Il tecnico intervistato da Walter Veltroni: "Ho sempre cercato di portare avanti un concetto, sia dai tempi delle giovanili: abbiamo tanti ragazzi di talento, non dobbiamo rovinarlo ma enfatizzarlo. ? qualcosa che permette a chi gioca di essere protagonista"
Cesare Prandelli e il calcio etico. Walter Veltroni, intervistatore d¡¯eccezione, racconta che il dialogo tra lui e l¡¯ex c.t. azzurro su questo tema va avanti da tempo e il pubblico del Festival di Trento lo percepisce e lo apprezza. La loro chiacchierata regala ricordi, esperienze, valutazioni su ci¨° che il calcio era ieri e ci¨° che ¨¨ diventato. ¡°Ho iniziato scavalcando un muretto di mattoni per andare all¡¯oratorio. Quando la mamma mi chiamava mi nascondevo. Quando ¨¨ mancato pap¨¤, ci siamo trovati la sera io la mamma e le mie sorelline e ho sentito subito il senso della responsabilit¨¤. A 16 anni mi sono sentito responsabile della mia famiglia¡±.?
da giocatore
¡ª ?Il racconto di Prandelli inizia con l¡¯esperienza di giocatore. A Bergamo e poi a Torino, con la Juventus e Trapattoni. Cita la visione del mondo di Platini: ¡°Un giorno alla fine dell¡¯allenamento stavamo tutti ridendo e scherzando mentre tiravamo le punizioni. Michel era in disparte, non tirava. Il Trap gli chiese come mai, rispose che lui le punizioni le avrebbe tirate per due ore dopo che se ne erano andati quelli che ridevano e scherzavano¡±. Si passa per la finale di Coppa Campioni persa contro l¡¯Amburgo, con un aneddoto poco noto: ¡°Negli allenamenti prima della partita si present¨° pi¨´ volte un personaggio che non conoscevamo, che diceva di conoscere l¡¯avvocato Agnelli e che sicuramente era accreditato per stare l¨¬. Non so se fosse un mago o chiss¨¤ cosa, ma disse tutti i giorni che noi avremmo vinto quella partita solo se non avessimo subito gol nel primo quarto d¡¯ora. Credo che alla fine perdemmo proprio perch¨¦ avevamo in testa quel tarlo¡±. E poi la tragedia dell¡¯Heysel: ¡°Eravamo negli spogliatoi, c¡¯era una porta piccolina. Vedevamo solo uno spicchio della curva degli inglesi, e vedevamo che ogni tanto correvano e tornavano indietro. Poi il campo divent¨° pieno di persone. Uscimmo e vedemmo gente che piangeva, che urlava, che scappava terrorizzata. Entr¨° Boniperti: ¡°Ragazzi, non si gioca, ci sono due morti. E con i morti non giochiamo¡±. Il delegato UEFA non sapeva cosa dire, i responsabili della sicurezza dissero che la partita andava giocata per ordine pubblico e poi vediamo all¡¯intervallo. Finita la partita, il delegato Uefa ci disse di uscire, prendere la coppa e portarla sotto la curva perch¨¦ c¡¯era bisogno di 10-15 minuti di tempo. Non tutti sono venuti, ma per 7-8 minuti siamo andati¡±. E poi il ricordo di Scirea: ¡°Gaetano ¨¨ stato una delle persone pi¨´ pure e pulite del calcio. Mai un no, sempre disponibile. Un uomo straordinario, e un grande campione. Era un leader silenzioso ma vero, tutti lo possono testimoniare. Gaetano era Gaetano, punto¡±.
allenatore
¡ª ?Poi l¡¯esperienza da tecnico, partendo dall¡¯Atalanta. ¡°Allora contava soprattutto la tecnica. Fino ai 14 anni non c¡¯era tattica. E questo ha un peso anche oggi, quando ci chiediamo perch¨¦ non abbiamo centravanti: perch¨¦ ci si occupa pi¨´ del modulo che non della crescita tecnica dei ragazzi¡±. Tecnica e comportamento. ¡°Per fortuna l¡¯Atalanta ha sempre avuto proprietari che come prima cosa chiedevano di avere un comportamento corretto. I Bortolotti, proprietari quando giocavo io, volevano innanzitutto rispecchiarsi nei valori della squadra¡±. ¡°Nell¡¯allenare il bello ¨¨ che la tua passione ¨¨ quella, provi e riprovi, vedi nascere e crescere giocatori e situazioni di gioco. Ho sempre cercato di portare avanti un concetto, sia dai tempi delle giovanili: abbiamo tanti ragazzi di talento, non dobbiamo rovinarlo ma enfatizzarlo. ? qualcosa che permette a chi gioca di essere protagonista. Oggi si fanno crescere delle punte a cui chiedere di fare l¡¯appoggio, di far salire la squadra. All¡¯oratorio per¨° ci sar¨¤ sempre quello che si metter¨¤ vicino alla porta perch¨¦ ha il senso del gol. Massimo Mauro mi ha raccontato che la sua fortuna ¨¨ stata di avere Mazzone che, quando era in primavera e in allenamento giocava con la prima squadra, diceva ¡°dribbla, dribbla, continua a dribblare¡±. Ora non potrebbe pi¨´ farlo¡±.
come comportarsi
¡ª ?Prandelli ha raccontato la sua filosofia da allenatore: ¡°Ho sempre cercato di confrontarmi con i giocatori, di responsabilizzarli, di condividere con gli altri, e a un certo punto ho sentito di non essere pi¨´ tanto simpatico. Poi ci fu un episodio in Sampdoria-Fiorentina, dopo un gol di Quagliarella sentii un momento di malessere. Lo psicologo qualche giorno dopo mi disse che era stress, che volevo risolvere tutto io, che sentivo il carico della responsabilit¨¤, che avevo bisogno di staccare per un paio di settimane. Ma non c¡¯¨¨ questo tempo, per chi allena. Cos¨¬ ci pensai e decisi di smettere¡±. Prima c¡¯¨¨ stata l¡¯esperienza da c.t., significativa per i risultati ma anche per l¡¯impronta che ha voluto dare. Prandelli ¨¨ stato l¡¯uomo che ha portato gli azzurri ad Auschwitz, che ha voluto farli allenare a Quarto sui campi strappati alla camorra. ¡°L¡¯abbiamo fatto perch¨¦ sentivamo che volevamo farlo, non per una ragione specifica. Ricordo Buffon affranto e il silenzio di tutti i ragazzi il pullman al rientro dal campo di sterminio, ricordo anche che quando siamo andati a Quarto non ¨¨ stato facile, nei giorni successivi avevamo ricevuto anche messaggi non simpatici¡±. Scelte etiche, anche se questo ¨¨ un termine che Prandelli non usa. ¡°Non ho mai parlato di etica, ma di comportamento s¨¬. E credo che determinati comportamenti non possano essere tollerati. Ha ragione Spalletti quando dice che in spogliatoio non vuole gente con le cuffiette, gente che pensa ad altro o che in campo o fuori dal campo non si comporta bene. Perch¨¦ quando sei in Nazionale e indossi la maglia azzurra, rappresenti l¡¯Italia¡±.
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