Erano "due uomini soli al comando", due amici che sono stati simbolo del ciclismo anche al di fuori dei Paesi che li avevano eletti a miti, l'Italia e la Spagna. Oggi Ivan Basso e Alberto Contador sono innanzitutto grandi amici, dopo tanti anni passati spalla a spalla nella stessa squadra. E anche soci, perch¨¦ insieme hanno fondato la Eolo-Kometa, team Pro. I due si sono raccontati in sala Depero, intervistati da Nino Morici e dal direttore dell'Adige Alberto Faustini. Ivan e Alberto ora sono dirigenti, s¨¬, ma ancora atleti nell'anima. Sentite Contador: "L'anno scorso durante il lockdown della pandemia mi ero allenato tanto. Era una condizione fisica uguale a quando mi ero ritirato. Con un po' di chili in pi¨´ ma con il lavoro li avrei recuperati. C'¨¨ stato un momento in cui ho pensato di tornare. Solo per una corsa". Quale? "Era giugno-luglio, dopo pochi mesi cosa ci sarebbe stato?". Il Giro, certo. "Lui voleva fare quello dell'ottobre 2020, io pensavo a quello di quest’anno" aggiunge Basso.
show a trento
Contador-Basso: "Volevamo fare il Giro, poi abbiamo messo la testa a posto!"
A Trento i due simboli del ciclismo di Italia e Spagna ripercorrono gli anni d'oro da compagni di squadra. Un rapporto di grande amicizia: "Da allora siamo di famiglia"
"Poi abbiamo messo la testa a posto". Mica tanto: Alberto ¨¨ cos¨¬ matto da essersi fatto - con un gruppo di compagni - Pinto-Milano in bici poche settimane fa, per onorare la promessa fatta durante il Giro, nel finale della tappa sullo Zoncolan, quando Lorenzo Fortunato vinse una delle frazioni pi¨´ importanti. Milleseicento chilometri in sei giorni. "Sto seriamente pensando alla bici elettrica" scherza Basso, che per¨° alla fine dell'impresa di Contador aveva rilanciato: "Se al prossimo Giro ne vinciamo due, di tappe, mi faccio Milano-Pinto in bici anche io".
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MITO MOSER
¡ªI due hanno raccontato i momenti pi¨´ importanti della loro carriera e della loro amicizia. Ivan Basso: "Il mio primo ricordo di ciclismo ¨¨ la vittoria di Francesco Moser nel 1984 a Verona. Ricordo il rumore delle ruote lenticolari… Il Giro ¨¨ il modo migliore per far innamorare un bambino alla bici. L¨¬ inizia tutto: sogni di diventare professionista, poi di fare il Giro, poi di vincere una tappa, poi di vestire la Rosa un giorno, poi di portarla fino alla fine. E indossare la maglia rosa la prima volta ¨¨ una cosa che ti ricordi per tutta la vita, perch¨¦ quell’attimo ti porta all'emozione di quando eri bambino". Contador: "Siamo amici dal 2015 e da allora siamo di famiglia". Un'amicizia cementata quando Ivan Basso sent¨¬ l'appoggio dello spagnolo dopo aver saputo di avere un male da curare. "L¨¬ ci unimmo per sempre". "Ricordo quel giorno, quando part¨¬ con la valigia. Io stavo a letto, con le gambe alte dopo la tappa, a piangere. E a chiedermi cosa potevo fare". Lacrime di ieri e di oggi. Contador si commuove quando ascolta il messaggio di Luca Guercilena, suo ultimo direttore sportivo da corridore, costretto a lasciare l'attivit¨¤ per curarsi. "Luca ¨¨ un grande, so che sta attraversando un momento difficile. Lo stimo da sempre, siamo tutti con lui".
IL BAGNINO
¡ªNel 2008 Alberto vive per la prima volta il Giro. "Mi arriv¨° la telefonata del capo quando ero in spiaggia. 'Devi fare il Giro". "No". Stavo cercando un ristorante per mangiare in fronte alla spiaggia. "Alberto stai calmo, ascolta. La squadra vive un momento molto difficile, devi esserci. Basta una settimana". Io al Pais Vasco avevo preso un'infezione, pensavo di recuperare per la Vuelta. Tornando in macchina verso Madrid chiesi alla mia ragazza di guardare il percorso del Giro. "No, Alberto…". Insomma dopo tre giorni ero gi¨¤ col mio preparatore a lavorare. Quando arrivai mi chiamavano "il bagnino", perch¨¦ arrivavo dalla spiaggia. Iniziai, nelle prime tappe presi qualche secondo, ma via via andava sempre meglio. A un certo punto mi chiam¨° il manager: "Alberto, se vuoi c'¨¨ l'aereo che ti porta a casa". "Aspettiamo", dissi, "vediamo come va la crono". Feci secondo e lo richiamai per dirgli che volevo arrivare fino a Milano. E vinsi il Giro".
"HANNO SVEGLIATO LA BESTIA"
¡ªIvan Basso ha poi raccontato la tappa chiave della vittoria di Contador al Giro di sei anni fa: "Nel 2015 iniziai a sentire la fatica, ma quel giro volevamo vincerlo e Alberto era il pi¨´ forte. Ricordo la tappa dell'Aprica. Lui buc¨°, io gli diedi la ruota perch¨¦ le macchine erano lontane. Ovviamente la Astana attacc¨°. Cercammo di dargli una mano ma si ritrov¨° solo. Credo fu una delle giornate in cui fatic¨° di pi¨´. In camera la sera arriv¨° in silenzio tombale. Si sedette dandomi le spalle, ci furono due o tre minuti di silenzio. Alla fine mi ha detto: "Fratello, hanno svegliato la bestia. Domani vedranno l'inferno". "? stata la giornata pi¨´ impegnativa della carriera - ricorda Contador -. Arrivai in albergo morto".
"ABBIAMO VINTO"
¡ªArriva il saluto di Alessandro Vanotti, che ricorda il trionfo nella Liquigas con Ivan Basso al Giro nel 2010 con un significativo "abbiamo vinto". "I compagni di squadra non sono solo dei ciclisti - racconta il varesino, vincitore da capitano di quella corsa rosa -, sono innanzitutto uomini. Bisogna rispettarli, e tirare fuori il meglio da loro per un capitano ¨¨ la cosa pi¨´ difficile. Io ho avuto poche squadre e anche pochi compagni. ? cos¨¬ perch¨¦ mi affeziono. Vanotti dice "abbiamo" perch¨¦ in quel gruppo tutti sapevano cosa dovevano fare".
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