨°, ¨¨ impossibile - dice il marchigiano -. E’ stata durissima e se ci sono riuscito ¨¨ stato anche grazie a Mutaz. Anzi, lui non sa nemmeno quanto. Ho cambiato la mia vita per tornare a vincere, e quando sono tornato dopo un anno, in pedana, e mi sono rimesso in gioco, quel giorno del ritorno a Parigi avevo addosso un’emozione enorme. Entrai in gara a 2.15. Lui lo salt¨° facile, poi mi fecero la claque, tutti carinissimi: sbagliai il primo tentativo, sbagliai il secondo. Quel giorno ero distrutto, pensavo di aver buttato via un anno. Ho girato per Parigi da solo, non rispondevo al telefono, in camera non aprivo a nessuno. Poi venne Barshim. “Per favore Gimbo, devo parlarti, aprimi”. E cos¨¬ gli aprii. Forse nell’inconscio sapevo che era la persona che poteva svoltare la situazione. “Puoi tornare a volare, devi solo capire che non devi farlo per gli altri, lo devi fare per te”. Ed era verissimo. Ricordavo l’empatia della gente dopo l’infortunio dell’anno prima, mi sentivo in dovere di dare indietro qualcosa all’Italia, che valevo quell’affetto. Ma Barshim mi ricord¨° le notti insonni, gli incubi, le giornate di lavoro all’allenamento. “In quei giorni eri da solo, gli altri non c’erano”. Quel giorno Barshim fu la mia mamma, e se quelle parole me le avesse dette qualcun altro non avrebbero avuto lo stesso effetto. Comunque la gara successiva saltai 2.28”.
Quando tocc¨° a Barshim
¡ªTamberi aggiunge un altro pezzo del racconto. “Non abbiamo colpa se il regolamento ¨¨ quello. Se qualcuno mi avesse chiesto cosa avrei fatto in una situazione simile, non avrei mai risposto di s¨¬. Ma quel giorno non ho avuto alcun dubbio. Mi ricordo come se fosse ieri il suo infortunio in Ungheria nel 2018. E quella sera c’ero io nella camera di Barshim. Lui ha vinto tutto pi¨´ volte, ha saltato 2.40 non so quante volte. Quando riesco a batterlo, quelle poche volte, mi sembra di battere Bolt. Quante volte l’ho battuto? Non lo so, ma comunque quando contava”. Il bilancio ¨¨ di sette vittorie di Tamberi e 22 di Barshim. Pi¨´ un pari… Il racconto si alterna al divertimento, al gioco. I due arrivano perfino a fare un paio di sollevamenti sulle braccia, con il pubblico che conta. “Io e lui siamo gli opposti - dice Tamberi -. Lui ¨¨ un ragazzo come mamma lo vuole, io l’opposto. Ma ci accomuna come intendiamo lo sport. Il sacrificio, il rispetto per l’avversario”.
Ambasciatore
¡ªGianmarco Tamberi ¨¨ stato salutato da Goffredo Brandoni, assessore regionale al Bilancio della regione Marche in rappresentanza del Presidente della Regione, Francesco Acquaroli. “Ringrazio Gianmarco Tamberi per averci rappresentato nel mondo. E’ un orgoglio avere te come testimonial della nostra regione. Sei un esempio per lo sport e per le giovani generazioni”.
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